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La politica pulita è fatta di proposte e idee e non di massimalistici universali particolarismi. Grillo lo ignora

Post n°4684 pubblicato il 11 Maggio 2011 da cile54
Foto di cile54

5 stelle che non ne valgono nemmeno una

 

In questi giorni mi è capitato di polemizzare su Facebook con alcuni esponenti del moVimento 5 Stelle di Savona. Avrei preferito una polemica “de visu”, ma ormai le piazze virtuali e le connessioni internettiane sembrano prevalere sui contatti umani e, del resto, i grillini sono i primi a preferire l’uso di Internet per la diffusione delle loro idee politiche, accompagnandola ad un alto livello di attivismo; dote che bisogna riconoscergli.

 

La polemica citata era dovuta al fatto che né il 25 Aprile ultimo, né il Primo Maggio e nemmeno allo sciopero generale del 6 Maggio scorso si è vista la presenza del moVimento. Non è la prima volta che queste assenze vengono notate. Anche in altre occasioni, come ad esempio i presìdi per la pace o per la Palestina o le manifestazioni contro Forza Nuova, le forze della sinistra erano presenti e quello che vorrebbe essere definito come il “movimento dei cittadini” per antonomasia era invece assente.

I grillini dicono, cantano e ripetono che “ognuno vale uno” e che, pertanto, ciascuno di loro ha la sua opinione in materia di antifascismo, di lavoro, di economia e di pace o guerra, migranti o italiani, e così via.

E qui sta il punto. Come fa un movimento sorto dal basso (ammettiamo che questa proposizione sia vera nella sua estensione più lata possibile) a non considerare la sintesi delle idee e delle proposte come elemento di formazione di una linea di programmi su cui muoversi e su cui fare politica? L’assemblearismo è una forma tanto cara ai compagni anarchici e che, personalmente, piace molto anche a me, ma, a meno che non ci si dichiari anarchici e si rifiuti non con un velleitario “vaffanculo” l’istituzione della Repubblica Italiana, allora significa che in qualche modo si rientra in quel consorzio democratico e civile, in quanto forma di unità e di armonia dei cittadini che possono contribuire, come sostiene la Costituzione, a cambiare e innovare la politica nazionale.

Resta dunque un mistero come possano esistere forme assembleari non tanto senza un “portavoce”, quanto senza una linea guida, una sintesi su tutti i temi che non si possono eludere con la formula della validità singola di ciscuno come se fosse un assoluto che prevalesse sul collettivo.

Perché, se così fosse, allora verrebbe meno anche la spinta propulsiva alla generazione di un progetto politico e sociale.

In verità penso che la risposta a tutto questo sia molto più semplice di quel che si possa credere. Provo a darla. Il moVimento 5 Stelle dice bene quando afferma per bocca del suo carismatico leader – comico – politico di essere il contrario dei partiti e di volerli superare. Non passa giorno che Grillo non urli da qualche piazza che i “partiti sono morti” e che bisogna “disinfettare” i consigli comunali, regionali, provinciali, eccetera, eccetera. “Disinfettare”… attenti al linguaggio. Ciò che Grillo ha innescato è una unione di persone che, stanche di una politica deviata dagli intrighi di palazzo e dalle consorterie di affari che esistono e che si perpetuano nel tempo come un cancro mai estirpabile, hanno letto nelle sue parole una speranza di cambiamento, quasi una rivoluzione popolare contro il potere della “partitocrazia”.

 

Poi Grillo ha fatto un salto di qualità, e anche di quantità: ha promosso un movimento e lo ha chiamato “5 Stelle”, significando così la massima pulizia, perfezione, limpidezza e sacrale verginità politica di tutti i suoi aderenti. Tutti sarebbero stati nuovi e virtuosi. Tutti sarebbero state persone che, per regola del deus ex machina capocomico generale, non avrebbero mai dovuto avere tessere di partito o essere stati condannati penalmente per qualcosa. La seconda esigenza è comprensibile, ma la prima che peccato o che reato sarebbe mai?

La cosiddetta “antipolitica” dei grillini e di Grillo è qui che risiede: nel definire i partiti come putrescenza della società, della politica e della vita in generale, a prescindere dalle persone che li guidano e da tutti quelli che ne fanno parte. Se sei “di un partito”, ebbene sei già ammorbato da questa infamia, da questo disonore, da questa velenosa cancrena.

 

Un pregiudizio, dunque. E dunque non una seria analisi della degenerazione della politica dagli anni di Tangentopoli al berlusconismo, ma raffigurazioni di tutti i partiti come dell’unico grande male dell’Italia. Anatemi, insulti e anche qualche scenetta comica per tenere in piedi lo spettacolo che va in scena in molte piazze e che alla fine termina con la sponsorizzazione della lista a 5 Stelle.

 

Chi non è d’accordo e polemizza, si becca anche del “fascista”, e tutto per via telematica, senza conoscersi, senza parlarsi. La pochezza di tutto questo è presto detta: il berlusconismo ha fatto breccia anche qui. Il carisma come sedia gestatoria del profeta – comico – politico, il “vaffanculo” come emblema della ribellione e l’illusione di valere ognuno per sé stessi invece che per ciascuno.

L’unica linea politica riconoscibile nel cinquestellismo è la demagogia del “tutti uguali”, dello scambio di lettere tra PD e PDL con sottrazione dell’ultima consonante a scapito del primo e a beneficio del secondo. O forse no… Ma capirci davvero qualcosa è ardua impresa.

 

Nel nome dunque della purezza sacrale dei cinquestellini, in caso di ballottaggi tutti per sé e buonanotte ai sognatori. E pazienza se Milano o Napoli finiranno in mano alle destre. Grillo avrà sempre più materiale a disposizione per urlare contro lo “psiconano” mentre fascisti, piduisti e rinnovate consorterie faranno saccheggio dei diritti dei cittadini e manbassa anche dei loro doveri trasformandoli a proprio piacimento in accondiscendenze o privatistiche necessità.

Non vi preoccupate: il tribuno del popolo salirà su un palco sempre e urlerà il suo “vaffanculo” per l’ennesima volta, maledicendo i partiti e la politica, per poi farla senza il minimo rispetto della Costituzione, dei suoi valori e delle ragioni fondative che ne stanno alla base: prima fra tutte l’antifascismo.

 

Ecco, ora forse abbiamo trovato una risposta al disinteresse grillino per il 25 Aprile, per i presidi contro Forza Nuova, per il Primo Maggio e per lo sciopero generale del 6 ultimo scorso.

 

Cinque stelle sono tante: ho sempre preferito alberghi modesti ma decorosi. A due stelle. Quelli a cinque li lascio ai borghesotti che se li possono permettere. Ma, in fondo, anche una povera locanda va bene… Bisogna essere un po’ cinici a volte. Come Diogene che, come racconta il suo omonimo Laerzio, andando a prendere l’acqua alla fontana con una ciottola, vide un bambino che beveva con le mani. Prese la ciottola e la scaraventò via, dicendo: “Ecco un’altra cosa di cui non avevo bisogno”.

La politica vera, quella che ho sempre amato e che voglio poter continuare ad amare, è fatta non di romantiche passioni solamente, ma anche di romantiche passioni. E’ fatta di compromessi, non di compromissioni. E’ fatta di coniugazione delle proposte e delle idee e non di massimalistici universali particolarismi fatti credere unici e irripetibili, compenetrabili con altri centomila particolari e uniche idee di ognuno. E’ fatta di tensioni e di scontri, anche aspri, ma pure di necessarie sintesi.

 

Ciò che invece Grillo propone è la negazione di tutto questo in nome della legalità e del rispetto delle persone. Se non fosse vero, sarebbe un bellissimo spettacolo del teatro dell’assurdo. Kafkiano.

Marco Sferini

10/05/2011

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