Creato da socialismoesinistra il 28/06/2008
Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

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SULLA RIFORMA DEL SENATO, di Renato Costanzo Gatti

Post n°396 pubblicato il 08 Aprile 2014 da socialismoesinistra

Per affrontare questo tema occorre che ci si ponga in apertura l’elenco delgli obiettivi che si vogliono raggiungere. Elenco quelli che secondo me sono primari:
1. Dare efficienza all’iter legislativo;
2. Garantire i diritti delle minoranze
3. Difendersi dalla dittatura dell’esecutivo
4. Difendersi dal cesarismo
5. Risparmiare spese.

Ritengo inoltre estremamente utile le osservazioni fatte da Zagrebelsky soggetto di cui ammiro la competenza e l’obiettività (corroborata dal fatto che recentemente è entrato in conflitto – culturale – con Scalari) e di Rodotà.
Riporto quindi le osservazioni di Zagrebelsky:
“L’insieme, sottolineo l’insieme, mi pare configuri, come si usa dire una fuoriuscita dalla Costituzione. I Senati devono corrispondere ad una esigenza di precauzione e dato che la democrazia pensa ai tempi brevi, i Senati dovrebbero servire ai tempi lunghi: dovrebbero essere conservatori del futuro. Il Senatore dovrebbe essere sottratto all’opportunismo indotto dalla ricerca della rielezione ed il Senato dovrebbe avere un ruolo importante sugli argomenti etici, di politica estera e militare, di politica finanziaria che gravano sul futuro. Altro compito potrebbe essere quello del controllo preventivo sulle nomine nei grandi enti dello Stato”.
Osserva Rodotà:
“se una sola delle Camere ha la competenza sulla fiducia e sui bilanci, per evitare di modificare gli equilibri costituzionali occorre dare al Senato poteri sulle leggi costituzionali, le grandi leggi di principio, l’attività di controllo e inchiesta parlamentare. E poi un Senato eletto direttamente dai cittadini con il proporzionale. Un Senato di garanzia è ancor più necessario se si sceglie per la Camera una legge ipermaggioritaria come l’Italicum. Altrimenti un partito con poco più del 20% rischia di diventare dominus dell’intero sistema”.

Insomma che ci sia il pericolo che il cesarismo di Renzi si traduca nella realizzazione del progetto di Licio Gelli di un paese a conduzione monocratica, non si possono prendere sottogamba le riserve di Zagrebelsky e di Rodotà. Occorre anche uscire dalla facile propaganda che recita Renzi vuole eliminare il Senato.
Prendo quindi in esame il disegno di legge costituzionale, tralasciando le funzioni del futuro Senato quale Camera delle Regioni (che mi pare uno scopo sempre indicato e condiviso) limitandomi alle previsioni del ruolo del Senato nell’iter legislativo.
Secondo l’articolo di Giuseppe Franco Ferrari sul Sole di Sabato 5 Aprile, il Senato avrebbe, in una non digeribile complicazione e confusione, cinque diversi tipi di competenze nella approvazione delle leggi.

• Primo tipo: nessuna competenza. Il solo voto della Camera è sufficiente ad approvare le leggi salvo i casi che seguono;
• Secondo tipo: leggi costituzionali e modifiche della Costituzione. Rimangono le stesse attribuzioni attualmente spettanti, ovvero doppia lettura da parte dei due rami del Parlamento ed eventuale complicato ricorso al referendum senza l’approvazione dei due terzi
• Terzo tipo: a richiesta di un terzo dei membri del Senato, il Senato può proporre proposte di modifica ad un testo di legge approvato dalla Camera. La Camera approva in via definitiva anche dissentendo dalle proposte del Senato.
• Quarto tipo: su materie espressamente elencate relative a interessi internazionali, europei e finanziari o coinvolgenti il sistema delle autonomie, la Camera può scavalcare le richieste del Senato solo a maggioranza assoluta dei componenti
• Quinto tipo: si applica alle legge di bilancio e al rendiconto consuntivo, in cui la maggioranza assoluta alla Camera per superare le richieste del Senato è necessaria soltanto quando il Senato abbia votato a sua volta a maggioranza assoluta.
• Sesto tipo di procedimento con riduzione dei termini è previsto per i disegni di legge di conversione dei decreti-legge.

Le procedure sono decisamente macchinose e difficili da spiegare al cittadino comune, ma occorre anche osservare che molte delle perplessità di Zagrebelsky e Rodotà ricevono in questo contesto una risposta. Vedasi l’immutato iter per le leggi costituzionali e le modifiche alla Costituzione; l’esame di materie relative a interessi internazionali, europei e finanziari o coinvolgenti il sistema delle autonomie che sono sottoposte ad una doppia lettura etc.
Non si può tuttavia non osservare che l’esigenza di un voto a maggioranza assoluta della Camera per superare le osservazioni del Senato (quarto tipo) va coniugato con il premio di maggioranza previsto dalla riforma elettorale di Renzi. Forse una forma di maggioranza qualificata sarebbe di maggior tutela, anche se potrebbe rivelarsi paralizzante nell’iter legislativo.
Sarebbe invece il caso di pensare di inserire all’art. 70 oltre alle materie relative a interessi internazionali, europei e finanziari o coinvolgenti il sistema delle autonomie anche le materie interessanti i diritti dei cittadini.
Sarebbe anche il caso, a mio parere, di concedere al governo la possibilità di chiedere un numero massimo fisso di voti di fiducia nel corso di un anno solare.
Da ultimo va osservato che i membri del Senato, tranne quelli nominati dal Presidente della Repubblica, sarebbero membri eletti, non al Senato, ma alle istituzioni di provenienza.
Dopo queste osservazioni penso che il discorso sulla riforma del Senato possa essere più serena e ponderata.

 

Renato Costanzo Gatti

 

 
 
 
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