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Stragi sul lavoro. Dalla Philips alla Fiat, dalla Pirelli all’Ilva: la grande industria sotto accusa per le morti operaie

Post n°8496 pubblicato il 20 Gennaio 2014 da cile54

Il killer amianto colpisce ancora

Men­tre a Torino i giudici d’appello confermano le responsa­bi­lità di due ex dirigenti della Philips per le morti nello stabilimento di Alpignano, a Milano otto ex mana­ger della Franco Tosi vanno a processo per i 33 ope­rai uccisi dal meso­te­lioma pleu­rico, lo spietato tumore pro­vo­cato dalle fibre di amianto. La deci­sione del gup Luigi Gar­giulo chiude una inchie­sta che ha riguar­dato quasi vent’anni di lavoro quo­ti­diano nella sto­rica fab­brica di tur­bine, dai ’70 fino al 1992. Quando — con cri­mi­nale ritardo rispetto alle già com­pro­vate evi­denze scien­ti­fi­che – l’amianto fu messo al bando.

Gli ex diri­genti della Franco Tosi, accusa il pm Mau­ri­zio Ascione, hanno vio­lato le norme per la pre­venzione di infor­tuni sul lavoro e malat­tie pro­fessionali. Gli impu­tati, fra i quali l’attuale numero uno di Ital­ce­menti, Giam­piero Pesenti, si difen­dono: “Il mate­riale c’era solo nei dispo­si­tivi di pro­te­zione per­so­nale per i lavo­ra­tori impe­gnati nei pro­cessi di fusione metal­lur­gica”. Al di là di quanto emer­gerà al dibat­ti­mento, la Franco Tosi si aggiunge a una lunga lista di aziende. Nomi di rilievo come Ilva, Pirelli, Fiat-Alfa Romeo, Anic-Enichem, Oli­vetti e Phi­lips. Tutte sotto inchie­sta, o già a pro­cesso, per non aver messo in pra­tica ade­guati dispo­si­tivi di sicu­rezza con­tro il rischio mor­tale pro­vo­cato dalle fibre e dalla pol­vere di amianto. Spesso senza nep­pure infor­mare i lavoratori.

Solo la deter­mi­na­zione di asso­cia­zioni come Medi­cina Demo­cra­tica, in paral­lelo al gran lavoro di magi­strati come Benia­mino Deidda e Raf­faele Gua­ri­niello, ha per­messo di fare luce su una “strage bianca” di dimen­sioni ter­ri­bili. A causa dell’amianto muo­iono due­mila per­sone l’anno, stima rica­vata dall’Inail sulla base dei dati del Regi­stro nazio­nale dei meso­te­liomi. Nel periodo 1993–2008 sono stati dia­gno­sti­cati 15.845 casi, con altret­tante dia­gnosi di tumore pol­mo­nare e pro­gnosi infau­sta. Per giunta il numero delle pato­lo­gie è andato cre­scendo negli ultimi cin­que anni, e si sta­bi­liz­zerà solo dal 2015.

I pm allievi di Deidda e Gua­ri­niello fanno del loro meglio. A dicem­bre si è chiuso a Torino, con quat­tro con­danne, il pro­cesso per i 14 morti e le malat­tie ope­raie nelle sto­ri­che Fer­riere: “A loro va il nostro pen­siero – li ha ricor­dati Fede­rico Bel­lomo della Fiom — viste le ragioni, rico­no­sciute dal tri­bu­nale, di quanti hanno lot­tato per la salute e la sicu­rezza in quel luogo, a ini­ziare da chi vi lavo­rava e che in molti casi ha pagato con la vita”. A Milano è in corso un pro­cesso con­tro la Pirelli (e un altro è in arrivo) per la con­ta­mi­na­zione di 24 ope­rai, in sta­bi­li­menti dove l’amianto era anche nel talco usato in alcune lavo­ra­zioni e nella mensa. Delle 24 “parti lese” solo quat­tro sono ancora vive. “Non abbiamo mai usato masche­rine – ha rac­con­tato al giu­dice Anto­nio Dinetta — e nes­suno ci ha mai par­lato dei peri­coli deri­vanti dall’amianto”.

Un altro pro­cesso si sta svol­gendo a Taranto per le vit­time all’Italsider-Ilva (31 morti da meso­te­lioma e altri tumori da sostanze tos­si­che), e a Ravenna sono pros­simi al rin­vio a giu­di­zio una ven­tina di ex diri­genti del polo chi­mi­coo Anic-Enichem (75 fra lavo­ra­tori e loro fami­liari morti per amianto). Sem­pre a Milano è stato chie­sto il pro­cesso dell’ex ad Paolo Can­ta­rella e altri sei mana­ger Fiat dell’epoca per 21 vit­time da amianto all’Alfa Romeo di Arese, e nel tori­nese si sta inda­gando anche sulla Oli­vetti nel periodo 1978–92, quando era gui­data da Carlo De Benedetti.

Secondo una stima del Cnr, nella peni­sola esi­stono ancora 2,5 miliardi di metri qua­drati di coper­ture rea­liz­zate con mate­riali con­te­nenti amianto, circa 32 milioni di ton­nel­late. E le prime vit­time già segna­late nel set­tore delle ristrut­tu­ra­zioni edi­li­zie non fini­scono ancora nella car­tina del Regi­stro dei meso­te­liomi, dove com­pa­iono solo i disa­stri più ecla­tanti. Per­fino la magi­stra­tura fa fatica: all’indomani del vit­to­rioso pro­cesso per la strage all’Eternit di Casale Mon­fer­rato, Raf­faele Gua­ri­niello ricor­dava a “La Stampa”: “Di inda­gini e pro­cessi se ne fanno pochini. Un col­lega di una delle aree più mar­to­riate mi ha con­fi­dato: ‘non ci segna­lano i casi’. Poi ha aggiunto: ‘per for­tuna, se lo faces­sero non sapremmo come fare’”.

Riccardo Chiari

18/01/2014 www.ilmanifesto.it

 
 
 
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