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Chi avrebbe dovuto avvisare popolazione e operai della zona industriale che potevano essere colpiti da un evento eccezionale?

Post n°7123 pubblicato il 01 Dicembre 2012 da cile54

Tromba d’aria su Taranto un fatto eccezionale e non prevedibile? Tutto falso!!!

Nei talk show e nelle dirette televisive che in queste ore si stanno occupando dell’evento del giorno, la tromba d’aria piombata sull’ILVA a Taranto, il luogo comune che si sente ripetere è quello si è trattato di un evento eccezionale e assolutamente non prevedibile. Tutto ciò è assolutamente falso e confuteremo questo assunto in pochissime righe:

1) Quello di oggi è stato semplicemente un evento di dimensioni un po’ maggiori rispetto alle numerose trombe marine che negli ultimi anni nate nel golfo di Taranto o comunque lungo i litorali e si sono poi abbattute in molte parti del Salento

2) L’eccezionalità sta nel fatto che questa volta il minitornado, come possiamo definirlo, ha colpito un luogo come l’ILVA di Taranto che è da tempo nell’occhio di un altro ciclone , quello ambientale –sanitario-.giudiziario con i relativi effetti sull’economia tarantina e nazionale.

3) Infatti altre trombe d’aria in questi anni hanno colpito con particolare violenza zone addette all’agricoltura, all’allevamento o impianti civili o manifatturieri ritenuti di scarsa importanza e quindi poco degni di entrar a far parte della grande cronaca dei media nazionali. Delle notizie di questi eventi ne son pieni i data base degli enti preposti collegati a comuni, province ( Taranto, Brindisi, Lecce) e Regione Puglia che si son dovuti negli anni occuparsi delle richieste di risarcimento / aiuto economico dei soggetti colpiti; agricoltori, allevatori, piccoli imprenditori, che purtroppo non hanno goduto di tanta notorietà e si son sempre ritrovati a chiedersi senza avere nessuna risposta sul perché e come mai la natura avesse deciso di punire proprio loro.

La ripetitività di questi eventi , le trombe d’aria, in particolare, il loro percorso e i luoghi dove hanno fatto più danni hanno addirittura fatto disegnare nella mappa del Salento , agli studiosi che se ne occupano , quelle che si potrebbero chiamare”le autostrade delle trombe d’aria” e come esse siano “imboccate” a seconda della direzione dei venti e che si inneschino per condizioni, molto simili a quelle che fanno nascere gli uragani di tipo tropicale o i “tornado” delle praterie americane,

Quanto questi eventi nell’area Salentina jonica siano divenuti così ricorrenti, tali da divenire parti di processi matematici previsionali e statici è confermato dalle decisione di alcuni anni fa di far nascere proprio nel Salento il nodo principale italiano della rete Euromediterranea dei centri studi sui cambiamenti climatici e che ha sede legale nell’Università di Lecce.

Stiamo parlando del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC) che studia la variabilità climatica, le sue cause e le sue conseguenze, attraverso simulazioni con modelli globali del Sistema Terra e con modelli regionali dell’area Euro-Mediterranea.

Un centro che ha visto inaugurato un supercentro di calcolo presso il complesso Ekotekne , in via Monteroni a Lecce , il 30 gennaio 2009 , un complesso il cui nucleo centrale è fatto da due supercalcolatori di elevata capacità di elaborazione pari a 30 TeraF. che ne fanno uno dei più grandi di Europa.

Un centro che dovrebbe far dialogare tra loro, ingegneri, studiosi di statistiche, fisici, agronomi, biologi , economisti, per poter dare risposte adeguate e, preferibilmente in anticipo, rispetto a scenari devastanti che una certa scienza ritiene più che certi , se l’aggressione al nostro Pianeta, in nome di un finto progresso e del libero mercato nell’era della globalizzazione capitalista continui a determinare le scelte delle attività umane.

Ritorniamo però al nostro evento “straordinario: la tromba marina nata nel golfo di Taranto e poi divenuta un minitornado. Quali le cause della sua formazione?

Si poteva prevedere? Ebbene le risposte provate a chiederle , se non volete rivolgervi agli esperti dell’Aeronautica Militare ( e vi assicuro che ve ne sono in quell’Arma di eccezionali), se volete aver un punto di vista da uomini senza le stellette rivolgetevi agli esperti del CMCC e vi diranno che gli uragani nel Mediterraneo sono ,sì, praticamente impossibili data la limitatezza della superficie marina, ma “minitornado” come quello di oggi sono più che prevedibili attuando particolari modelli matematici che partono da un punto di riferimento ben preciso e comune, la temperatura del mare , che nel caso degli uragani è di 26,5 °C e che nel caso delle trombe Marine-evolute in trombe d’aria nella zona golfo di Taranto-jonio-salentina si è visto essere concomitanti quando vaste zone di esso erano intorno ai 28-30°C .

Praticamente si è riscontrato che in particolari punti dello Joinio Tarantino si riscontrano particolari situazioni simili ( in forma ridotta) a quelli che vedono originare nei tropici gli uragani.

Tale accostamento tra temperatura marina e trombe si comprende che è tipico di periodi estivi o autunnali, ai quali poi però vanno aggiunte, e in questo lavorano gli analisti ed i supercomputer ad alcune variabili, altre variabili , quali l’afflusso di grandi masse d’aria calda provenienti dalle zone del NordAfrica e capaci di sopperire, in periodi tardoautunnali o addirittura invernali, alle identiche masse d’aria calda che dovrebbero svilupparsi da mari troppo bollenti.

Quanto avvenuto oggi è proprio questo: ad un mare che non accenna a scendere di molto di temperatura , si è aggiunto un vento da Sud costante da giorni che ha fatto vivere la Regione in un clima perennemente di fine estate e che con l’arrivo dell’area ciclonica “Medusa” si è rinforzato portando grandi masse di aria calda capaci di vorticarsi in un gioco di correnti calde fredde su quella linea di bagnasciuga che è il litorale tarantino dando così forza ed impulso alla costruzione dell’evento estremo. Quanto esposto sappiamo bene che deve ritenersi una spiegazione fortemente approssimativa e sintetica ma che dovrebbe spingere a qualcuno a chiedersi:

ma non si poteva prevedere o meglio avvisare la popolazione e gli operai della zona industriale che potevano essere colpiti da un evento eccezionale?

Ci domandiamo che tipo di allarme era stato dato? Il solito allarme generico afgli enti preposti della Protezione civile? Sinceramente quei filmati che abbiamo visto in cui degli operai si vedono arrivare addosso la tromba d’aria e pensano a chiudere i cancelli o al massimo rifugiarsi nelle automobili senza avere cognizione di un piano di sicurezza dinanzi a questo evento , mi fa credere che oggi siamo stati molto fortunati, Come fortunati sono stati i bambini di Statte usciti quasi indenni o gli abitanti di altre zone della città che avrebbero potuto ritrovarsi inconsapevolmente coinvolti in quell’evento. Non parliamo poi se la stessa tromba d’aria avesse colpito con identica o maggiore violenza un Ilva a funzionamento normale ,…

Ma ci dobbiamo ancora domandare se è vero quanto esposto, ovvero 1) Se esiste una rete addirittura internazionale che monitorizza e studia questi eventi e cerca di dare modelli matematici previsionali, perché essa non è messa in rete con le strutture che debbono prevenire e preservare la sicurezza pubblica? Se questo possa significare salvare qualche vita e ridurre qualche danno sarebbe sempre meglio di niente. Se addirittura si sanno quali sono le zone a rischio di questo tipo di eventi nella nostra regione, chi era stato allertato?

Ormai dobbiamo mettere in soffitta i soliti fax generici inviati alle prefetture, ma costruire una rete capillare sul territorio capace di interagire e non lasciare le persone senza nessuna informazione:

2) In queste ore si sta parlando di un decreto governativo che dovrebbe sbloccare fondi e procedure per poter riaprire l’Ilva e contemporaneamente mettere in piedi un piano di ristrutturazione tecnologica “ecocompatibile”. In questo piano dove e come saranno inserite le dovute modifiche relative alla sicurezza e alla prevenzione di fronte al ripetersi di eventi come quello odierno?Se non si vuol prendere atto della lezione di oggi significherebbe provare a costruire un castello di sabbia…

La redazione di Pugliantagonista.it Brindisi

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