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Ammalata di cancro dopo aver prestato servizio nella base di Quirra. La lettera-denuncia di una soldatessa di 28 anni

Post n°5136 pubblicato il 30 Agosto 2011 da cile54

«Voglio la verità sull’uranio»

«Mi sto curando un cancro a 28 anni, adesso voglio la verità sul Poligono di Salto di Quirra e sulla mia malattia». Una soldatessa anonima ha scritto una lettera al portale Vittimeuranio.com. Ha denunciato di essersi ammalata con molta probabilità in conseguenza del suo servizio nel poligono interforze sardo. La donna soldato è ora in cura presso l’ospedale oncologico di Cagliari, dopo aver scoperto di avere il linfoma di Hodgkin.

 Per due anni e mezzo ha prestato servizio al poligono di Perdasdefogu e ha partecipato a esercitazioni lì e nella base di Teulada (Ca), dove si usavano munizioni all’uranio impoverito. è l’ennesimo caso di una verità che sta emergendo con fatica da alcune sentenze. Ultima delle quali quella emessa pochi giorni fa dal tribunale di Cagliari, che ha condannato il ministero della Difesa a risarcire i familiari del soldato Valery Melis, morto nel 2004 per un linfoma dopo aver partecipato alle missioni del contingente internazionale nei Balcani alla fine degli anni Novanta.

 Stando ai dati comunicati dal ministro La Russa in risposta a un’interrogazione parlamentare circa un anno e mezzo fa, i militari italiani affetti da patologie neoplastiche accertati fino al 31 dicembre 2009 sono 2727. Secondo le statistiche ufficiali i morti sono 78, ma esiste una forte discrepanza con i dati forniti dalle associazioni, che parlano di almeno 216 morti. Una spiegazione alla differenza nel conteggio è data dal fatto che molti soldati si ammalano dopo il congedo, in quanto queste malattie hanno tempi di latenza di anni, e quindi escono dalle statistiche militari. Casi di contaminazione sono stati registrati tra chi ha partecipato alle varie missioni all’estero, nei Balcani, in Libano, Somalia, Iraq e Afghanistan. Altri siti sotto accusa sono le basi italiane di Torre Veneri (Le) e quelle di Teulada e Perdasfedogu in Sardegna. In particolare, per la base di cui parla la soldatessa nella lettera si è parlato addirittura di “sindrome di Quirra”, per i moltissimi casi di tumori verificatisi. Le Asl di Lanusei e Cagliari a inizio 2011 hanno presentato un’indagine, secondo la quale il 65 per cento dei pastori che hanno lavorato negli allevamenti presenti nei dintorni della base si è ammalato di leucemia.

 Sono moltissimi inoltre i casi di agnelli nati deformi e di animali con gravi malformazioni. Ci sono stati almeno 23 casi di tumore tra i militari e una quarantina tra i civili. L’eccezionale gravità della situazione ha portato la procura di Lanusei (guidata dal procuratore capo Domenico Fiordalisi) a porre sotto sequestro, nel gennaio scorso, alcuni bersagli del poligono di Quirra, con l’ipotesi di omicidio plurimo e di omissione di atti d’ufficio per mancati controlli sanitari. Inoltre lo scorso marzo Fiordalisi ha ordinato la riesumazione di venti allevatori morti tra il 1995 e il 2010 a causa di tumori al sistema linfo-emopoietico. Gli inquirenti di Lanusei hanno inoltre, nel mese di aprile, iscritto nel registro degli indagati l’ex comandante del poligono Tobia Santacroce, originario di Chieti. L’ex colonnello ha ora 66 anni ed è in pensione con il grado di generale. È accusato di disastro ambientale, per aver fatto brillare armi e munizioni a Perdasdefogu con possibili danni all’ambiente e alla salute umana e animale.

 Fino ad oggi ci sono state quattro sentenze che hanno condannato il ministero della Difesa a risarcimenti verso le famiglie di militari morti, ma «finora nessuna delle vittime ha preso una lira. Gianbattista Marica ha avviato la causa da vivo, ha ottenuto il risarcimento e ha fatto in tempo a morire prima che gli venisse dato qualcosa», commenta con amarezza Francesco Palese, giornalista di Vittimeuranio.com. Il fatto è che «non si può dimostrare la causa di un cancro, e infatti anche le sentenze che hanno predisposto questi risarcimenti si fondano su un forte legame di probabilità. E il ministero della Difesa cerca con questi cavilli di portare questi processi fino alla Cassazione». «Quello che servirebbe - continua Palese - è una seria legge assistenziale a chi si è ammalato durante il servizio militare. Perché non prevedere un emendamento nella manovra che chiude lunedì che preveda equi risarcimenti alle vittime militari ammalatisi nei poligoni o nelle missioni all’estero? Del resto norme simili esistono per le aziende normali, perché non per l’esercito?».

 

Marco De Vidi

29/08/2011

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