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Contro il servizio sanitario pubblico si concentra il fuoco della spending rewiev e la congrega privata si gonfia d'affari

Post n°7322 pubblicato il 25 Gennaio 2013 da cile54

Come sempre fuoco mirato contro la sanità pubblica

In questa campagna elettorale la maggior parte degli schieramenti hanno depennato il fiscal compact, che aleggia come un fantasma sopra la testa degli italiani.

Il pareggio di bilancio (equiparazione di entrate e uscite della PA) in Costituzione impone il taglio delle spese,visto che la pressione fiscale è già molto alta. In realtà, la situazione è molto più grave perché la Commissione Europea ha stabilito che entro venti anni il debito pubblico degli stati deve ridursi al 60% del Pil. Monti nella sua Agenda pone l’obiettivo della riduzione ogni anno di un ventesimo del Pil. Ciò vuol dire dimezzare l’attuale debito che è al 126% sul Pil e in valori assoluti a 2.014 miliardi di euro. Dunque, se si vuole ridurre di 1.000 miliardi il debito, bisogna realizzare saldi di bilancio di almeno 100 miliardi all’anno. Vale a dire circa il 6,5% del Pil. Consideriamo che quest’anno abbiamo raggiunto, con una politica di lacrime e sangue, appena il 2,6% di saldo primario (al netto degli interessi).

In sostanza un obiettivo irrealistico

Si tratta praticamente una cosa assurda, anche perché il Pil nei prossimi dieci anni non si prevede che cresca a livelli tali da contribuire a riassorbire il debito in percentuale. In sostanza ci sarebbe bisogno, per facilitare le cose, di una crescita media del 3%-4% annuo almeno, un obiettivo evidentemente fuori dalla portata dell’Italia e dell’Eurozona. Senza contare che i tassi d’interesse sul debito potrebbero impennarsi ancora. L’unico modo che i governi, ispirati dal capitale finanziario europeo, hanno per avvicinarsi all’obiettivo annuale sta nella drastica riduzione della spesa della PA, mediante lo strumento della spending review. Ovviamente bisognerà partire dalle voci più importanti. Queste sono nell’ordine: la protezione sociale (assistenza e soprattutto pensioni, che valgono 245 miliardi), 318 miliardi, la sanità 117 miliardi, la scuola 68 miliardi (Istat, Conti dello Stato).

E veniamo alla sanità. Cosa sta accadendo?

La spending review ha comportato un taglio alla sanità di 600 milioni per il 2013 (500 in beni e servizi non sanitari e 100 in dispositivi medici), e un miliardo per il 2014 e per il 2015, di cui il taglio per i dispositivi medici ammonta a 500 milioni annui. Quindi, la sanità è la principale candidata ai tagli, visto anche quello che è accaduto con la spending review quest’anno. Ma l’attacco che la Fornero ha indirizzato contro la protezione sociale, mediante la controriforma delle pensioni, non si fermerà, e si baserà sull’entrata in vigore dell’agganciamento automatico dell’età pensionabile all’aumento dell’aspettativa di vita, e potendo contare sulla già decisa sostituzione delle indennità di mobilità con l’Aspi. Anche l’istruzione verrà colpita.

Secondo te dentro questo quadro c’è anche l’Irap?

La sanità viene colpita anche attraverso la continua riduzione dell’Irap. Da questa imposta, in realtà la parte del salario destinata ai contributi sanitari, lo stato ricava il 40% del finanziamento della sanità. Nel 2007 ammontava a 39,4 miliardi in euro correnti nel 2011 a 33 miliardi (Istat, Conti dello Stato). Il governo Monti ha previsto una ulteriore riduzione. L’importo deducibile per un lavoratore dipendente sale da 4.600 a 7.500 euro e per un lavoratore donna o giovane fino a 35 anni da 10.600 a 13.500. Nel Mezzogiorno l’importo è ancora più alto: da 9.200 a 15.000 e per giovani e donne da 15.200 a 21.000.

La sanità privata invece fa affari…

Infine va considerato l’aumento dei costi a carico dello stato per sostenere la sanità privata cui si esternalizzano sempre di più prestazioni e ricoveri. La spesa pubblica (prestazioni di protezione sociale) rivolta a produttori market (privati) ammonta nel 2011 a 40,6 miliardi, di cui 9,8 a cliniche private. Quella rivolta a produttori non market (pubblici) 63,5 miliardi, di cui 49,8 agli ospedali. Rispetto al 2010 la spesa per l’assistenza in case di cura private aumenta di 348 milioni, quella in ospedali pubblici di soli 48 milioni.

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