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Messaggi del 06/09/2012

 
 

Di Pietro si è reso conto che l’opportunismo di presentare da solo i quesiti per l’abolizione avrebbe inibito la vittoria

Post n°6897 pubblicato il 06 Settembre 2012 da cile54

Referendum per riprenderci l’art. 18 e la civiltà del lavoro

La Fiom, la Federazione della Sinistra e l'Italia dei Valori lanciano la campagna la raccolta firme per ripristinare l'articolo 18 e per l'abolizione dell'articolo 8 dell'ultima manovra d'agosto di Berlusconi.

Quindi si è tornati a qualche mese fa quando Paolo Ferrero e Di Pietro, dopo l’approvazione del decreto, in una conferenza stampa comune annunciarono l’iniziativa referendaria per abolire due provvedimenti, uno varato da Monti e Fornero, l'altro dal governo che l'ha preceduto, quando il ministro Sacconi ha voluto mutilare la contrattazione nazionale e la democrazia sui luoghi di lavoro. Ecco le dichiarazione della conferenza stampa:

Paolo Ferrero
 - " Il ddl lavoro è legge: la peggiore delle leggi possibili, il governo Monti è arrivato là dove nemmeno Berlusconi era arrivato, a cancellare l’articolo 18 e i diritti dei lavoratori. Pd e Pdl, complici del governo, hanno compiuto una vera e propria nefandezza contro i lavoratori e le lavoratrici . Noi ci faremo promotori di un referendum abrogativo della riforma sul lavoro e dell’articolo 8 della manovra estiva del governo Berlusconi perché siamo convinti che la maggioranza del popolo italiano non è d’accordo con la distruzione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici."



Antonio Di Pietro - "
La riforma del lavoro del ministro Fornero è diventata legge. Ad ottobre promuoveremo un referendum abrogativo. Ci rivolgeremo ai cittadini e ai lavoratori per vedere chi ha ragione: noi o il governo Monti e la sua anomala maggioranza. Perché questa pseudo-riforma danneggia i giovani, le imprese e i lavoratori, smantella i loro diritti e non dà futuro."

Ma Il partito di Di Pietro da qualche settimana aveva già depositato, in barba alla correttezza politica verso Ferrero, alcuni dei quesiti in Cassazione replicando un'autoreferenzialità partitica e mediatica fallimentare già percorsa in occasione dei referendum per la ripubblicizzazione dell'acqua e dei servizi. Stavolta, però, ha accolto l'appello a fare un passo indietro come consigliato dalla Fiom e dallo stesso Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista. I quesiti sul lavoro saranno ripresentati nuovamente da un comitato unitario sulla base di una lavoro iniziato da mesi tra giuslavoristi, la Federazione della Sinistra, la Fiom e aree de sindacato conflittuale come l’USB. Si aspetta la decisione di SEL ma sarà difficile una concreta partecipazione, Vendola non vorrà correre il rischio di far irritare il PD dopo lo sgarro che in Sicilia i suoi hanno fatto (memori del fallimento registrato dopo Napoli e Palermo) con l’accordo tra Federazione della Sinistra, IDV, verdi e SEL a sostegno della candidatura di Fava a Presidente della Regione.

Per poter raccogliere le firme necessarie a ottobre, novembre e dicembre e quindi poter svolgere i referendum tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014, i quesiti devono essere depositati entro questa settimana.

L'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori era l'argine alla possibilità di licenziamenti politici e discrezionali mentre l'articolo 8 della "manovra d'agosto" 2011.

Lo spiega chiaramente Gianni Rinaldini della sinistra Cgil in opposizione a Camusso "L'art.8 della manovra d'agosto di Berlusconi recepisce in toto il modello Marchionne attraverso la sterilizzazione del contratto nazionale di lavoro. Ma la cosa meno conosciuta è che questo articolo, contestato dall'opposizione al governo di destra, è stata recepita dal governo Monti: con il meccanismo delle liberalizzazioni si è aperto a Italo di Montezemolo il mercato nel settore ferroviario e si è cancellata l'obbligatorietà del contratto nazionale di lavoro. Cosicché è targata Monti e non Berlusconi la prima applicazione dell'art.8, naturalmente dopo la rottura praticata da Marchionne a Pomigliano e poi estesa a tutta la Fiat. Avviare la campagna referendaria a ottobre e proseguirla fino a fine anno significa entrare nel pieno della campagna elettorale. E così ricordare ai partiti che i diritti dei lavoratori rappresentano un discrimine per la democrazia e lo saranno anche nelle urne. Chi propone un'alternativa alle destre e una discontinuità con il governo Monti deve sapere che o si impegnerà a introdurre modifiche strutturali all'art.8 e a ripristinare nella sua interezza l'art.18, oppure dovrà vedersela con i referendum."

Questa iniziativa comune dà segnali inequivocabili non solo al quadro politica a sinistra ma anche all’immobilismo della CGIL, succube del micidiale sostegno del PD alle tragiche misure economiche del governo.

franco cilenti

6/9/2012

 
 
 

Giovani che si mettono in gioco, sanno di poter contare solo su loro stessi. Sono già un passo avanti rispetto alla politica

Post n°6896 pubblicato il 06 Settembre 2012 da cile54

Quattro storie di ordinario precariato

 “L’Italia è una Repubblica fondata sulla speranza di lavoro”. Un’ipotetica assemblea costituente di giovani, oggi, il primo articolo della Costituzione probabilmente lo scriverebbe così. In cinque anni gli occupati sotto i 35 anni sono diminuiti del 20 %. Significa che sono 1.386.000 i ragazzi sotto i 35 anni che cercano un lavoro. Chi ha in tasca un diploma, una laurea o una specializzazione e non sa più a che porta bussare e chi un lavoro ce l’aveva ma lo ha già perso o prova a difenderlo con le unghie e i denti. Sono i figli che hanno la (quasi) certezza che ciò che avranno sarà meno di quello che hanno avuto i genitori, ma non solo: in questa Italia del 2012 anche essere figli minori diventa un handicap.

Basta aver avuto 19 anni nel 2008 per trovarsi laureati in un modo che nel volgere di una crisi è diventato qualcos’altro. Ed è qui la crisi si fa carne. Loro, gli “under” del 2012, hanno capito che aspettare non serve a nulla. Si mettono in gioco, sanno di poter contare solo su loro stessi. In questo sono già passo avanti rispetto alla politica.

Infermiera… a chiamata. “Settembre? Non mi preoccupa. I problemi, semmai, arriveranno a novembre”. Giulia Minì ha 23 anni ed è infermiera pediatrica professionale. La sua sfortuna è quella di essersi laureata nell’ottobre 2011, pochi giorni dopo l’ultimo concorso pubblico della Regione Piemonte: “Ho cominciato a studiare nel 2008 – racconta – nel mio campo l’assunzione era pressoché sicura. Oggi invece non si fanno più concorsi, gli ospedali utilizzano al limite le risorse esistenti e quando hanno bisogno di personale chiamano le agenzie interinali”. Giulia è dipendente di un’agenzia interinale e oggi lavora all’ospedale di Chieri, vicino a Torino, con un contratto in scadenza a fine ottobre: “È sempre così. Un mese, poi tre mesi e forse altri tre. Se lavori lo sai il giorno prima per quello seguente. Costiamo poco e siamo subito disponibili”. Difficile sognare una carriera, ma Giulia e altri colleghi si sono inventati Sa.iped, uno studio associato per servizi di infermieria pediatrica sul territorio: “Una bella esperienza – racconta – anche perché è una delle prime in Italia. Certo abbiamo un bel po’ di spese, ma se funzionasse…”.

“Fuggo all’estero per vivere”. Elena De Marco ha 25 anni, Reggio Emilia, laurea in lingue alla Cattolica di Milano e un master al “Sole 24 Ore” in economia del turismo. Ha passato l’estate a mandare curriculum e dopo i tanti rifiuti ha scelto di partire per l’estero, dove le offrono un contratto a tempo indeterminato, formazione e sicurezza: “Io vorrei costruire il mio futuro in Italia – dice Elena con un mezzo sorriso – ma mi sono rassegnata. Qui non ti puoi mantenere fuori casa. Le poche offerte che ho avuto sono stage non retribuiti. Mi mantengo da quando ho 19 anni e non posso permettermi di pesare sulla mia famiglia. Per questo devo fare le valigie”. Non è questione di partire all’avventura o fare altre esperienze, Elena crede nel suo lavoro, in quel futuro che si è scelta e vorrebbe poterlo realizzare nel suo Paese. Ma non è possibile: “Ho fatto quindici colloqui all’estero e ora ho quattro offerte. Qui zero. Sì lo ammetto, fuggo per avere un po’ di sicurezza: fuori dall’Italia non si ha mai quella sensazione da ‘oh mio dio adesso cosa faccio’, a 25 anni posso costruirmi un futuro”.

“Impossibile l’asilo nido per mio figlio”. A settembre mi piacerebbe poter iscrivere Carlo all’asilo nido. Ma credo che non sarà possibile”. Angelo Buonomo, 23 anni laureando in scienze politiche, papà di un bimbo di due anni, tenta di sbarcare il lunario con lo stipendio da operatore di call-center, di 350 euro (al mese) lordi. La sua compagna, per fortuna, ha un lavoro da dipendente ma per il momento il matrimonio è un lusso al quale non possono neppure pensare. “Più che settembre mi spaventa ottobre quando riceverò il compenso di agosto – confida Angelo – Più o meno 50 euro, avendo lavorato solo 6 giorni in tutto il mese”. Cinema, pizza, a volte anche il caffè al bar sono extra da bandire. Lo racconta durante la sua pausa di 15 minuti tra una telefonata e l’altra dell’attività di telemarketing che svolge a Napoli. “Tra poco riprendono anche gli esami all’università. Lo studio mi permette di avere almeno un traguardo da raggiungere, che purtroppo non vedo nel lavoro”. E poi c’è sempre il sogno dell’asilo nido per Carlo.

“Insegnare resta un sogno”. Paola Bucciarelli, 30 anni una laurea in Storia contemporanea, disoccupata dell’esercito degli aspiranti insegnanti. Settembre per lei rappresenta una debole speranza perché dopo aver superato il primo passaggio dei test di accesso all’insegnamento, Paola sta studiando per le altre prove. Vive con i genitori a Sezza, in provincia di Latina e preferisce accantonare il pensiero del suo futuro anche come madre. “Hanno trovato un modo naturale per scoraggiare le nascite in Italia”, ironizza mentre racconta del suo curriculum lavorativo: progetti a termine, periodi senza lavoro, assistente sugli scuola bus ed una serie sterminata di collaborazioni. “Fare un lavoro che non ti piace, precario e sottopagato è un mix micidiale”. Da due anni Paola è impegnata nel progetto Cgil “Giovani non più disposti a tutto”. Dice che l’aiuta a pensare che in qualche modo, stando insieme, qualcosa possa cambiare.

Stefano Caselli

Emiliano Liuzzi

Elisabetta Reguitti

5/7/2012 www.ilfattoquotidano.it

 
 
 

Un minore ha diritto ad essere protetto dal Paese in cui sbarca, ma il governo non permette l'operare a loro favore

Post n°6895 pubblicato il 06 Settembre 2012 da cile54

I DIRITTI DEI MINORI MIGRANTI

LETTERA APERTA

Stimato Ministro Cancellieri,

mi corre il dovere di indirizzarle queste lettera aperta nella speranza di ottenere finalmente per la nostra organizzazione l'autorizzazione a svolgere il nostro lavoro in favore dei minori stranieri non accompagnati che, con regolarità, sbarcano a Lampedusa. Con minor clamore mediatico dell'estate scorsa, infatti, forse dovuto anche al fatto che il Governo tecnico di cui lei fa parte è sostenuto da quasi tutte le forze parlamentari, continuano sull'isola gli sbarchi dei migranti.

Tra questi, come lei certamente sa, ci sono molti minori non accompagnati che, anche per le pressioni delle organizzazioni in loro difesa, fino alla passata stagione gestita dal Ministro Maroni, venivano tenuti separati dagli adulti e ospitati presso un centro solo per loro, la ex base Loran, nella quale la nostra organizzazione forniva assistenza legale in caso di domanda di asilo, o ricongiungimento.

Da qualche mese non è più così, ed i minori sono tornati a dover convivere con gli adulti presso il centro di contrada Imbriacola. In questa situazione è doveroso esprimerle la nostra profonda preoccupazione per le carenze del sistema d'accoglienza e protezione dei minori migranti a Lampedusa, a cui viene negata un'assistenza adeguata, sia dal punto di vista sanitario che psicologico e legale, costringendoli per di più ad una promiscuità inaccettabile con gli adulti, privandoli oltretutto della libertà a cui avrebbero diritto. Tanto per fare un esempio, di cui lei certamente coglierà le implicazioni, ci sembrano inadeguate le procedure d'accertamento dell'età dei migranti tunisini prima del loro trasferimento per riportarli in patria. Un minore, infatti, in quanto tale, ha diritto ad essere protetto dal paese in cui sbarca, ma per determinare il suo status sono necessari controlli accurati. La nostra organizzazione ha più volte richiesto di poter tornare a operare a Lampedusa e non ha mai ricevuto l'autorizzazione dal suo Ministero. Eppure il lavoro di informazione giuridico-legale ai minori migranti è più che mai necessario, come abbiamo potuto rilevare in questi mesi, avendo portato avanti le pratiche a 30 minori giunti l'anno scorso a Lampedusa, molti dei quali diventati maggiorenni nel corso dell'anno.

Le chiediamo dunque di dare un segnale di civiltà giuridica autorizzando la nostra organizzazione a poter operare in favore dei diritti di questi bambini. Come di sua conoscenza, infatti, il problema assistenza ai minori è complesso e la politica migratoria del nostro Paese sembra ancora ferma all'idea che un giorno o l'altro tutte queste persone decideranno di non sbarcare più in casa nostra. Non è così evidentemente, e bisognerebbe assumere un orizzonte degli eventi inclusivo dell'idea che la globalizzazione significa non solo circolazione delle merci e dei capitali ma anche delle persone. Noi abbiamo, nei mesi scorsi, voluto contribuire a questo cambio di visione attraverso incontri di formazione per 600 operatori preposti alla tutela e all'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, per i quali abbiamo fornito le nozioni di base, di livello europeo ed internazionale, affinché nel loro lavoro potessero assicurare un'adeguata tutela ai minori a loro affidati. Per questo abbiamo predisposto una guida consultabile al link www.terredeshommes.it/guida-giuridica-per-operatori/index.html. Stimato Ministro. Nonostante il numero dei minori giunti a Lampedusa sia molto inferiore a quelli dell'anno scorso e l'atteggiamento delle istituzioni locali sia migliorato, ribadiamo che non sono state prese adeguate misure per avvicinare il nostro sistema d'accoglienza agli standard richiesti dalle convenzioni internazionali e dalle stesse leggi italiane per la protezione dei minori.

Se saremo dunque messi in grado di svolgere il nostro lavoro, lo faremo dando il nostro pieno appoggio e disponibilità all'amministrazione del sindaco Giusi Nicolini per cambiare il più rapidamente possibile questa insostenibile situazione che espone il nostro Paese anche alle critiche della comunità europea ed internazionale. Non sfugge a nessuno, infatti, che oltre ai parametri econometrici, agli indici di Borsa, agli spread, esistono anche altri parametri su cui calcolare la «tenuta» e la serietà di un sistema, e noi pensiamo che il rispetto delle convenzioni internazionali in materia di diritti dei minori siano tra questi.

Raffaele K. Salinari

Presidente Terre des Hommes

5/9/2012 www.ilmanifesto.it

 
 
 
 

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(Gianni Rodari)

 

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G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

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