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Guerre contro i popoli. I drammi umani che conosciamo sono traducibili in numeri crudi che pesano come macigni

Post n°6076 pubblicato il 08 Marzo 2012 da cile54

Sardegna paradiso-pattumiera di guerra
  
In Sardegna è concentrato il 60% del demanio militare, 24.000 ettari di terra a fronte dei 16.000 distribuiti nella penisola. Al demanio si sommano le servitù, circa 11.000 hm, L'estensione delle zone aeree e marittime militarizzate non ha termini di raffronto, uno solo dei quattro tratti di mare annessi al poligono Salto di Quirra con i suoi 2.840.000 hm supera la superficie dell'isola, kmq 23.821. La quantità va collegata alla qualità [1] (hm 7.200 a terra, 75.000 a mare) i più vasti e a più intenso utilizzo d'Europa, "i gioielli della Corona" stando alle valutazioni degli Stati Maggiori; Capo Frasca (hm 1.416 a terra, non quantificabili gli enormi spazi aerei e marittimi classificati Restricted e Danger). La limpida dicitura in inglese e spagnolo, "bombing test ranges" "campos de bombardeo", indica bene l'impatto delle attività ed esime dal dettagliarne la distruttività.. Il 91% del demanio è usato per le devastanti attività life fire, con vero munizionamento da guerra, si articola in tre Poligoni Permanenti: Salto di Quirra (13.000 hm a terra), Capo Teulada
 
I regolamenti Nato impongono la bonifica subito dopo ogni esercitazione, in Sardegna non sono mai stati applicati, la bonifica non è mai stata fatta. L'indagine commissionata dal ministero della Difesa al CNR (2005) su una parte del tratto di mare annesso al poligono di Teulada valuta tempi che non si discostano quelli standard indicati dai centri studi delle Forze Armate USA: 30 anni di lavori, a poligono spento, solo per rimuovere la ferraglia bellica. Nulla è stato fatto
 
La legge italiana (898/76, 104/90) sancisce che le installazioni militari causano alle popolazioni coinvolte un danno economico e sociale, di conseguenza, in base al principio di eguaglianza su cui si fonda tutto l'ordinamento giuridico, impone al ministro della Difesa di provvedere all'equa redistribuzione dei gravami militari su tutto il territorio nazionale. Tutti i ministri hanno tranquillamente evaso l'obbligo.
 
Strage di Stato e lotta per la verità e la giustizia
 
Il comitato Gettiamo le Basi e la stampa sarda dal 1999 denunciano i tassi anomali e in crescendo della cosiddetta "Sindrome Golfo/Balcani", sia tra i militari inviati nei teatri di guerra, sia tra i militari e soprattutto le popolazioni e gli animali che vivono nei pressi dei "bombing test ranges" che devastano la nostra isola. Nel dicembre 2000 la Sardegna, con le sue sole forze, è riuscita a rompere il tabù del silenzio e focalizzare l'attenzione internazionale sull'uso dell'uranio impoverito nei teatri di guerra e nei poligoni sardi (questo aspetto, "ovviamente", ha avuto un rilievo molto più debole e saltuario fuori dall'isola).Il disastro sanitario più eclatante, il primo ad emergere con forza in Sardegna è quello del poligono della morte Salto di Quirra. Lo scempio degli altri santuari della guerra è rimasto in penombra. Abbiamo molti motivi, purtroppo, per ritenere che Quirra non sia che la punta dell'iceberg.[2]
 
I drammi umani che conosciamo, per quanto parziali e decisamente non esaustivi, sono traducibili in numeri crudi che pesano come macigni: 32 militari colpiti dalla "sindrome Golfo Balcani" senza mai essere andati nei teatri di guerra; Escalaplano, 2.400 abitanti, 14 bambini malformati, 10 persone con tumori emolinfatici e tiroidei; nei tre paesi costieri, circa 50 persone rientranti nelle categorie esposte (dipendenti civili del poligono e delle ditte operanti nel poligono, familiari di militari, coltivatori di terreni prossimi al Pisq) colpite dalla sindrome; Quirra, frazione di Villaputzu, meno di 150 abitanti, 21 persone distrutte da leucemie e linfomi. Le compiacenti indagini epidemiologiche ufficiali, nonostante il ricorso massiccio ai "trucchi di mestiere", non sono riuscite ad occultare del tutto la strage[3].
 
Nel corso di oltre un decennio l'ostinata lotta dal basso - portata avanti congiuntamente da comitati antimilitaristi della Sardegna, da famiglie e associazioni di militari, sostenuta da un ristrettissimo numero di parlamentari (non sardi!)[4]- ha impedito che si calasse il silenzio, ha mantenuto alta l'attenzione e ha strappato alcuni risultati.
 
Due Commissioni Parlamentari d'Inchiesta (2005/08)sull'uranio impoverito e la contaminazione bellica hanno concluso:
 
* il principio di precauzione e dell'evidenza sufficiente prevale sull'incertezza scientifica attinente il nesso causa-effetto tra le attività militari e "i dati inoppugnabili" dei tassi anomali di patologie rilevati tra militari inviati nei teatri di guerra, militari in servizio nei poligoni e popolazioni residenti nei pressi dei poligoni;
* sull'Amministrazione Difesa grava l'onere della prova, grava l'obbligo di risarcire le vittime militari e civili;
* i poligoni sono equiparati ai teatri di guerra, la popolazione che vive nei pressi dei poligoni è equiparata ai militari inviati nei teatri di guerra.
 
Le sentenze della Magistratura di condanna del ministero della Difesa sono sempre più numerose.
 
L'indagine sugli allevamenti ovini nell'area del Pisq condotta dalle Asl (2010) - destinata al top secret, "fuggita e approdata" in internet e nei media internazionali - rileva la connessione tra alterazioni genetiche delle greggi e neoplasie degli allevatori; evidenzia la tendenza all'incremento; quantifica i dati: il 65% dei pastori che lavorano entro i km 2, 7 dell'area a mare del poligono (Quirra) e il 30% di quelli che hanno il gregge nell'area militare dell'altopiano ha contratto un tumore. L'indagine ufficiale conferma in pieno i dati da campo di sterminio sistematicamente denunciati dalle associazioni di base e dai media locali e sempre negati dalle varie "autorità competenti e preposte"
 
L'Inchiesta della Procura di Lanusei, avviata nel gennaio 2011 in seguito alle notizie stampa del rapporto choc dei veterinari, ha portato e va portando alla luce le truffe della "scienza di Stato" e uno scempio ambientale che supera i nostri peggiori sospetti. Infonde speranza e allo stesso inquieta sapere che il procuratore Fiordalisi rappresenta un'eccezione nel panorama italiano governato dalla politica dello struzzo, preoccupa conoscere i tempi quasi biblici del sistema giudiziario dell'Italia, condannata ripetutamente dall'UE proprio per questa ragione. La strage in atto deve essere fermata subito. Intervenire con la dovuta urgenza, in tempi brevi, è compito del Governo, è decisione politica.
 
La "Scienza Pretesto" -stigmatizzata e messa al bando dall'ONU e dalle leggi di quasi tutti i Paesi civili, Italia compresa - è l'espediente usato e abusato per sedare l'inquietudine di popolo, eludere responsabilità, garantire che nulla cambi. Il gioco è semplice, basta non finanziare indagini scomode e scegliere i ricercatori di fiducia. Istituzioni e Autorità-dal nazionale al locale, dai ministri della Difesa ai sindaci, passando per la Regione Sardegna e le Aziende Sanitarie, includendo la classe politica e grosse organizzazioni di massa- hanno corroborano e corroborano l'ostinata negazione dell'evidenza con la telenovela "scienza-pretesto-narcotico" mirata a non trovare quello che si vuole non trovare, spesso con copione e regia Nato/ministri della Difesa nel doppio ruolo di controllori e controllati, giudici e parti in causa. La decina di puntate della sceneggiata ha prodotto variegate "verità scientifiche di Stato e di Regione" che vanno dal grottesco all'esilarante, dall'asineria solenne all'insulto dell'umana intelligenza e della memoria delle vittime. L'opinione pubblica le ha regolarmente respinte al mittente.
 
La terza Commissione Parlamentare d'Inchiesta sembra assorbita nella ricerca di cause e concause assolutorie dell'uranio impoverito, nanoparticelle e contaminanti bellici. Lo scorso dicembre ha stretto un accordo con la Regione. In sintonia hanno trovato lo strumento miracoloso per risolvere il mistero del nesso causa-effetto e scoprire "la verità scientifica indiscutibile" (Sic!): un'indagine epidemiologica. Tra quelle con il timbro dell'ufficialità sarebbe la N°3!
 
Adesso è in voga la disquisizione depistante sul che fare se si chiudessero i bombing test ranges. Si rilancia la stessa carta giocata a La Maddalena, l'eventuale smantellamento è subordinato a progetti di nuova economia cantierabili subito. Occorre dunque sottolineare l'evidenza: è criminale progettare una nuova economia in un'area infetta. Se tutto va bene, per i prossimi 30/50 anni, il solo lavoro possibile è la decontaminazione. Non rallegra sapere che i posti di lavoro creati dalla bonifica, preziosi nella nostra isola della disoccupazione record, saranno migliaia, incomparabilmente più numerosi e meglio retribuiti di quelli oggi "offerti" dai poligoni, ad esempio, il poligono della morte Salto di Quirra occupa 90 (novanta!) civili, l'indotto ne occupa 226, ossia il Pisq elargisce 1, 4 posto lavoro a kmq terrestre, calcolando anche il mare sottoposto a schiavitù militare si arriva a 1 posto lavoro su 94 kmq.
 
Promesse ciarlatanesche, silenzi, inerzia, logori escamotage, muri di gomma sono segnali inequivocabili del disprezzo verso l'ambiente e la vita del popolo sardo e della volontà politica di non porre freni alle attività di guerra, non ostacolare il lucroso business dell'affitto di pezzi di Sardegna da bombardare e dove sperimentare sempre più sofisticati strumenti di sterminio.
 
Il ripristino della legalità, il rispetto del diritto umano basilare all'ambiente salubre, alla salute e alla vita impongono prioritariamente: a) fermare la strage, rompere subito la catena attività militari - scempio ambientale - malattia e morte; b) attivare immediatamente le misure e gli iter prescritti dalle norme vigenti in situazioni di analogo rischio. Nel caso concreto:
 
 * Sospensione delle attività militari nelle aree dove si sono registrate le patologie di guerra, almeno fino a quando i contaminanti non siano stati rintracciati ed eliminati;
* Decontaminazione seria e credibile della terra e del mare.
* Evacuazione dei militari esposti alla contaminazione dei poligoni Salto di Quirra, Capo Teulada, Decimo-Capo Frasca.
* Risarcimento dei danni inferti ai malati e alle famiglie degli uccisi, alle persone costrette ad abbandonare la terra avvelenata fonte del loro reddito, all'intera Sardegna.
 
1 marzo 2012
Comitato sardo Gettiamo le Basi
tel 3467059885---070823498


[1]A La Maddalena, in una superficie quasi irrisoria, si è concentrato il peggio: base Us Navy per sommergibili nucleari dal 1972 al 2008,area mai bonificata; Arsenale della MMI, dismesso e oggi agli “onori della cronaca” per l’inquinamento prodotto e la disastrosa bonifica; due depositi Nato attivi, uno di armi e munizioni, l’altro di carburante navale, estesi sottoroccia per circa km 20 ciascuno, bombe innescate nel cuore dell’arcipelago paradiso turistico
[2]Alcuni dati rilevati dai comitati spontanei e dalla stampa: Capo Teulada, 13 militari, 49 civili colpiti dalla “sindrome”; Capo Frasca, 7 militari, 2 dipendenti civili. La Maddalena, anni 1998-01, tassi rapportati alla Sardegna, uomini: +177,8% mortalità linfoma non Hodgkins +147% ricoveri; + 58% mortalità tumori al sistema linfoematopoietico + 73% ricoveri; melanoma +335% (studio ESA commissionato dalla Regione, 2005).
[3] Ad esempio, dal raffronto dei dati epidemiologici dell’Asl8 e dell’ESA emerge: mortalità per tumore al sistema emolinfatico, su 26.183 abitanti 36 casi, 14 di questi concentrati tra i 5004 abitanti di Villaputzu, cioè, come dimostra la conoscenza diretta, tra il centinaio di abitanti della frazione Quirra; mortalità linfoma Non Hodgkin, 70% a Villaputzu-Quirra.
[4]Ringraziamo per la sensibilità e l’impegno nel dare voce alla Sardegna gli ex senatori Luigi Malabarba e Mauro Bulgarelli, vicepresidenti della prima e seconda Commissione Parlamentare d’Inchiesta.

 
 
 
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