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Gli affaristi della TAV soffrono di una patologica distorsione cognitiva, oppure ad una tragica ignoranza

Post n°4845 pubblicato il 19 Giugno 2011 da cile54

Tav, raffica di avvisi di garanzia E’ iniziato lo scaricabarile

 

Gli ultimi giorni della Tav in val Susa assomigliano agli ultimi giorni dell’impero berlusconiano. Una fine scomposta, durante la quale i moltissimi che in questi anni hanno alacremente lavorato per un’opera inutile oggi non possono che constatare livorosamente che tutto è perduto. Ieri sono partite un po’ di denunce verso vari militanti Notav. Un’operazione spettacolare con pensionati e giovani raggiunti dalla Digos nelle proprie case alle prime ore del giorno. Sarebbe stato sequestrato del materiale: volantini e agende. Gli avvisi di garanzia riguardano imputazioni anche vecchie di un anno, improvvisamente tirate fuori dal cilindro nel tentativo di suscitare divisioni e paure: resistenza a pubblico ufficiale, il lancio di pietre, il puntamento laser e il taglio di alberi. Di tutto di più.

Solidarietà è stata subito espressa dalla segreteria provinciale del Prc per voce di Renato Patrito: «La tradizionale forza pacifica e determinata dei No Tav, saprà dimostrare le proprie ragioni in ogni sede. Nulla ha da temere chi agisce sempre alla luce del sole, con il pieno appoggio popolare, senza alcuno scopo se non quello di ricondurre nel sentiero della giustizia sociale una vicenda viziata da enormi interessi economici di pochi e di danno generale per tutto il paese».

La causa che spiega questa spettacolare operazione è del giorno prima: il viceministro per le Infrastrutture Roberto Castelli ha evitato il collega francese a margine del Consiglio Trasporti Ue svoltosi a Lussemburgo. Il trattato internazionale decennale è ormai scaduto, l’Italia chiede di ridiscutere la ripartizione dei costi della parte internazionale, vorrebbe che la Francia mettesse più denaro, ma quest’ultima si rifiuta categoricamente. La questione non è nemmeno più oggetto di discussione; oltre alla contesa sul vil denaro, manca anche un’intesa definitiva sul tracciato. Lo sanno tutti da tempo, ieri lo scriveva perfino il quotidiano ultras pro Tav, <+Cors>La Stampa<+Tondo>, che sulla versione on line titolava così: «Castelli scarica la Tav». Maria Clerico, assessore all’ambiente della Comunità Montana, commentava ieri al presidio di Chiomonte: «E’ un fuggi fuggi generale nel quale però nessuno vuole rimanere con il cerino in mano. La magistratura ieri ha spedito gli avvisi di garanzia e nei prossimi giorni ci sarà il tentativo di sgombero. Tutto per poter dire: ci abbiamo provato ma i Notav… Noi qui stiamo solo bloccando un enorme spreco che vale quanto una manovra economica; noi qui stiamo facendo gli interessi dell’intero paese. Castelli e gli altri giocano allo scarica barile».

Se invece si tratta di una mossa per fiaccare la resistenza del movimento, allora siamo di fronte ad una patologica distorsione cognitiva, oppure ad una tragica ignoranza. Dopo la notizia degli avvisi di garanzia e delle denunce il presidio è stato raggiunto, sotto il solito monsone piemontese, da centinaia di cittadini che hanno avuto un pensiero comune: l’unico posto dove si poteva esprimere solidarietà agli indagati è il presidio di Chiomonte.

Presidio che ormai è diventato una specie di villaggio, in cui le attività culturali di ogni tipo si mischiano alla ingegnosa costruzione di difese anti irruzione e dove ogni giorno una vera assemblea democratica decide le mosse per costruire la resistenza. Migliaia di valsusini trascorrono qui notte e giorno in un surreale simposio che unisce la lotta e la festa, tra barricate alte cinque metri e polentate. Paolo Ferrero, segretario Prc che oggi sarà presente al presidio di Chiomonte, commenta: «Queste perquisizioni hanno uno scopo puramente intimidatorio, perché non si capisce che cosa si pensasse di trovare: gli scarponi per rimanere sui terreni di Chiomonte, tende, volantini e striscioni contro la Tav? Si tratta indubbiamente di un’azione arrogante che cerca di spaventare un movimento la cui forza è posta nel consenso della gente della Val di Susa fermamente determinata ad opporsi ad un progetto faraonico, disastroso per l’ambiente e la popolazione della valle e fonte di enorme sperpero di denaro pubblico. Per adesso siamo solo alle intimidazioni a quando le provocazioni? - conclude Ferrero - Se questa è la considerazione che Maroni, ministro degli interni leghista, ha di quello che considera il suo popolo del Nord, siamo a posto».

 

Maurizio Pagliassotti

18/06/2011

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