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L'europa chiede all’Italia di porre fine alla discriminazione nei confronti di medici ed insegnanti di altri Paesi europei

Post n°4378 pubblicato il 21 Febbraio 2011 da cile54

Persecuzione nel Pubblico impiego

 

L’Italia ha due mesi di tempo per allineare la legislazione alla normativa Ue. In caso contrario, la Commissione potrà deferire l’Italia alla Corte di giustizia europea.

L’articolo 39, par. 4 del trattato CE afferma che la libera circolazione dei lavoratori non si applica agli impieghi nella pubblica amministrazione. Pertanto è legittimo limitare l’accesso al settore pubblico ai soli cittadini dello Stato membro di accoglienza. Tuttavia, la Corte di giustizia europea ha interpretato questa deroga in senso restrittivo: vi può essere una restrizione solo per gli impieghi che comportano l’esercizio dell’autorità pubblica e la responsabilità di salvaguardare gli interessi generali dello Stato. La deroga quindi non si applica ai medici operanti nelle strutture sanitarie pubbliche né agli insegnanti delle scuole pubbliche. Su questi presupposti, la Commissione europea il 16 febbraio ha reso noto di aver inviato alle autorità italiane un “parere motivato” affinché venisse posto fine alla discriminazione subita dai medici e dagli insegnanti provenienti da altri Paesi Ue che si vedono svantaggiati nelle condizioni di inquadramento e di lavoro e nell’accesso all’occupazione nel settore del pubblico impiego.

In particolare, per quanto riguarda i medici, la legislazione italiana che impone la continuità del servizio per stabilire l’inquadramento di un medico costituisce una discriminazione indiretta dei lavoratori migranti che di solito terminano un rapporto di lavoro nello Stato membro di origine per spostarsi in Italia, con una conseguente interruzione della carriera. Secondo la Commissione “in linea con la giurisprudenza della Corte, i precedenti periodi di lavoro comparabile maturati nel settore sanitario degli altri Stati membri vanno contabilizzati dai servizi sanitari italiani all’atto di determinare l’inquadramento professionale (salario, sviluppo della carriera) come se si trattasse di un’esperienza maturata nel sistema italiano”.

Per quanto riguarda gli insegnanti, invece, la legislazione italiana stabilisce che coloro che detengono qualifiche ottenute in Italia ricevano punti addizionali all’atto di determinare la graduatoria nelle liste di riserva per i posti di insegnamento. Secondo la Commissione “le qualifiche comparabili ottenute in altri Stati membri e riconosciute dalle autorità italiane dovrebbero essere trattate allo stesso modo di quelle ottenute in Italia e ad esse si dovrebbe attribuire lo stesso punteggio”. Le richieste della Commissione si configurano come “pareri motivati” nell’ambito delle procedure di infrazione dell’Ue. L’Italia ha due mesi di tempo per allineare la legislazione. In caso contrario, la Commissione potrà decidere di deferire il nostro Paese alla Corte di giustizia europea.

 

18 Febbraio 2011

Fonte: www.immigrazioneoggi.it

 
 
 
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