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Post n°5359 pubblicato il 16 Ottobre 2011 da cile54
Gli uomini e le idee
Giova chiedersi: sono gli individui (coi loro desideri più intimi, con le loro depravazioni, con le loro debolezze e corruzioni) ad essere diventati sempre più "politici", oppure è la "politica" ad essersi sempre più adesso occupata del "privato"? Perché le mie perversioni e la mia angoscia sono oggi un fatto politico? E perché la politica è caratterizzata da perversioni, angosce, vizi e dissolutezze dei diversi uomini politici? Il problema insomma è nel singolo cittadino o nel governo della cosa pubblica?
L'attuale deriva, non solo massmediatica naturalmente, ma politica del nostro Paese fa emergere una considerazione alquanto distinta. Se è vero, infatti, che stiamo assistendo in questi ultimi tempi ad un vero e proprio catapultamento del "privato" nella sfera della vita comunitaria - la quale è governata, secondo l'antico dettato di Aristotele, proprio dalla politica - è altrettanto vero che, nella nostra Nazione, si sta verificando anche la situazione che si trova ad essere diametralmente opposta. La "politica" si va, infatti, facendo sempre più una faccenda "privata". In sostanza ci troviamo alla presenza di una duplice implicazione secondo la quale i due termini del nostro discorso (il "pubblico" ed il "privato") si fondono e si confondono a vicenda sino a diventare una sola cosa. Vista in questo modo, sembrerebbe solo una semplice contraddizione. In realtà le cose stanno diversamente. Giova chiedersi: sono gli individui (coi loro desideri più intimi, con le loro depravazioni, con le loro debolezze e corruzioni) ad essere diventati sempre più "politici", oppure è la "politica" ad essersi sempre più adesso occupata del "privato"? In soldoni: perché le mie perversioni e la mia angoscia sono oggi un fatto politico? E perché la politica è caratterizzata da perversioni, angosce, vizi e dissolutezze dei diversi uomini politici? Il problema insomma è nel singolo cittadino o nel governo della cosa pubblica?
Ad un analisi attenta si può escludere assolutamente quest'ultima ipotesi. E' stata infatti tutta una serie di eventi (stavolta sì massmediatici) che, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, ha portato alla ribalta il "privato" dapprima nei programmi televisivi, poi nella letteratura nostrana ed infine, appunto, nella politica. Il problema si trova piuttosto nel singolo cittadino. Tutto è messo in piazza oggi; anche le proprie colpe più recondite e vergognose. Tutto è sotto gli occhi di tutti. Tutto è sbandierato ed esibito ai quattro venti. Viviamo in una società dell'urlo e della sfacciataggine. La politica, dal canto suo, non ha potuto che uniformarsi a questo andazzo.
Discorso diverso è, invece, affermare che la predetta politica attuale derivi direttamente, nella sua natura, da "questa" società becera e insolente (oltre che indolente). In realtà, la politica in Italia è sempre più fatta dai politici - i quali non sono espressione diretta di nessuna società. Tuttalpiù essi sono espressioni di se stessi o delle loro consorterie e conventicole. Lo scollamento tra paese reale e potere legittimo non potrebbe essere più vistoso di quello che in effetti è. Eppure, dentro questa crasi: la politica si occupa e viene sempre più caratterizzata dal "privato". E' naturale chiedersi: perché tutto questo? Semplice: perché gli uomini politici sono uomini come tutti gli altri; come tutti gli altri che vivono dentro questa società nella quale ci troviamo oggi, tutti quanti noi, a stare. E dunque essi commettono gli stessi errori, sono soggetti allo stesso malcostume, hanno le stesse debolezze di tutti gli altri. I nostri politici non sono espressione diretta di nessuna società; ma la nostra società è responsabile dell'attuale deriva politica.
Gianfranco Cordi 12 ottobre 2011 |
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