Blog
Un blog creato da cile54 il 09/01/2007

RACCONTI & OPINIONI

Pagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti

 
 

www.lavoroesalute.org

Chi è interessato a scrivere e distribuire la rivìsta nel suo posto di lavoro, o pubblicare una propria edizione territoriale di Lavoro e Salute, sriva a info@lavoroesalute.org

Distribuito gratuitamente da 37 anni. A cura di operatori e operatrici della sanità. Finanziato dai promotori con il contributo dei lettori.

Tutti i numeri in pdf

www.lavoroesalute.org

 

LA RIVISTA NAZIONALE

www.medicinademocratica.org

MEDICINA DEMOCRATICA

movimento di lotta per la salute

 TUTTO IL CONGRESSO SU

www.medicinademocratica.org

 

AREA PERSONALE

 
Citazioni nei Blog Amici: 180
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

MAPPA LETTORI

 

ULTIME VISITE AL BLOG

cassetta2nomadi50cile54m12ps12maremontyAlfe0Sassar0liiltuocognatino2BiSa62NonnoRenzo0mvgallinemexirupigottobre5amorino11
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

« in edicola a 5 euro con ...Comunicato stampa degli ... »

Controinformazione per l'acqua pubblica. La pubblicità droga il mercato. Una campagna per "imbroccarla" giusta

Post n°4675 pubblicato il 09 Maggio 2011 da cile54
Foto di cile54

Minerale non vuol dire né potabile, né chiara

 

Qualcosa è cambiato, negli ultimi anni, nel rapporto tra gli italiani e l'acqua minerale. Ce lo mostra il dato dei consumi pro-capite, che nel 2009 ha conosciuto una piccola flessione (192 litri a testa all'anno, contro i 194 del 2008, con un ulteriore - 2% nei primi 6 mesi del 2010), ma ce lo dimostra soprattutto un mutamento culturale nell'approccio tra i cittadini e ogni bicchiere d'acqua.

Sono passati quattro anni dal lancio della campagna "Imbrocchiamola!", una campagna fondata sul diritto all'informazione che invita i cittadini a consumare acqua di rubinetto anche nei locali pubblici, e ci rendiamo conto che con le nostre ragioni abbiamo forse saputo influenzare il mercato.

Pensiamo, in particolare, all'evento più significativo occorso per il settore nell'ultimo anno: "Acqua di casa mia", una campagna promossa dal colosso della grande distribuzione Coop nei suoi punti vendita per invitare soci e clienti a riflettere prima di acquistare una fardello di sei bottiglie di acqua minerale.

"Hai mai pensato a quanta strada deve fare l'acqua prima di arrivare nel tuo bicchiere?" chiede Coop dalle pagine dei giornali.

La rivoluzione vera e propria, però, è lo spot diffuso in televisione. Una "pubblicità progresso", in cui si vede - ed è la prima volta - una donna (famosa) che apre un rubinetto, nella cucina della propria casa, riempie un bicchiere d'acqua e lo beve.

Poiché sappiamo che Coop è il gigante della grande distribuzione nel nostro Paese, e che supermercati e ipermercati smerciano il 70% degli oltre 11 miliardi di litri d'acqua minerale venduti in un anno in Italia, siamo consapevoli che quest'iniziativa potrà intaccare anche i volumi di vendita e di consumo.

In termini numerici lo sapremo solo nel 2012 (la campagna è stata lanciata a ottobre 2010, e i suoi effetti si vedranno senz'altro sui "conti" 2011 dell'industria delle acque minerali), ma la sensazione è senz'altro questa. Mineracqua, la federazione che riunisce le aziende che imbottigliano acqua minerale, ha reagito in modo scomposto. Per la prima volta ha realizzato e diffuso a mezzo stampa una "pubblicità istituzionale" ("Acqua minerale. Molto più che potabile" il claim scelto), ma lo spot ha avuto vita breve: è stato infatti bocciato dal Giurì di autodisciplina pubblicitaria, con una sentenza che l'ha considerato una «comunicazione tendenziosa che getta ombre di potenziale insicurezza, o comunque discredito, sull'acqua erogata dagli acquedotti». Il Giurì, in particolare, se l'è presa per la frase "da un'informazione trasparente nascono scelte libere" e perché Mineracqua ha scritto che «l'acqua di rubinetto può essere erogata anche se non rispetta i parametri di legge, perché beneficia di un sistema di deroghe», senza specificare quali.

Ma torniamo ai numeri, perché la strada da fare è ancora molta. L'Italia è sempre la regina europea delle acque in bottiglia: beviamo, abbiamo scritto, 192 litri a testa all'anno, ossia otto volte la media mondiale e quasi dieci volte il consumo dei cittadini olandesi.

Gli italiani spendono ogni anno almeno 3,2 miliardi di euro per comprare acqua minerale: sono troppi in un Paese le cui città sono servite da acquedotti che distribuiscono quasi ovunque acqua potabile.

Se gli italiani dimostrano di apprezzare l'acqua in bottiglia più di quella di rete un motivo c'è. È evidente a chiunque guardi la televisione o legga quotidiani e periodici, e si chiama pubblicità: le aziende che imbottigliano acqua minerale fanno investimenti importanti per mantenere in pareggio i bilanci di televisioni, carta stampata e radio, e sono tra i principali attori di un mercato che -secondo l'Autorità per la garanzia nelle comunicazioni, Agcom - "garantisce" quasi il 50% del fatturato dei gruppi editoriali italiani. Inoltre, testimonial e i claim pubblicitari sono scelti per catturare l'attenzione dei consumatori.

L'informazione di massa è asservita alla logica del mercato. Gli esempi sono molti, ne citiamo uno. Martedì 8 febbraio 2011 all'interno dell'inserto "RSalute" del quotidiano la Repubblica compare uno "speciale salute e benessere" dedicato alla prima infanzia. C'è un "articolo" non firmato ("L'acqua giusta dai primi mesi in poi"), accompagnato da un box dedicato all'acqua Lauretana, definita «un vero dono della natura, un'acqua che è il nome stesso della leggerezza», e consigliata «a tutti coloro che si vogliono bene, ma soprattutto ai bambini, di ogni età». Accanto, fa bella mostra una pubblicità di Lauretana (claim: "L'acqua più leggera d'Europa"). Se pensate che tutto l'inserto sembra proprio uno spot, avete ragione. Difatti lo "speciale" è a cura di A. Manzoni & C., che è proprio l'agenzia che vende gli spazi pubblicitari per la Repubblica. Non è scritto da nessuna parte, però.

A questa "strategia di dis-informazione" cerchiamo di ovviare con il libro "Imbrocchiamola!", piccola guida al consumo critico dell'acqua. Un testo che nasce proprio per raccontare ciò che i media di massa mancano di descrivere.

A cominciare da quelli che possiamo definire "i paradossi dell'acqua minerale". Il primo: l'acqua minerale non è acqua potabile; risponde, cioè, a una legislazione diversa dal decreto legislativo numero 31 del 2001, quello che descrivere le caratteristiche che deve avere l'acqua che esce dai nostri acquedotti. Il secondo: molte delle aziende che imbottigliano acqua minerale non la pagano, perché 7 Regioni su 20 non prevedono un canone di concessione per lo sfruttamento di sorgenti e falde (misurato sull'acqua imbottigliata o emunta).

E anche laddove esistono o sono bassi o non vengono corrisposti. Un esempio più unico che raro nel mondo industriale, che permette a questi illuminati imprenditori di tenere in piedi un'attività che garantisce ampi margini di profitto senza riconoscere un prezzo per l'unica materia prima fondamentale di tutto il processo di produzione. Ai mercanti d'acqua è riuscito anche questo.

 

Luca Martinelli

08/05/2011

www.liberazione.it

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

www.controlacrisi.org

notizie, conflitti, lotte......in tempo reale

--------------------------

www.osservatoriorepressione.info

 

 

G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

Più di 240 pagine e 250 vignette e illustrazioni/storie per raccontare (dal 2005 al 2012) com’è che siamo finiti così.

> andate in fondo alla pagina linkata e acquistatelo on line.

 

Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963