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Sono circa 5mila le persone che si ammalano ogni anno, in prevalenza migranti. Il caso dei 13 alunni a Milano
Post n°4332 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da cile54
Lo spettro della Tbc si aggira per l’Italia La tubercolosi nel Mondo uccide ancora. E tanto. Provocando quasi due milioni di morti l’anno (il 98 per cento dei quali nei Paesi più arretrati) su 9,4 milioni di persone contagiate. In Italia, il “mal sottile”, così chiamato perché sembra consumare da dentro, colpisce oramai solo i poveri e gli emarginati, per questo da noi è considerata una malattia “dimenticata”. Almeno fino alla scorsa settimana, quando 13 bambini sono risultati positivi ai test per la tbc eseguiti nella scuola primaria Leonardo da Vinci di Milano. Per scoprire come sia avvenuto il contagio, il personale sanitario ha esteso i test anche ad alcuni stranieri che frequentano le aree antistanti l’istituto.
Due extracomunitari sono stati trovati ammalati e uno di loro è stato ricoverato con tbc conclamata, mentre si cerca un terzo, probabilmente un clochard, dal quale sembra sia partito il contagio. Gli esperti della Asl non hanno eseguito questi controlli a caso. Oggi in Italia si registrano in media 5mila casi l’anno, alcuni dei quali mortali, e riguardano quasi esclusivamente persone costrette a vivere in condizioni precarie. Con l’aumento dei flussi migratori specie dai Paesi dell’ex Blocco sovietico, la situazione è velocemente precipitata. In pochi anni il numero degli stranieri con tbc è raddoppiato, passando dal 22 per cento nel 1999 al 43 per cento nel 2007. Come ha ricordato Maria Grazia Pompa, direttore dell’ufficio malattie infettive del ministero della Salute, in occasione dell’ultima Giornata mondiale della Tbc che si celebra il 24 marzo di ogni anno, mediamente i migranti «si ammalano a due anni dal loro ingresso in Italia, a causa delle pessime condizioni in cui vivono, che indeboliscono le loro difese immunitarie».
Per questo motivo esattamente due anni fa la Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici) criticò duramente l’articolo 39 del Ddl “Sicurezza” che prevedeva la possibilità da parte dei medici di denunciare gli immigrati clandestini bisognosi di cure. La paura di essere segnalati all’autorità giudiziaria avrebbe infatti spinto gli stranieri verso circuiti di assistenza clandestini facendo «perdere di vista alcuni cardini per il contenimento di malattie infettive», come tubercolosi, malattie sessualmente trasmesse e virali.
Oggi la battaglia principale per debellare la tbc si combatte soprattutto sul fonte della prevenzione. È recentissima la notizia di una nuova potente arma contro questa malattia che uccide più di qualsiasi conflitto. Si tratta di un test rapido, approvato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che consente di diagnosticare la malattia in soli 100 minuti. Non solo: grazie ad un accordo raggiunto con la Cepheid, l’azienda produttrice, il kit sarà venduto in 116 Paesi a basso e medio reddito a un costo ribassato del 75 per cento rispetto al prezzo di mercato. La sua accessibilità, dunque, sarà immediata a livello mondiale. Secondo Giampiero Carosi, direttore della clinica di malattie infettive e tropicali dell’ospedale di Brescia, si tratta di uno strumento fondamentale contro i contagi. «Avere un test rapido per individuare la tubercolosi è fondamentale per sapere subito se isolare o no il paziente, che è molto contagioso».
Federico Tulli 08/02/2011 |
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Roma, 12 maggio 1977
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