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Una sentenza esemplare in Italia. La Pfizer condannata in appello a reintegrare i lavoratori ingiustamente licenziati

Post n°5381 pubblicato il 20 Ottobre 2011 da cile54

La Pfizer condannata a riassumere i lavoratori 

 

La corte di appello di Ancona con una limpida sentenza ha confermato, l'altro ieri, il verdetto di primo grado del Tribunale di Ascoli Piceno che nel dicembre 2010 aveva annullato il licenziamento di 7 lavoratori della Pfizer, colosso farmaceutico multinazionale con sede centrale negli Stati Uniti che proprio ad Ascoli ha uno dei suoi 76 siti produttivi al mondo per oltre 110.000 dipendenti.

I licenziamenti, avvenuti nel luglio 2009, erano illegittimi ed ingiustificati, pertanto i lavoratori, difesi dall'avvocato Piergiovanni Alleva, debbono essere reintegrati nel loro posto di lavoro.

Una buona notizia di questi tempi, se non fosse che il gigante "Golia Pfizer" intende farsi un baffo di questa sentenza, come ha fatto sino ad oggi con quella di primo grado. I lavoratori infatti, sono tenuti forzatamente fuori dai cancelli dell'azienda, nonostante i verdetti dei Tribunali della Repubblica italiana e gli ordini del giorno di condanna del comportamento della Pfizer adottati dalle Istituzioni.

 

Come quello clamorosamente approvato all'unanimità nel marzo scorso dal Consiglio provinciale piceno (a maggioranza di centro destra) su iniziativa dei consiglieri della Federazione della Sinistra.

Mandati a casa come il loro stipendio mensile, quale gesto di sfregio della loro dignità, per aver osato sfidare come piccoli "Davide", appunto, un gigante che fattura ogni anno oltre 60 miliardi di dollari e ne guadagna tre. Un gesto di disprezzo simbolico per svalutare il lavoro in quanto tale. D'altro canto, cosa volete che conti la dignità, la vita, di qualche lavoratore di una provincia marginale dell'impero a fronte dell'incremento delle quotazioni in borsa, che per la Pfizer crescono nonostante la crisi, come le vendite del Viagra, uno dei suoi farmaci di maggior successo anche negli ambienti del nostro Governo.

Fin qui una vicenda emblematica della straordinaria prepotenza padronale dei nostri giorni. Ma in realtà se andiamo in fondo c'è molto di più.

Sono infatti ancor più emblematiche le ragioni di queste sentenze dei tribunali del lavoro marchigiani. Quei sette licenziamenti sono illegittimi perché messi in atto sfacciatamente per rimpiazzare lavoratori di lungo corso con lavoro precario di ogni tipo, attinto con grande spregiudicatezza dalla Pfizer dagli "scaffali del supermarket" della nostra legge 30 che offre soluzione per ogni esigenza di sfruttamento. Lavoro a termine, interinale, stagisti ...persino "contratti week end" da sfruttare solo il sabato e la domenica, per un totale di oltre 100 lavoratori su circa 600 addetti complessivi. Non è un caso se quasi contemporaneamente al verdetto della Corte di appello di Ancona, il Tribunale di Ascoli emetteva l'ennesima sentenza che, accogliendo il ricorso di uno dei tanti lavoratori interinali Pfizer, imponeva alla stessa azienda la sua assunzione a tempo indeterminato per averlo già sfruttato in tale condizione precaria, come molti altri, oltre i 36 mesi consentiti dalla norma.

Tutto ciò ci dà il senso della gravità delle conseguenze del "bombardamento" attualmente in atto sull'insieme del nostro diritto del lavoro. Un sistema normativo di garanzie e tutele conquistato a caro prezzo dal movimento operaio in un secolo di lotte, a presidio della civiltà del nostro Paese. Regole e tutele che per contrastare la spietata rapacità del moderno "finanzcapitalismo", come dimostra la vicenda Pfizer, ha bisogno di essere rafforzato anziché distrutto e smantellato con il famigerato articolo 8 della recente manovra finanziaria approvata dal Governo Berlusconi sotto dettatura dei vertici della Bce. Quell'articolo 8 che consentendo di derogare, in base alla legge del più forte, da ogni forma di tutela del lavoratore, compresa quella dal licenziamento ingiustificato garantito dall'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, non consentirebbe in futuro neppure di immaginare lontanamente sentenze come quelle oggi subite dalla Pfizer. Sentenze che, al contrario, hanno bisogno di essere rese immediatamente coercitive, sanzionando penalmente i responsabili della loro inottemperanza con modalità progressive, come i nostri Codici già prevedono per altre fattispecie civilistiche meno pregnanti dei diritti del lavoro.

Questa vicenda ci mostra altresì come nel quadro attuale sia inefficace una difesa dei diritti dei lavoratori "stabili" dagli attacchi del moderno padronato e del loro Governo senza la cancellazione delle norme che istituzionalizzano una precarietà selvaggia e che, attraverso il ricatto conseguente, rende precario l'intero mondo del lavoro.

Ci indica, in sostanza, il fronte dal quale non si può arretrare e, allo stesso tempo, le alleanze sociali che è necessario costruire per non capitolare disastrosamente.

Una grande campagna di massa che porti ad un referendum per la cancellazione oltre che dell'"articolo 8" anche della "legge 30" può e deve essere la migliore traduzione di questa necessità ed opportunità allo stesso tempo.

Può essere un terreno ideale per dare uno sbocco concreto a quel grande e combattivo "popolo indignato" del 15 ottobre, che vuole sottrarre al tritacarne del mercato la vita e la dignità delle persone. Che è stanco di delegare a una politica prigioniera del "pensiero unico" la compravendita di diritti e di futuro.

 

Massimo Rossi 

19/10/2011

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