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Il pericolo leghista. Potrebbe venire percepito come il catalizzatore di una opposizione attrattiva e immediata

Post n°5534 pubblicato il 16 Novembre 2011 da cile54

il rosso, il verde o il nero?

Per ora è l’esplosione di una rabbia repressa da troppo tempo. Il popolo leghista rovescia dai microfoni di Radio Padania l’odio verso l’ormai ex alleato di governo, pronto a immolarsi sull’altare della governabilità a qualsiasi costo. Il Pdl, partito in fase di decomposizione ma grumo strutturale di una borghesia eversiva che cercherà di ricostruire una propria prospettiva, sceglie di mollare i lumbard al loro destino, tutte le manovre economiche percepite come inaccettabili, dalle forbici sulle pensioni, alla patrimoniale, passeranno senza l’agognato impegno di veder tramutare in realtà il federalismo fiscale. Salta la balla dei Comuni virtuosi ( del Nord) da difendere dagli sprechi meridionali, si mostrano come paccottiglia gli slogan contro Roma ladrona. Diventano irrilevanti nel proliferare della tempesta speculativa che risparmia solo le banche. Il rifiuto di appoggiare il governo del Presidente e della Bce si trasforma per il vertice leghista per una formidabile opportunità. Anni e anni di governo non hanno modificato significativamente i territori amministrati, le ricette padane si sono rivelate un bluff e l’elettorato se ne è accorto ben presto. Contestazioni per il cappio che ha tenuto insieme fino alla caduta i partiti di maggioranza, critiche dirette anche al Senatur ormai sottovoce avvertito come vecchio e stanco, inadeguato alle sfide del presente. Nel vociare dei giovani verdi prevale un populismo ancora più radicale e xenofobo. La ricetta è semplice quanto inadeguata, “i popoli del nord si salvano solo se pensano a se stessi”. E allora c’è chi invoca ancora la secessione, chi riapre l’inutile parlamento padano, chi prende le distanze dalla capitale rifiutando anche la formalità dell’incontro con Mario Monti, per le consultazioni che prevedono la formazione del nuovo governo. I leghisti agitano parole semplici e chiare, non ci stanno allo strapotere delle banche, tirano fuori il proprio astio nei confronti dell’euro e dei paesi guida dell’U.E. rivendicano indipendenza rispetto alle ricette imposte dal Fmi. Una forte opposizione di estrema destra, fondata su egoismo e comunitarismo da piccole patrie, con cui ricostruirsi una immagine virtuosa e prepararsi ad affrontare la burrasca. Ovviamente, almeno per ora, non si mettono in discussione le alleanze locali con il Pdl, quello potrà accadere nell’imminenza di scadenze elettorali, ma c’è da essere certi che nei territori in cui la Lega ha un suo peso e un suo radicamento si assisterà con frequenza a manifestazioni, iniziative politiche, caratterizzate da una forte valenza anti centralista. Più che in passato. Nessun legame con Roma e con i tecnici, difesa a spron battuto dei “benefici” a cui i cittadini padani hanno – forse per diritto naturale – diritto, partito di lotta insomma, pronto a rivendicare il proprio ruolo di forza di opposizione al regime da lacrime e sangue. Se, come sembra, da venerdì sarà poi Maroni a tornare a ricoprire il ruolo di capogruppo alla camera, il quadro che emerge sarà ancora più delineato. Un uomo forte, di immagine, fuori dai meandri del cosiddetto “cerchio magico” e capace di dare impulso ancora maggiore alle istanze leghiste in parlamento, con lo scopo chiaro e netto di far traballare il nuovo esecutivo. Soprattutto in quei territori spazzati dal vento leghista diventa quindi fondamentale costruire sinistra di alternativa e opposizione di classe a Monti. Diventa fondamentale mostrare un'altra faccia, reale e con prospettive reali, di fare opposizione. Più radicale e meno compromessa col regime, con soluzioni programmatiche per affrontare una crisi in cui gli sfruttati e le sfruttate di Nord e Sud non sono in contrapposizione ma alleati, per uno scopo comune. Ricostruire democrazia, partecipazione, redistribuzione di reddito garanzie nel lavoro a scuola e nell’università. Una opposizione antiliberista e anticapitalista che si sappia spiegare e tradurre, che proponga ricette in grado di far pagare la crisi a chi finora se ne è avvantaggiato, che sveli i meccanismi della speculazione e incida sul sistema di caste in cui anche gli epigoni di Alberto Da Giussano, sono parte integrante e corrotta. In una condizione come quella italiana il pericolo leghista è determinante, potrebbe venire percepito come il catalizzatore di una opposizione attrattiva e immediata. Come un tempo lo fu il nazismo.

 

 

 

Stefano Galieni

15/11/2011

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