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Oggi a Firenze manifestazione di solidarietà ai migranti senegalesi sotto tiro della violenza razzista del neofascismo

Post n°5697 pubblicato il 17 Dicembre 2011 da cile54

A Firenze per Mor e Samb

 

L’appuntamento, alla vigilia della giornata mondiale dei diritti dei migranti, è per domani a Firenze, alle ore 15, per un corteo da Piazza Dalmazia a Santa Maria Novella. Lo stesso percorso della prima reazione spontanea dei senegalesi di quella città alla notizia della strage compiuta da un fascista che poi s’è sparato.

 «I nostri fratelli Mor Diop e Samb Modou sono stati assassinati e Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike gravemente feriti da una mano armata dall’odio xenofobo, lucido e determinato. Tutti sono vittime della manifestazione estrema di un razzismo quotidiano che umilia sistematicamente la nostra dignità», si legge nell’appello del Coordinamento Regionale dei Senegalesi in Toscana che chiedono di superare i limiti dell’«abbraccio solidale di un giorno» verso una comunità ferita a morte dalla strage del 13 dicembre e da un contesto che va compreso e capovolto. Si chiamavano Diop Mor e Samb Modou i due senegalesi vittime della strage che si è consumata ieri a Firenze. Ma chi erano esattamente queste due persone?

 Dor Miop e Mior Samb, erano in Italia da una decina d’anni. Uno aveva 54 anni, abitava a Firenze ed era “regolare”. L’altro, quarantenne, non era riuscito ad avere un permesso di soggiorno. Entrambi avevano una moglie e un figlio in Senegal e sognavano di tornarci. Ma non è facile se racimoli 500 euro al mese vendendo occhiali nei mercati. Tutti e due credevano che i mercati fiorentini fossero più tranquilli del centro città così pieno di concorrenza.

 La risposta «ampia e plurale» che viene evocata può essere già letta in nuce dalla valanga di adesioni e dalle iniziative che si stanno tenendo in varie città. Ieri i senegalesi in corteo e gli antirazzisti hanno attraversato il centro di Livorno. E a Roma perfino l’Udc ha firmato una mozione in Campidoglio di Pd e Sinistra per chiudere Casapound e togliergli i finanziamenti. La loro sede, infatti, è stata rilevata dal Comune per quasi 12 milioni di euro. «Bisogna interrogarci su come siano stati dati spazi, per disattenzione o per complicità, ai rigurgiti nazi-fascisti di gruppi come Casa Pound, quale ruolo abbiano avuto in questa escalation non solo i veleni sparsi dalle forze “imprenditrici” del razzismo, ma anche gli atti istituzionali che, a livello nazionale e locale, hanno creato, in nome dell’ordine e della sicurezza, discriminazioni e ingiustizie», chiedono i promotori del corteo sottraendosi all’invito al “dialogo” giunto dai “fascisti del III millennio. Cambiare strada, intervenire sul piano culturale, lavorare su un altro senso comune, «avere come punto di riferimento costante il riconoscimento dei diritti sociali, civili e politici delle persone immigrate, dei rifugiati e richiedenti asilo e dei profughi, eliminando i molti ostacoli istituzionali che contribuiscono a tenere in condizione di marginalità la vita di molti migranti in Italia». Chi promuove questo corteo, dunque, è capace di elaborare una vera piattaforma ed ha memoria sufficiente per ricordare che già nel 1990 Firenze fu teatro di spedizioni punitive contro gli immigrati «e vi fu una reazione popolare, che dette luogo ad una grande manifestazione di carattere nazionale. Non dovrà essere un rituale quello che si svolgerà domani a Firenze. Rifondazione comunista aderisce e parteciperà anche il suo segretario nazionale Paolo Ferrero che converge con la parola d’ordine della chiusura di Casa Pound: «E’ evidente che Casseri era tutt’altro che un isolato e che il lifting culturale con cui si presentano questi gruppi serve solo a  nascondere la ricostruzione di organizzazioni fasciste e naziste». «Di ciò che è successo sono complici le istituzioni fiorentine, sia quelle locali che quelle governative», dice Federico Giusti dei cobas pisani, spiegando a Liberazione le ragioni dei fischi al sindaco Filippeschi che era intervenuto alla manifestazione dei senegalesi di quella città all’indomani della strage. Lucca, Pontedera, Pistoia e altre città toscane hanno assistito infatti all’apertura di sedi di sigle razziste e dichiaratamente fasciste senza ostacoli o addirittura con l’avvallo delle amministrazioni e ad alleanze elettorali del Pdl con quelle forze «usate come squadracce nella caccia ai giovani in lotta nelle scuole e nelle università, ai migranti, ai Rom». Pisa non fa eccezione: «Che dire della sospensione degli scuolabus per i campi rom cosiddetti abusivi o dell’odioso decreto antiborsoni di qualche anno fa o delle continue disposizioni emanate dal Sindaco per il sequestro della merce dei senegalesi che rappresenta la loro unica fonte di sostentamento?».

 

Checchino Antonini

16 dicembre 2011

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