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Dopo le cozze al Pcb mare piccolo di Taranto, lo rivela l'Istituto superiore per la protezione ambientale

Post n°5422 pubblicato il 27 Ottobre 2011 da cile54

Per l’Ispra è inquinato anche il Mar grande

 

Non c’è scampo per il mare di Taranto. Dopo la scoperta delle “cozze al Pcb”, la scorsa estate all’interno alla città (nel mar piccolo), tocca ora al mar grande, quello aperto che si apre sul Golfo, rivelare il suo avvelenamento. Come una piaga biblica. La notizia trapela grazie ad una lettera dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione ambientale), inviata al ministero dell’Ambiente qualche settimana fa. Il dicastero chiedeva lumi all’Istituto sulla «eventuale necessità di adottare provvedimenti urgenti relativamente al consumo di prodotti ittici». Tra la fine di luglio e gli inizi di agosto, dopo la denuncia degli ambientalisti Fabio Matacchiera e Alessandro Marescotti, le analisi effettuate dall’Asl tarantina hanno confermato la presenza di policloruro bifenile nelle cozze del primo seno di mar piccolo in quantità superiore ai limiti consentiti dalla legge. È stata evidenziata l’attitudine dei mitili all’assorbimento di sostanze velenose presenti in mare. E l’amministrazione comunale, con un’ordinanza, ne ha vietata la produzione e il consumo, imponendo la distruzione del prodotto.

 

 Ora esplode invece il caso del mar grande dove, ironia della sorte, si pensava di trasferire le coltivazioni di cozze cui è stato interdetto lo storico specchio d’acqua del mare interno alla città, lì dove migliaia di anni fa nacque la mitilicoltura tarantina. L’Ispra ha espresso un parere sulla base degli accertamenti analitici: si parla di «contaminazione rilevante» in una determinata area a ridosso del porto commerciale tarantino. I composti organici risultano in quantità elevata, a partire dagli Ipa, gli idrocarburi policiclici aromatici. Registrati anche metalli pesanti: arsenico, rame, mercurio, zinco, cadmio e piombo. Ma l’elenco diventa quasi un’odissea tra le sostanze inquinanti: dal Pcb ai pesticidi, con lo spettro del “bioaccumulo”, cioè l’assorbimento delle sostanze tossiche da parte degli organismi viventi. Anche la seconda porzione di mare aperto (il mar grande) dove già vengono allevati i mitili, secondo i dati contenuti nella missiva inviata dall’Ispra all’Ambiente, risulta contaminata da sostanze come zinco e mercurio e, in modo meno significativo, da arsenico, rame e piombo.

 

 Anche in questo secondo tratto di mare il fenomeno del bioaccumulo diventa una chiave di lettura importante per capire cos’è successo, pensando alla compresenza per decenni, nella realtà tarantina, di grossi insediamenti militari, cantieristici e industriali. «È evidente - denuncia l’Ispra - che in tutte le aree marine si è riscontrata per un certo numero di contaminanti una tendenza al bioaccumulo». Nel caso dei mitili coltivati nell’area del primo lotto del mar grande (nei pressi del porto commerciale), essi presentano «valori superiori ai limiti». Notizia che potrebbe chiudere le porte a chi vuole trasferire in mar grande la rinomata coltivazione di cozze tarantine, nel tentativo di dare una speranza di sostentamento e sopravvivenza alla categoria dei mitilicoltori, duramente provata da questa fase della crisi che sembra la naturale continuazione della vicenda, altrettanto drammatica, degli allevamenti, dei pascoli animali e degli alimenti contaminati dalla diossina.

 

 Dalla lettera dell’Ispra emerge nuovamente, e con forza, la necessità di procedere ad operazioni di bonifica del mare tarantino sottoposto a decenni d’inquinamento. Nel corpo della missiva si chiede un intervento inequivocabile: «Adottare misure volte a ridurre la presenza di contaminanti nell’area e quindi il bioaccumulo, tramite un maggior controllo delle fonti di contaminazione (scarichi, foci, traffico navale, ecc.) e lo spostamento degli impianti di mitlicoltura in aree a minor impatto». Il Comune ha realizzato una mappatura delle zone di mar grande dove poter trasferire i mitili, ma l’ipotesi è ancora allo studio. Purtroppo però bisogna far presto. L’inquinamento a Taranto non aspetta.

 

Fulvio Colucci

25/10/2011

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