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« Intervista all’Associazi...Il vergognoso e miserabi... »

La crisi della Croce rossa italiana, commissariata da sempre, arriva al capolinea con un decreto legge

Post n°5440 pubblicato il 30 Ottobre 2011 da cile54

Privatizzata e azzerata. L’autunno buio della Cri

  

La privatizzazione di Croce Rossa Italiana mette le ali grazie a un decreto legge che ne scandisce tempi e modi. Finisce in rosso il futuro di 1500 precari, cui non verrà rinnovato il contratto, e dei 1500 dipendenti a tempo indeterminato obbligati ad accettare un “rapporto di lavoro privatistico ovvero transitare in una pubblica amministrazione”. Percorso in salita, visti i tagli governativi ai bilanci statali e locali che vietano nuove assunzioni. Mercoledì 26 una folta delegazione di lavoratori ha portato il proprio grido di dolore sotto Palazzo Chigi con Cgil, Usb e Fialp Cisal. L’ha raccolto Antonio Di Pietro. Assente o distratta ogni altra forza politica. Il commissario straordinario Francesco Rocca, che il dl conferma nel ruolo per un altro anno, ha finora incontrato altre sigle sindacali: Cisl, Uil, Sinadi. Presenti in un incontro che qualcuno ha bollato come “riunione del diluvio universale” essendosi tenuta il 20 ottobre, giornata in cui Roma è finita sott’acqua.

 

In quell’occasione gli altri sindacati non s’erano presentati. Pur nella disponibilità al dialogo la Cisl ha espresso la propria contrarietà alla privatizzazione e ha chiesto che «venga garantita l’occupazione a circa 1.600 dipendenti a tempo determinato che vantano una professionalità superiore ai dieci anni di servizio». Anche Uil e Sinadi sono contrari alla privatizzazione ma non hanno condiviso la piazza nel presidio di mercoledì scorso. Nelle passate settimane la situazione critica di molti lavoratori aveva già conosciuto proteste clamorose. A Roma 91 dipendenti dell’Ares (gli equipaggi delle ambulanze) licenziati dal 1° ottobre erano saliti sul Colosseo e poi accampati sotto la Regione. La presidente Polverini, tirata in ballo da Cri perché non ha voluto rinnovare la convenzione, si difende e ribatte con l’aumento dei costi d’intervento del 118 (circa il 70%), spesa diventata insostenibile per le disastrate casse regionali.

 

Nel palleggiamento delle responsabilità, le parti lese sono utenza e prestatori del servizio. Ma mentre la prima potrà usufruire di altre ambulanze (Croce verde, blù) subentrate nella convenzione, gli ex precari di Cri restano disoccupati. Stessa sorte può toccare ai tanti ‘lavoratori a termine’ di questo servizio sparsi sul territorio nazionale: Lombardia, Piemonte e Toscana ne hanno un numero cospicuo. Sono a rischio anche strutture d’eccellenza come il romano Cem, nato per l’assistenza riabilitativa ai disabili e che finora occupava un centinaio di precari il cui contratto veniva rinnovato periodicamente. Rumours circolanti sostengono che nella famiglia sindacale c’è chi pensa a trasformare il tipo di prestazione lavorativa di questo Centro in servizio fornito da cooperative sociali.

 

Quest’ultime sono diventate in altre categorie la maschera di una precarietà fra le più crude e ipocrite che viene riservata ai lavoratori proprio perché attuata da coloro che dovrebbero tutelarli. I sindacati che hanno avviato la protesta sostengono che proseguiranno la mobilitazione: «Non faremo mancare ai lavoratori il pieno sostegno», dichiara Pietro Cocco della Cgil, mentre l’Unione Sindacale di Base ha indetto per lunedì 31 alla sede Centrale di Cri un’assemblea generale di tutti gli operatori.

Enrico Campofreda

28/10/2011

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