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Lettera a Napolitano dei cittadini de L'Aquila
Post n°3646 pubblicato il 31 Luglio 2010 da cile54
L'assemblea del presidio di Piazza Duomo scrive al presidente della Repubblica per esprimere la preoccupazione dovuta all'annuncio di Berlusconi di voler tornare a L'Aquila «come Presidenza del Consiglio e come Dipartimento della Protezione civile».
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
L’Aquila, 30 luglio 2010
Caro Presidente,
ci rivolgiamo a Lei, quale massimo garante dei valori costituzionali della nostra Repubblica, per parteciparLe la preoccupazione che ha destato in noi la dichiarazione del Presidente del Consiglio, resa nel corso della conferenza degli Ambasciatori d’Italia nel mondo, il giorno 28 luglio scorso. In tale dichiarazione si manifesta l’intenzione del Governo di tornare ad occuparsi direttamente, “come Presidenza del Consiglio e come Dipartimento della Protezione Civile”, della ricostruzione dell’Aquila, giustificando tale decisione con l’inadeguatezza dell’azione delle istituzioni locali.
Abbiamo già sperimentato, Presidente, dieci mesi di gestione dell’emergenza, durante la quale sono state compiute scelte che incideranno in modo permanente sul futuro delle nostre comunità e dei nostri territori, senza che siano stati rispettati i nostri diritti di partecipazione e spesso neanche quelli civili e politici.
Malgrado le perdite, le mille difficoltà dei molti ancora senza casa e, sempre di più, senza lavoro, abbiamo trovato la forza e il coraggio di prendere in mano il nostro destino. Un dibattito aperto e costante sul nostro futuro e di quello dei nostri figli coinvolge da mesi migliaia di cittadini, al di là delle appartenenze politiche, ognuno con le proprie idee, capacità ed esperienze.
Le passate esperienze insegnano che, dopo un grave terremoto, il protagonismo delle comunità locali e delle loro rappresentanze istituzionali, è la condizione imprescindibile per la ricostruzione. Riteniamo dunque, che non si possa più agire senza tener conto dei bisogni e della volontà degli abitanti, per evitare il ripetersi di errori strategici e ulteriori danni permanenti.
Crediamo che le istituzioni locali, di qualsiasi parte politica, siano le più idonee a rappresentare i nostri bisogni e interessi e a gestire la delicatissima fase della ricostruzione. In base ai principi stessi della democrazia e della sussidiarietà, sanciti dalla Costituzione, i nostri rappresentanti più prossimi non possono essere scavalcati. Ulteriori ferite alla nostra dignità non sarebbero più tollerate.
Signor Presidente, abbiamo finalmente bisogno di certezze per poter affrontare i problemi di oggi e programmare un domani possibile. Per questo riteniamo indispensabile una legge organica per il nostro territorio, con regole chiare e flussi di finanziamenti annuali definiti. A settembre presenteremo una legge di iniziativa popolare, cui stiamo lavorando insieme da tempo, e chiederemo a tutti i partiti e gruppi parlamentari di sostenerla. Occorre, ognuno può capirlo, una legge nazionale per affrontare una questione che a tutti gli effetti è nazionale. Altrimenti a che serve uno Stato?
Per la ricostruzione sono necessarie delle risorse economiche ingenti che crediamo siano reperibili solo tramite una tassa di scopo, una misura che, ne siamo certi, troverà concordi tutti gli italiani che ci hanno dimostrato in questi mesi la loro solidarietà. In tutti gli altri terremoti, una legge organica e una tassa di scopo hanno rappresentato il metodo per avviare concretamente la ricostruzione. In quei casi vinsero il senso di responsabilità e di solidarietà nazionale che non vogliamo pensare possano mancare oggi nei nostri confronti.
Sicuri che quanto Le abbiamo esposto non La lascerà indifferente, La invitiamo a tornare a visitarci, affinché possa constatare di persona l’abbandono delle nostre città da un lato e, dall’altro, la dignità e la passione delle comunità dell’aquilano.
Con i sensi della più profonda stima.
Dalla tenda del Presidio Permanente di Piazza Duomo – L’Aquila, i cittadini dell’Assemblea |
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
omicidio di Stato
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