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Al “cambio” di governo molti fecero ingenuamente festa. C’č ancora gente in giro disposta a fidarsi dei “tecnici”?

Post n°5759 pubblicato il 29 Dicembre 2011 da cile54

MA CI SONO O CI FANNO?

 

Molti, avendo appreso che il nuovo Governo sarebbe stato tutto di tecnici di primissima qualità, avevano tirato un sospiro di sollievo. Pur volendo sorvolare sulla provenienza dei tecnici in questione ( BCE, Goldman&Sachs, Confindustria, Banca Intesa, Vaticano, ecc.) finalmente appariva conclusa l’era dei cialtroni e ne cominciava una nuova in cui la competenza l’avrebbe fatta da padrone. Non è passato un mese che quest’immagine di gente che sa il fatto suo si è andata via via sbiadendo e ne sta emergendo invece una di tutt’altro spessore.

Un tecnico vero, cioè uno che prima di parlare fa le necessarie verifiche di fattibilità, simulazioni statistiche, due conti insomma, non avrebbe mai e poi mai innalzato l’età della pensione a 70 anni e subito dopo affermato candidamente e in tutta tranquillità che il problema più importante del Paese sta nell’occupazione giovanile.

A parte ogni considerazione su come potrà un settantenne, per quanto in buona salute e ancora arzillo, lavorare in una fonderia o andare a spegnere incendi o fare i turni nelle emergenze dei pronto soccorso, dove dovrebbe andare a lavorare un giovane se nei luoghi di lavoro ci saranno i settantenni ad occupare i posti che dovrebbero andare a loro?

E che dire degli innumerevoli grafici che tutta la stampa sta pubblicando, soprattutto quella che sostiene a spada tratta i tecnici, per dimostrare che c’è un emergenza salariale/reddituale nel Bel Paese? Hanno bloccato i contratti dei lavoratori pubblici fino al 2017 –se tutto va bene-; siamo da venti anni senza uno strumento di adeguamento dei salari al costo della vita e quindi anche quando riesci a strappare un rinnovo contrattuale invece di guadagnare un po’ di più vai solo a ripianare parzialmente quanto perso con l’inflazione (quella reale, non quella raccontata dagli statistici); il fisco si mangia buon parte del tuo stipendio e quello che rimane se ne va per pagare servizi che un tempo erano gratuiti e oggi non lo sono più; l’Italia è l’unico paese in Europa in cui non c’è una forma di reddito sociale… e si accorgono ora che c’è un’ emergenza salariale?! E pure accorgendosene quale sarebbe la ricetta? Ridurre la parte fissa del salario, quella certa perché legata allo contratto collettivo nazionale di lavoro (che stanno smantellando seguendo la dottrina Marchionne), per aumentare quella legata alla produttività aziendale, all’accessorio, agli avanzamenti di carriera ecc. e.. cioè la parte incerta.

Allora la domanda sorge spontanea: ma ci sono o ci fanno? E soprattutto, c’è ancora gente in giro disposta a fidarsi dei “tecnici”?

 

28/12/2011

Fonte: Unione Sindacale di Base 

 
 
 
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