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Da studi epidemiologici. Danni da campi elettromagnetici, attenzione alle influenze delle lobby sulle ricerche

Post n°5529 pubblicato il 15 Novembre 2011 da cile54

CELLULARI E SALUTE, STOPO AL CONFLITTO D'INTERESSI

La dottoressa Annie Sasco dell’Università di Bordeaux in Francia ha presentato la classificazione dei campi elettromagnetici da radiofrequenza come possibile rischio cancerogeno (Classe 2B) da parte dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc), avvenuta lo scorso maggio. La decisione si è basata sul più grande studio epidemiologico mai condotto sui telefoni cellulari, Interphone, che mostra nei forti utilizzatori un aumento di alcuni tipi di tumore alla testa dopo 10 anni di esposizione.

Cosa succede con un uso dei cellulari più lungo di 10 anni?
Per alcuni fattori cancerogeni il rischio si presenta più tardi, come per esempio nel caso dell’amianto che ha un periodo di latenza di quarant’anni. La ricerca è solo all’inizio e serve un periodo di osservazione più lungo per sapere se ci sia o meno un rischio maggiore.

Lei attualmente lavora in Africa: com’è la situazione in quell’area in merito al rischio connesso ai campi elettromagnetici?
In Africa non si usa quasi più il telefono fisso lì dove c’era - e ce n’era già poco. Poiché ci sono meno antenne, inoltre, si devono usare potenze molto maggiori per far funzionare i dispositivi mobili. Questi paesi, poi, non possono permettersi studi epidemiologici per verificare quali saranno gli effetti sulla salute nei prossimi anni. Credo che ci sia una responsabilità morale delle multinazionali che dovrebbero usare le stesse regole dei paesi di origine in quelli in via di sviluppo, non solo per i telefonini, ma anche per i pesticidi, l’amianto e per altri fattori di inquinamento ambientale.

Nella ricerca sui campi elettromagnetici il problema del conflitto di interessi ha un ruolo determinante. Quali sono le conseguenze per chi dichiara il falso?
Non c’è una grande verifica delle dichiarazioni di conflitto di interessi da parte degli scienziati e, per questo, credo che i giornalisti investigativi abbiamo un ruolo importante. Lo scienziato che era stato incaricato di presiedere il gruppo della Iarc sui campi elettromagnetici, per esempio, non aveva dichiarato di avere un conflitto di interessi. è stata una giornalista svedese a trovare, con una semplice ricerca su Google, che Ahlbom era direttore della società di consulenze di suo fratello a Bruxelles che fa lobby per conto dell’industria delle telecomunicazioni. Così lo scienziato si è dimesso dall’incarico della Iarc.

Un’inchiesta della Bbc ha evidenziato che circa il 50% dei finanziamenti per il progetto sui campi elettromagnetici dell’Oms derivava dall’industria. Anche se ci sono sistemi di mascheramento della fonte di finanziamento, crede che l’industria possa avere un ruolo nelle scelte di certe agenzie internazionali?
Sì, certamente ha un ruolo. Io sono a favore di una ricerca completamente indipendente, ma temo che presto in Europa sarà sempre più difficile farla perché mancano investimenti pubblici. è una tendenza che si osserva in Italia, così come al Cern in Francia, dove non ci sono nuove assunzioni per rimpiazzare chi va in pensione e dove i ricercatori sono pagati malissimo.

Secondo lei si può parlare di crisi degli organismi internazionali, come l’Oms?
Certo, io ne parlo ogni giorno. Penso che queste organizzazioni sovranazionali fossero molto importanti nel dopoguerra, ma adesso costano una fortuna e non svolgono più il loro ruolo.

 

Francesca Romana Orlando

12/11/2011

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