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Siamo certi che l'immane disastro nel Giappone non farà riflettere gli affaristi nuclearisti dell'Italia sismica
Post n°4467 pubblicato il 13 Marzo 2011 da cile54
L’asse terrestre si è spostato per risvegliare le coscienze?
E’ vero che esistono disastri naturali imprevedibili. E’ vero anche che non tutti i disastri sono dovuti alla mano dell’uomo. Oggi il Giappone, paese dove la cultura della prevenzione antisismica è altissima, è messo a dura prova e piange oltre mille morti, molti dei quali affogati nell’oceano Pacifico. L’emergenza è anche nucleare nel senso che una centrale ha subito danni e si è verificata contaminazione radioattiva.. L’onda anomala ha investito l’altro lato del Pacifico. Un terremoto mille volte superiore a quello che si è verificato a L’Aquila. Mentre il globo terrestre subisce il fenomeno eccezionale dello spostamento dell’asse di rotazione di 10 cm e manda segnali di insidiosa instabilità, il sentimento di paura e impotenza invade chi assiste alle immagini che arrivano dall’estremo oriente su televisioni e su internet. Nulla da fare? Esiste una sorta di fatalità negli avvenimenti rispetto alla quale nessuno può farci niente? Certamente in molti continueranno a seguire con interesse prioritario la nomination nella casa del Grande Fratello o tifare per i concorrenti dell’Isola dei Famosi. Chissà se a qualcuno nel nostro "Belpaese" verrà in mente di proiettarsi nel futuro con l’immaginazione e di scorgere una qualche differenza tra due possibili scenari successivi ad una grave calamità naturale (che ovviamente speriamo non si verifichi mai) : Uno negativo, caratterizzato dal caos e dallo scollamento totale tra istituzioni e cittadini. Sacche di individualismo diffuso e selvaggio, indolenza e incapacità di reagire da un punto di vista organizzativo, disinformazione, mancanza di coordinamento e di reciproca solidarietà, attenzione prevalente o esclusiva al proprio particolare, ai propri beni, alla propria automobile o tv. L’altro scenario ipotetico, senza dubbio positivo, è la reazione civica capillare, collaudata e preorganizzata, in tutti i quartieri e territori delle metropoli e dei centri urbani piccoli e grandi. Una miriade di gruppi di cittadini, di comitati, di associazioni, di interi condomini che si muove con spirito comunitario e che sa prontamente muoversi dalla base stringendosi in maniera attiva e solidale intorno ai suoi componenti come un unico organismo vivente che tutela le sue parti più deboli. Possiamo sperare che si realizzi il secondo scenario? No, solo sperare non serve. Occorrerebbe, forse, darsi da fare in prima persona, mettere in circolo le proprie capacità individuali per incontrarsi con altri "battitori liberi" e fare rete sul territorio e nei quartieri. Forse occorrerebbe attivarsi come cittadini per mettere i piedi nel piatto dell’agenda politica locale a difesa dei diritti delle persone e di uno sviluppo eco-sostenibile. Un rinnovato attivismo civico che bandisca favori personali e voto di scambio e rivendichi un miglioramento della qualità della vita attraverso la tutela dei beni comuni e degli interessi generali. Prima che un grande evento ci possa mettere alla prova forse sarebbe utile una scossa di assestamento delle coscienze per riattivare il circuito del pensiero, per svegliarsi dal pigro torpore indotto che ci spinge a non disturbare i manovratori. Una domanda, infatti, sorge spontanea: Ma se sono precarie e malate le fondamenta su cui poggia il nostro vulnerabile paese come denunciano spesso la Corte dei Conti e il Governatore della Banca d’Italia (sempre più infiltrazioni mafiose e corruzione) con i suoi effetti su Pubblica Amministrazione, Ambiente (sempre più devastato da abusivismo e cementicazione), Sanità e Giustizia, che cosa ci si può aspettare nel caso di un imprevedibile disastro ambientale? La cittadinanza attiva è una delle possibili risposte. Mettersi in moto subito assieme agli altri nella propria quotidianità avendo una maggiore consapevolezza della propria forza civica e dell’empowerment di ogni individuo, ossia di quel senso di efficacia che si avverte quando ci si rende conto di poter cambiare e trasformare una realtà ingiusta.
Domenico Ciardulli 12/03/2011 |
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
omicidio di Stato
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