Creato da socialismoesinistra il 28/06/2008
Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

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Post N° 54

Post n°54 pubblicato il 19 Gennaio 2009 da socialismoesinistra

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO DELL'ASSOCIAZIONE

"NUOVA SINISTRA PER IL SOCIALISMO"

(Parte 1) 

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L'Associazione "Nuova Sinistra per il Socialismo" nasce su iniziativa di un gruppo di compagni provenienti dall'area storica del Socialismo italiano. Sede operativa di incontri, riflessioni e dibattiti politico-culturali, aperta a tutti i contributi esterni e libera da vincoli partitici, l'Associazione ha per scopo il rilancio dei valori ideali dell’umanesimo socialista nella consapevolezza che la crisi dei valori etici, politici, economici, giuridici, estetici ed esistenziali ha raggiunto oggi un così alto livello critico da imporre all’umanità l’esigenza di affermare nuovi valori attraverso nuove forme di vita sociale entro le quali far germogliare modi di pensare e di essere votati universalmente alla creazione del bene comune e alla felicità di ogni singolo uomo.

Di fronte ai pericoli da tempo avvertiti da vasti settori dell'opinione pubblica mondiale di una avanzante "crisi di civiltà” - caratterizzata da aspri contrasti d'ogni genere e grado tra continenti, nazioni, popoli e classi, da crescenti disuguaglianze materiali e culturali, da condizioni di vita fortemente precarie, stressanti e alienanti, da frequenti e sempre più ampi conflitti sociali e politici, dalla instabilità degli equilibri internazionali e dall'incessante ricorso alla guerra - solo l’avvio di una profonda trasformazione dell'attuale ordinamento sociale, attraverso la concreta affermazione dei principi fondanti di libertà, uguaglianza, pace e solidarietà propri del Socialismo democratico, può impedire che tale crisi si trasformi per il genere umano in nuova barbarie.

Ne consegue che la risposta ai problemi del mondo contemporaneo non può provenire soltanto dalla cultura che tuttora permea il pensiero e la prassi dell'Occidente capitalistico, né da quella, pur ricca di conquiste, che ha contrassegnato la nascita e lo sviluppo del movimento operaio novecentesco. Entrambe hanno in comune una filosofia politica basata su principi di mera razionalità economica, essenzialmente industrialistica e produttivistica, che, se da un lato ha significato un considerevole aumento di ricchezza materiale e maggior dominio dell'uomo sulla natura, dall'altro ha prodotto spreco e distruzione di risorse, conflittualità sociali, oppressioni di classi su altre classi, di popoli su altri popoli, guerre e violazione sistematica dei diritti umani e negazione di libere individualità

Occorre, pertanto, concorrere alla formazione di una nuova cultura politica sulla base di un pensiero critico che aiuti a rimuovere i veli che occultano le cause di fondo della crisi che investe l'attuale assetto socio-economico e che rischia di degenerare in una crisi di civiltà. Un pensiero critico capace di disvelare quel che il pensiero "ufficiale", correntemente imperniato su una percezione della realtà che procede di evidenza in evidenza, non lascia intravedere dietro le apparenze, dietro i fenomeni della storia contemporanea - come lo Stato moderno, il mercato mondiale, la rivoluzione delle tecnologie informatiche e comunicative, le nuove composizioni sociali postfordiste - e dietro l'ideologia del "pensiero unico".

Essenziale diventa la critica delle mediatiche e surrettizie operazioni di occultamento della realtà che riguardano sia i processi della vita materiale che la manipolazione delle coscienze. Occultamento che costituisce per molti versi la diversità specifica del presente storico rispetto alle precedenti fasi storiche di sviluppo della società borghese-capitalistica.

A differenza delle società del passato, quella odierna risulta, infatti, essere guidata da un'unica forza motrice: l'economia di mercato, la cui logica arriva a condizionare in maniera decisiva ogni aspetto della vita relazionale e individuale; e dove i valori del mercato, della crescita, della gerarchia e del merito di chi è più "veloce", diventati senso comune, determinano la prassi dell'agire umano. Predomina ormai incontrastata la cultura dell'impresa nel quadro di una società civile dove ogni atto, pubblico o privato che sia, si compie secondo modalità e finalità che non siano in contraddizione o compromettano la solidità e la funzionalità delle strutture economiche di base.

Si tratta di un modello di società mercantile la cui razionale ineluttabilità non è mai stata dimostrata da nessuno: è stata accettata in quanto socialmente imposta dalle classi dominanti, con un dogmatismo al cui confronto le superstizioni medioevali appaiono modelli di spirito critico. Un modello che, nel mentre sviluppa al massimo le forze produttive attraverso un crescente impiego di risorse materiali e sociali, non provvede alla ripartizione di quanto si produce a beneficio di tutti, ma solo di una minoranza; che, dando più importanza al gadget che ai valori spirituali della vita, crea danni ambientali, morali, psicologici ed esistenziali. Due i paradigmi di tale modello: mercato e tecnica. Tre i parametri teorici di riferimento: incremento del PIL, produttività, competitività. Il tutto subordinato alla massima redditività delle imprese.

Avendo per scopo finale non i reali bisogni degli uomini ma la realizzazione di profitti monetari, il sistema capitalistico è di per sé nocivo anche sul piano strettamente economico. Si pensi all'esclusione dal gioco della domanda e dell'offerta di merci e servizi di varie regioni del mondo dove molti bisogni di mera sopravvivenza - di nutrimento, d'igiene e di assistenza medico-sanitaria, nonché di natura culturale e spirituale - da parte di centinaia di milioni di abitanti del pianeta Terra, rimangono insoddisfatti.

Cosicché, pur avendo la capacità potenziale di produrre quanto necessario a coprire i bisogni dell'umanità intera, l'economia capitalistica crea I'inedita situazione storica di una miseria che non dipende dalla scarsità globale di beni d'uso sociale e da una insufficienza di strumenti di produzione. Quantunque possegga una prodigiosa base tecnica e scientifica, essa condanna alla fame e alla miseria milioni di esseri umani, quando invece la potrebbe utilizzare non più in un mondo dominato dalla concorrenza per fini di profitto, ma in un mondo fondato sull'uguaglianza, sulla solidarietà e sulla cooperazione pacifica tra tutti i popoli della Terra.

Estraneo a tutte le altre istanze provenienti dalla società civile, regolato da specifici e autonomi criteri di funzionamento gestionale che lo separano da altre sfere sociali, e come tale fondamentalmente autoreferenziale, il sistema produttivo nella sua forma capitalistica è di fatto un'economia asociale che mortifica la vera libertà dell'uomo che consiste nel pieno e autonomo sviluppo della propria individuale e creativa personalità in termini di crescita culturale, morale e spirituale. L'uomo della società contemporanea rischia, infatti, di diventare uno schiavo dell'economia. Se non ha un lavoro, afflitto com’è dalla paura della dequalificazione, del licenziamento, dell'esclusione e dell'emarginazione, è assorbito dalle esigenze di carriera, dallo sforzo di adattarsi a continue innovazioni tecnologiche spesso peggiorative delle proprie condizioni di vita e di lavoro. Se, nella migliore delle ipotesi, occupa una posizione di rango sociale elevato (in termini di reddito, di professionalità e di sicurezza del lavoro), l'"economico" ne fa un individuo dagli interessi rivolti esclusivamente al successo personale, alla prevaricazione dell’”altro", all’accumulazione di denaro e di potere.

Sul piano antropologico, il risultato è devastante: l'uomo, spogliato del suo patrimonio di tradizioni, memorie e simboli, obbligato a vivere in funzione della produzione, del consumo e degli affari, è ridotto, per la prima volta nella storia, ad una miseria morale e spirituale, senza altre mete che non siano quelle economiche nel senso più spiritualmente povero del termine. E ciò, paradossalmente, quando l'attuale livello tecnico e scientifico, con l'automatizzazione crescente nei processi produttivi, potrebbe determinare un profondo cambiamento qualitativo, non solo nell'ambito dell'organizzazione sociale del lavoro, ma anche nelle condizioni di vita in generale. Riducendo, infatti, i tempi medi di lavoro socialmente necessario, un nuovo sistema socio-economico non più fondato sulla produzione di valori di scambio monetari e sulla molla egoistica del profitto, ma sulla produzione di beni d'uso sociale, funzionali cioè ai reali bisogni della società umana, potrebbe creare le condizioni oggettive per una società del "tempo liberato", in cui ogni singolo uomo o donna avrebbe la concreta possibilità di dedicare il tempo di non-lavoro allo svolgimento di attività ricreative, culturali e spirituali, ad elevamento della propria individualità.

Si pone quindi l'esigenza di interpretare il mondo facendo leva su nuovi parametri di riferimento teorici e culturali che aiutino a contrastare gli imperativi morali di un sistema sociale la cui etica induce l'uomo, interamente sottomesso al totalitarismo dell'economia di mercato, a pensare e ad agire secondo le coordinate del reddito e del consumo.

Memore di ciò che di positivo ancor oggi rimane dell'esperienza storica del movimento operaio novecentesco, l'Associazione pone tuttavia l'accento sulla necessità di avviare una profonda revisione critica dell'idea di Socialismo prevalsa nel secolo XX e che tuttora permea di sé il giudizio sia di chi l’ha ripudiata, sia di chi pensa di riabilitarla senza mutarne la sostanza. C'è chi associa, infatti, tale idea alla gestione pubblica (statuale) dell'economia, e chi la identifica con la modernizzazione e la razionalizzazione della società capitalistica senza intaccare i rapporti sociali di potere tra le classi, ignorando che in tal modo si perde di vista la natura dialettica della stessa modernizzazione, che è sempre, ad un tempo, razionalizzazione della società industriale-capitalistica e riproduzione costante di contraddizioni e relativi conflitti sociali.

Per tornare a parlare con convinzione ed autorevolezza di Socialismo, netto deve essere il rifiuto di chi identifica ancora l'avvento di una societa socialista con l'adozione di criteri normativi, sia teorici che pratici, propri di una concezione statalistica del potere basata sulla centralizzazione o sul controllo pubblico dell'economia. Sotto questo profilo, le due uniche esperienze storiche giunte a compimento, quella del comunismo sovietico e quella socialdemocratica, sono risultate fallimentari. Si è trattato di due diversi modi di realizzare il Socialismo in netto contrasto con I'idea di una società di liberi ed uguali, antiautoritaria, articolata in forme di democrazia diretta, nel quadro di una organizzazione economica finalizzata alla produzione di valori d'uso e regolata secondo il principio "a ciascuno secondo i suoi bisogni, a ciascuno secondo le sue capacità".

E in ragione di tali premesse che l'Associazione si pone il compito di ridefinire, innovandoli, i tradizionali ed inalienabili principi socialisti di libertà, uguaglianza e solidarietà. A tal fine, occorre una rielaborazione teorica dell'idea di Socialismo per un'azione politica e culturale tesa a contrastare, a tutti i livelli, l'invadenza e l'insolenza della cultura ufficiale convinta di aver fatto terra bruciata delle idee socialiste. Una nuova rielaborazione teorico-pratica che, partendo dall'analisi concreta della realtà del nostro tempo caratterizzata dai vorticosi e contraddittori processi di globalizzazione dell'economia, miri sul piano strategico alla costruzione di un modello di crescita - economica, culturale e civile - qualitativamente alternativo a quello neo-liberista secondo indirizzi ed obiettivi che aprano democraticamente la via ad una società autenticamente socialista.

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L’Associazione considera il principio della laicità dello Stato e della libertà nelle professioni religiose, affermato dalla Costituzione, un valore di riferimento a cui ispirare la propria azione politica, ed intende perseguire la  effettiva affermazione del principio di legalità, nel quadro dei valori costituzionali, quale elemento fondamentale di una riforma democratica dello Stato che restituisca ai cittadini della Repubblica la certezza nella legittimità, nella imparzialità, e nella correttezza della sua attività amministrativa ad ogni livello.
L'Associazione SocialismoeSinistra fonda la propria azione politica sulla convinzione che la crisi delle economie dei paesi sviluppati abbia assunto i caratteri di una crisi di sistema, tale da incrinare la fiducia collettiva in un futuro caratterizzato dai livelli di garanzia sociale finora conosciuti, e cancellare l’egemonia delle idee-forza liberiste, neoconservatrici e tecnocratiche attorno a cui l’Occidente ha consolidato gli equilibri di potere responsabili dei processi economici, finanziari e sociali oggi entrati in crisi.
L'Associazione SocialismoeSinistra ritiene che la Sinistra italiana debba necessariamente ripensare la propria impostazione culturale e programmatica rispetto alla profondità della crisi che sta coinvolgendo il capitalismo a livello globale, recuperando appieno una concezione del riformismo socialista fondata sulla affermazione della superiorità del momento della decisione politica rispetto alla centralità degli interessi del mercato, nuovamente proiettata a perseguire una trasformazione strutturale degli assetti economici e sociali, ed in grado di individuare un diverso modello di sviluppo, diversi parametri di riferimento della qualità della vita della società, e nuove regole di controllo sociale delle variabili economiche.
L'Associazione SocialismoeSinistra ritiene quindi che questo nuovo percorso politico passi attraverso una ristrutturazione di tutta la Sinistra essendo evidente che la straordinarietà della crisi implica il superamento della distinzione tra coloro che provengono dalle file del socialismo europeo e chi si è finora riconosciuto in esperienze politiche nominalmente più radicali.
L'Associazione SocialismoeSinistra si costituisce al fine di rendere possibile questo grande progetto di ricostruzione della Sinistra italiana,  di rinnovamento democratico della società e di riforma dello Stato. (Art. 2   dello Statuto dell'Asso- ciazione SocialismoeSinistra )

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