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Ma il divario fra l'allarmismo mediatico e le preoccupazione dei cittadini resta elevatissimo

Post n°5207 pubblicato il 15 Settembre 2011 da cile54

Il pensiero unico dei media sull’immigrazione

 

Mentre in Europa gli avvenimenti in Libia sono stati trattati come episodi di guerra, in Italia sono stati affrontati dal punto di vista dell’immigrazione o dell’ “invasione”

ROMA, 12 settembre 2011 – Gli ultimi dati dell’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza (curato da Demos, l’Osservatorio di Pavia e la Fondazione Unipolis) parlano chiaro: nei telegiornali pubblici di prima serata di alcuni importanti Paesi europei (Italia, Francia, Spagna, Germania e Gran Bretagna), nel corso dei primi quattro mesi del 2011, le notizie relative all’immigrazione hanno occupato solo il 3% del totale.In Italia, e in particolare nel Tg1, la media è più alta, e sfiora il 14% (13,9% per la precisione). Questa percentuale è la stessa nei principali tg italiani, pubblici e privati.

Ma, mentre in Europa gli avvenimenti  come le rivoluzioni nordafricane e l’intervento in Libia sono stati trattati come fatti ed episodi di guerra in Italia sono stati affrontati, in modo specifico, dal punto di vista dell’immigrazione o dell’ “invasione”. Il primo e principale argomento utilizzato dalla Lega a sostegno della propria opposizione all’intervento in Libia.

 

Tuttavia, nonostante gli sbarchi e le guerre sull’altra sponda mediterranea, il divario fra l’agenda mediatica e le preoccupazione dei cittadini, infatti, resta elevatissimo.

 

LA PERCEZIONE SOCIALE

Secono i dati dell’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza, “l’immigrazione è indicata come la preoccupazione principale dal 6% degli italiani”. Le cui angosce – spiega il rapporto – sono, invece, attratte, in grande misura, dai temi legati all’economia, l’occupazione, il costo della vita (55%). Lo sguardo mediale sugli immigrati appare, dunque, asimmetrico rispetto a quello della popolazione. Lo stesso avviene riguardo alla criminalità, che resta al centro dell’informazione televisiva (55% delle informazioni di prima  serata), mentre preoccupa una quota molto più ridotta della popolazione (10%).  Secondo Ilvo Diamanti, presidente di Demos “si tratta di una conferma della “costruzione” politica e mediale dell’insicurezza, che induce a enfatizzare la “paura degli altri” e a ridimensionare l’incertezza per motivi economici e (dis)occupazionali”.

 

Ma in questa fase – sottolinea Diamanti oggi su Repubblica -  che “gli altri” non si risolvano negli immigrati che giungono in Italia, spinti dalla necessità o dall’emergenza. In condizioni difficili, talora drammatiche. Oggi, in Italia, si sta diffondendo una sindrome dell’accerchiamento più estesa e indefinita. Ci sentiamo minacciati dall’esterno, da ogni fronte e da ogni direzione. Dalle rivolte e dalle guerre che avvampano nei Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Ma anche dall’Europa e, soprattutto, dalla Germania”.

 

“Noi, che abbiamo coltivato, a lungo, un’identità nazionale fondata sull’arte di arrangiarsi sulla capacità di adattarsi e di reagire. Noi che ci siamo considerati una società “vitale”, nonostante il governo, nonostante lo Stato. Oggi ci scopriamo spaesati, ci sentiamo stranieri a casa nostra” – conclude Diamanti.

 

13 Settembre 2011

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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