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Poveri contribuenti italiani se solo potessero vedere come vengono sperperati i loro sacrifici in questo pezzo di montagna

Post n°5696 pubblicato il 17 Dicembre 2011 da cile54

Val di Susa, in costruzione il cantiere caserma

I tre poliziotti della Digos che escono dal cantiere esibiscono maniere affettate: un paio di battute sul tempo e un occhio a chi c'è dentro il presidio Notav. Sono cortesi, ma è il loro lavoro. I due valsusini che per cordialità escono dalla baita e scambiano due parole chiedono cortesemente la restituzione del generatore elettrico sequestrato lo scorso otto dicembre. Chiedono anche notizie dell'accetta, esposta durante una conferenza stampa come arma, ed atta in realtà a spaccare ciocchi di legna da buttare nella stufa. I tre tornano da dove sono venuti, al cantiere Tav di Chiomonte, un posto che qualche articolo de La Stampa in passato aveva ipotizzato come attrazione turistica. Effettivamente se uno desiderasse vedere come è fatto il muro di separazione tra Israele e la Palestina, quello che è rimasto della Palestina, e non volesse andare fin laggiù potrebbe venire con poca spesa tra le montagne della val Susa ed ammirare uno spettacolo molto simile. Da ieri infatti presso il cantiere-caserma è in costruzione un muro alto tre metri, interno alle reti metalliche sormontate dal filo spinato a triplo giro. Quando il muro sarà terminato le reti totemiche saranno lasciate in pasto alla rabbia valligiana. Un muro per proteggere i lavori, gli operai e le forze dell'ordine impegnate sul territorio, sostiene chi lo sta costruendo. In sei mesi di lavori e di trionfali conferenze stampa, tutto ciò che si è prodotto in questo pezzo di val Susa strategico per le sorti progressive del paese, è qua: un muro con il filo spinato. Operai al lavoro: due. Non mancano invece poliziotti, carabinieri, alpini, e funzionari vari, dispiegati sul territorio a proteggere cosa non si capisce. Il cantiere-caserma sembra riprodursi per autopoiesi: le reti diventano muri, le camionette diventano dapprima blindati e poi mezzi cingolati, le telecamere passano da una, a tre, a ovunque, i fari notturni prima illuminavano i confini del cantiere, ora sono così diffusi e potenti che inducono le piante a gemmare in pieno inverno. E' la sicurezza “necessaria per iniziare la fase due”, dicono. Ma la fase due doveva iniziare a fine ottobre e prevedeva il buco nella montagna o almeno qualcosa che vi assomigli. E una bizzarra informazione spaccia questa auto riproduzione della caserma come “i lavori continuano”. I lavori dovevano essere questi: lettere d'esproprio verso i proprietari dei terreni dove dovrebbero bucare la montagna e poi la successiva battaglia per prendere militarmente il territorio, un bosco grande come due campi da calcio dove il movimento ha la baita presidio e soprattutto un sistema di casette comunicanti tra loro grazie a ponti tibetani, costruite in cima e castagni alti venti metri. Virano tace, non ripete nemmeno più il mantra della strategicità dell'opera. Forse si farà vedere martedì quando forse ci sarà l'incontro italo francese che forse vedrà apposta la firma sulla solita dichiarazione d'intenti inerente la granitica volontà di tutti nel costruire l'opera strategica per eccellenza. Poveri contribuenti italiani rapinati in nome della salvezza del paese, se solo potessero venire a vedere come vengono sperperati i loro sacrifici in questo pezzo di montagna.

Maurizio Pagliassotti

16/12/2011

 
 
 
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