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Ambiente, lavoro, salute e democrazia: il rischio di accettare di lavorare in condizioni di rischio per la sicurezza e la salute

Post n°5833 pubblicato il 12 Gennaio 2012 da cile54

LO SCAMBIO MORTALE

 

E' ora il momento  per individuare le priorità da parte  chi opera nel campo della prevenzione per quest'anno difficile.

 

Il primo punto da affrontare riguarda la consapevolezza che la crisi durerà a lungo e occorre  fare i conti, in tutti i sensi, con gli effetti negativi che essa produrrà anche per quanto attiene la correttezza e la qualità della gestione dei rischi a livello aziendale e più in generale a livello dei sistemi complessi, dai trasporti alle grandi infrastrutture di produzione e di erogazione dei servizi.

 

In un contesto di questo tipo vi è il forte  rischio che le aziende in difficoltà risparmino sui budget per la gestione della sicurezza tagliando parte dei costi della sicurezza, dalla formazione dei lavoratori alla manutenzione ordinaria d'impianti e macchine.

 

Su questi aspetti dovrebbe essere presente, per quanto possibile, una maggiore vigilanza da parte dei delegati sindacali e dei Rls. Lo sfilacciamento della qualità della gestione della sicurezza assai spesso comincia dalle cose meno visibili, ad esempio le manutenzioni e/o il ricambio dei DPI.

 

In questi casi è opportuno che i Rls d'intesa con i rappresentanti sindacali pongano quesiti molto precisi alle direzioni aziendali e richiedano il rispetto del programma delle attività di gestione della sicurezza e delle manutenzioni.

 

Il secondo punto riguarda i lavoratori. Le preoccupazioni per la crisi e per la paura di perdere il posto di lavoro aprono grandi smagliature nei comportamenti e nelle disponibilità ad accettare di lavorare in condizioni di rischio per la sicurezza e la salute. L'accettazione diffusa di lavorare in situazioni di maggiore rischio per la salute è più elevata nelle situazioni di crisi come quella che stiamo vivendo.

 

Per questo motivo sarebbe necessario che vi fosse una particolare attenzione da parte dei lavoratori a non "lasciar correre" situazioni lavorative a rischio, a non  accettare di lavorare  bypassando procedure di sicurezza...

 

Sappiamo che fare ciò è più difficile che nel passato  perchè la crisi viene usata a sproposito  come argomento per "non perdere tempo", che le "procedure di sicurezza sono un lusso che non possiamo più permetterci... " ecc.

 

Il terzo punto riguarda la potenziale ripresa del fenomeno della "monetizzazione" del lavoro disagiato e pericoloso per la salute e la sicurezza: i bassi salari e condizioni di debolezza sindacale favoriscono il fenomeno.

 

Questa forma di "scambio" tra soldi e salute non è mai scomparsa del tutto, ma ora rischia di ripresentarsi in modo diffuso e allargato. La monetizzazione si combatte con una battaglia culturale e con una rivendicazione salariale che renda meno vulnerabili i lavoratori: è molto facile che un lavoratore che non arriva alla fine del mese accetti per alcune banconate da 50 euro di "saltare" procedure di sicurezza o di lavorare senza adeguati DPI in condizioni di pericolo. I soldi vanno richiesti per il lavoro svolto, per la qualità e l'impegno della prestazione lavorativa, non in scambio di salute o sicurezza.

 

La salute e la sicurezza sul lavoro non debbono rientrare nel "catalogo dei sacrifici" richiesti dal governo: vi è un argine da costruire oltre il quale è necessario non andare, salute e sicurezza e regolarità nel lavoro sono oltre quell'argine.

 

Gino Rubini

Editor http://www.diario-prevenzione.it/

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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