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Intervista allo scrittore Ivan Cotroneo. Un libro sul fenomeno dell'omofobia in quattro paesi fra i quali l'Italia

Post n°4377 pubblicato il 21 Febbraio 2011 da cile54

«Tre storie d'amore contro l'omofobia»

 

Ivan Cotroneo è uno scrittore quarantenne, noto anche come autore televisivo e sceneggiatore, molto apprezzato soprattutto per la collaborazione con Ferzan Ozpetek per Mine vaganti e per il successo delle due serie di Raiuno Tutti pazzi per amore (sua è l'ideazione del format originale). E' anche il traduttore ufficiale per l'Italia delle opere di Michael Cunningham e di Hanif Kureishi. Lo abbiamo incontrato per parlare della sua attività complessiva e del suo ultimo libro, Un bacio (Bompiani, pp.91, euro 9,50).

 

Il suo ultimo libro è un romanzo breve, tre storie che si intrecciano: quelle di Lorenzo, Antonio ed Elena. Come è nata l'idea?

Due anni fa, mentre ero a Provincetown nel Massachusetts per far visita a Michael Cunningham, ho letto di un tragico fatto di cronaca sul Newsweek. A Oxnard, vicino Los Angeles, Lawrence King, un ragazzo meticcio afro-americano di 15 anni, era stato ucciso da un suo coetaneo, Brandon McInerney. Con una pistola, che negli Usa anche un adolescente può acquistare facilmente, Brandon ha sparato due colpi alla testa di Larry all'interno della scuola. Non è il primo caso di uccisione in ambiente scolastico per discriminazione. Pare che nei giorni precedenti al delitto Larry avesse corteggiato il suo compagno di classe, quello che poi sarà il suo assassino. Larry non nascondeva la sua omosessualità, la sua identità, andava a scuola truccato, con le unghie smaltate, gli orecchini e i tacchi alti. Era la tipica vittima del bullismo ma lui aveva sempre reagito positivamente, con grande forza nonostante gli insulti e le angherie dei suoi compagni e di Brandon. Si è anche saputo successivamente che l'assassino apparteneva ad un gruppo razzista di skinheads e che in camera aveva i discorsi di Hitler. Anche i protagonisti del mio romanzo, Lorenzo e Antonio, sono compagni di classe, mentre Elena è una loro insegnante che sarà coinvolta dalla drammatica vicenda.

 

La narrativa quindi può essere uno spunto efficace per parlare di discriminazioni, di omofobia, per combattere i pregiudizi ?

Il mio intento è questo. In Italia, contrariamente alla legislazione di molti paesi europei, non ci sono norme che riconoscono quelli che in Usa si chiamano "crimini d'odio". Non abbiamo una legge che consideri come aggravante specifica i reati commessi ai danni delle persone lgbt. Dal primo gennaio 2006 al 18 agosto 2010 gli episodi di omofobia registrati dai media italiani sono stati 308, di cui 37 sono omicidi mentre almeno 194 sono le aggressioni violente. Per la stesura del mio romanzo mi è stata di aiuto la ricerca Schoolmates, un progetto finanziato dall'Unione Europea che indaga il fenomeno dell'omofobia nelle scuole superiori di quattro paesi fra i quali l'Italia. Questa ricerca si può consultare sul sito di Arcigay. Purtroppo, come ho scritto nella nota alla fine di Un bacio, l'omosessualità è ancora un reato in almeno 80 paesi del mondo. In Uganda, per esempio, gli omosessuali possono essere puniti con pene fino a sette anni di carcere. Come se ciò non bastasse in quel Paese è in atto una tremenda campagna omofobica avviata dagli integralisti religiosi che chiedono la pena di morte per gay, lesbiche e transessuali. La situazione è stata denunciata al mondo e anche in Italia da un attivista, David Kato Kisule, che proprio qualche giorno fa è stato assassinato nella sua casa a colpi di martello e di ascia. Speriamo che la sua morte convinca il governo ugandese ad intervenire per la sicurezza delle persone non eterosessuali.

 

La sua opera di sceneggiatore insieme a Ferzan Ozpetek, che con i suoi film racconta spesso e volentieri l'affettività omosessuale, ha creato "Mine vaganti" dove in una famiglia della borghesia meridionale italiana i due figli maschi sono entrambi gay. La famiglia tradizionale non esiste più?

Forse esiste ma è cambiata. Ozpetek già con Le fate ignoranti ha rappresentato una "nuova" famiglia, la famiglia allargata. In Mine vaganti c'è una grande famiglia tradizionale ma con "elementi" particolari come la zia che tracanna alcolici facendo finta sia sciroppo per la tosse e che quando il suo amante notturno se ne va lo saluta urlando "al ladro al ladro". Ma anche la madre dei due fratelli gay è "strana" quando fa finta di non vedere l'amante del marito. La nonna poi è un personaggio decisamente anticonformista. Quindi è come se la famiglia tradizionale si aggiornasse, si mettesse al passo con i tempi, in attesa di un futuro migliore. E' anche vero che il grande cambiamento annunciato dal World Pride è stato disatteso. Nel film c'è appunto la frase "Non siamo più nel 2000". Ma proprio a questo proposito volevo riprendere a parlare di Provincetown. E' una cittadina di mare dove Cunningham lavora, insegna al "Fine Arts Work Center", e alla quale è legato perché è lì che ha cominciato a scrivere. E' un posto dove si respira la libertà e il rispetto vero per gli altri. Vi abitano molti artisti, persone che hanno scelto di vivere lontano dalle grandi città con stili di vita alternativi. Si ha l'impressione che in quel luogo vi sia la società che verrà. Ci sono le nuove famiglie, molte coppie dello stesso sesso con i loro bambini, ma anche molte

famiglie eterosessuali. Regna armonia e tranquillità e un gran senso di rispetto per gli altri.

 

Anche con "Tutti pazzi per amore" ha creato dei personaggi differenti come il padre gay e come il ragazzo sieropositivo. Per una fiction in prima serata su Raiuno non è proprio usuale o sbaglio?

Forse anche a Raiuno qualcosa è cambiato in meglio, merito anche di altri sceneggiati che hanno preceduto quello che scrive il gruppo di autori di cui faccio parte. Non abbiamo avuto né censure né pressioni. Certo però che ci siamo prefissi di trattare certi argomenti con molta attenzione e delicatezza.

Anche con ironia, come quando il figlio scherza sull'omosessualità del padre. Il personaggio del ragazzo sieropositivo invece è stato una novità che ha riscosso i consensi delle associazioni delle persone con Hiv.

 

Ho saputo che ci sarà la terza serie di "Tutti pazzi per amore" ma c'è anche una nuova impresa alla quale si accinge. Ce ne vuole parlare?

Sto per dirigere il mio primo film da regista, un lungometraggio tratto dal

mio romanzo La kryptonite nella borsa. E' prodotto dalla Indigo Film di Francesca Cima e di Nicola Giuliano, la sceneggiatura l'ho scritta con Monica Rametta e Ludovica Rampoldi. Sto facendo i provini per scegliere il bambino protagonista. Tra gli interpreti ci saranno Valeria Golino e Cristiana Capotondi. Un'altra novità riguarda un documentario che ho prodotto ma che è ancora in fase di montaggio. Si intitola 365 senza 377. Spiego il titolo e quindi l'argomento: in India è stata abolita poco più di un anno fa, 365 giorni, la legge 377 che condannava l'omosessualità. I tre protagonisti, una lesbica, una transessuale e un gay raccontano la loro nuova vita alla luce del

sole.

 

Saverio Aversa

20/02/2011

Dall’inserto di Liberazione LIBERALIBRI

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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