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Alla giusta repressione si deve affiancare anche una bonifica della classe politica lombarda

Post n°3602 pubblicato il 18 Luglio 2010 da cile54
Foto di cile54

Le 'ndrine in Brianza e le collusioni politiche

Da anni andavamo dicendo delle penetrazioni delle ‘ndrine in Brianza e della collusione dei politici della destra brianzola col silenzio assenso della Lega Nord. La maxiretata del 13 luglio è la conclusione di una gigantesca maxinchiesta che partì sulle tracce del killer di San Vittore Olona nel 2008. Era stato freddato a luglio il boss dell'ndrangheta Carmelo Novella perché avrebbe operato per creare una struttura "ndranghetista autoctona" più autonoma dalla cupola calabrese. Qualche mese prima a Verano Brianza viene killerato Rocco Cristello; la sua colpa fu quella di essere nel tritacarne di un fallimento societario dove parecchi denari sporchi erano stati investiti per essere ripuliti. La società aveva acquistato un immobile in quel di Muggiò, ma la buona politica della giunta di sinistra a Muggiò impedì il cambio d'uso e l'investimento andò in fumo, come la vita del soldato di Vibo. Da questi intrecci spuntano i volti puliti della Lombardia e della Brianza laboriose; di giorno a fare affari e di notte a prelevare al bancomat dei mammasantissima. Così molte inchieste si chiudono con processi che condanneranno imprenditori e funzionari. Molte condanne apparentemente slegate fra loro, ma sempre con al centro riciclaggio, usura e traffico di cocaina. Come detto da anni andavamo denunciando che l'ndrangheta in Lombardia aveva messo radici profonde, non tanto e solo perché stava scritto nella relazione della Commissione Antimafia presieduta dal compagno Forgione, ma perché era evidente anche nella pratica delle amministrazioni lombarde, dalle più piccole come Trezzano, Buccinasco e Desio a quelle più grandi come Milano e la Regione Lombardia, il grado di commistione di interessi economici e politici con i "capimandamento" delle ‘ndrine. Infatti in ogni inchiesta su facchinaggio, movimento terra, bonifiche e discariche più o meno abusive o imprese edili inquinate c'erano sempre gli stessi nomi con le stesse coperture politiche. Sempre ‘ndrine con servoservizio del politico collegato a cielle, con le mani in pasta nella sanità lombarda piuttosto che all'ufficio ambiente. Con questa retata al nord sono stati dati segnali importanti: il primo che la ‘ndrangheta non è invincibile; il secondo che anche qui c'è il voto di scambio; terzo che il sistema della produzione legale della Lombardia sta chiudendo, lasciando a casa a migliaia di lavoratori e dall'altro dilaga il precariato segnalatore di lavoro illegale. Per fare cose serie, la politica dovrebbero bloccare tutte le grandi opere in Lombardia e utilizzare i fondi per dirottarli alle imprese che vogliono tenersi stretti i lavoratori e le produzioni con un Piano Industriale condiviso da tutte le parti sociali sane della regione; bloccare tutte le gare d'appalto e ridefinire con una Commissione Antimafia regionale nuovi e più precisi vincoli per accedere alle gare, sciogliendo le bad company di ispirazione ciellina tipo Infrastrutture Lombarde; sciogliere il Consiglio Regionale Lombardo per infiltrazioni mafiose e andare a votare già in autunno col sistema proporzionale e senza quorum, senza liste preconfezionate e senza alleanze coatte. Sembrano scelte drastiche, ma se così non sarà in queste ore e in questi giorni, lor signori, sulle macerie ricostruiranno le loro compatibilità essendo la politica rimasta praticamente immune e solo qualche prestanome è rimasto invischiato. I vertici della piovra politico malavitosa sono stati in parte tagliati; oggi però 100mila milanesi, delle periferie e della Brianza compreranno la cocaina per uso personale e stasera nelle casse dell'ndrangheta, o meglio della "la Lombardia", ci saranno milioni di euro che vanno depositati e fatti fruttare. Dato che i politici sono «il capitale sociale dell'organizzazione criminale» come scritto nell'ordinanza di custodia cautelare, appare evidente che vanno recisi gli ultimi tentacoli rimasti incollati al grattacelo formigoniano. Se alla giusta repressione, si affianca anche una bonifica della classe politica lombarda, allora si potrà dire di aver inferto davvero un colpo mortale all'ndrangheta.

Marco Fraceti segretario circolo PRC "Peppino Impastato" Monza

17/07/2010

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