Creato da socialismoesinistra il 28/06/2008
Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

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La fine della democrazia rappresentativa

Post n°202 pubblicato il 19 Giugno 2009 da socialismoesinistra




 

Domenica 21 e Lunedì 22 Giugno gli italiani sono chiamati di nuovo alle urne per un Referendum che vorrebbe introdurre delle modifiche alla legge elettorale in vigore.
I partiti della maggioranza o non hanno dato indicazione di voto o si sono espressi in modo contrario, ma nel PDL il Presidente del Consiglio Silvio  Berlusconi ha detto che andrà a votare e che voterà SI. Nell’opposizione in Parlamento il fronte del SI è appoggiato solo dal Partito Democratico, che cavalca con forza  le modifiche alla legge elettorale  contenute in
questo Referendum, rompendo apertamente con le posizioni astensioniste o contrarie degli altri partiti dell’opposizione (IDV, Lista Bonino-Pannella e UDC). Fuori del Parlamento sono apertamente contrarie le due liste della sinistra, Sinistra e Libertà e Rifondazione/ Comunisti Italiani, che invitano gli italiani all’astensione per abbassare il quorum per far fallire il Referendum.  Ma esattamente di che si tratta?

Per la verità già a Marzo il compagno Renato Gatti su questo stesso Blog,  aveva affrontato già l’argomento nel suo “Cominciamo a parlare di referendum”  gettando le basi per un ragionamento comune e indicando i rischi di un’abrogazione parziale della legge in vigore, ma credo sia il caso di riparlarne oggi.

Perché   la  situazione  politica  cambia  di continuo  e  perché  si  sono   formate nuove liste di   Partiti   che sono   contrari,   perché  è sorto  un  “Comiato   del  no al Referendum  elettorale e Amici della Costituzione”  (http://comitatonoalreferendumelettorale.blogspot.com),   perché il Referendum è tra due giorni.

Ma soprattutto perché si sentono strane voci, un’aria di preoccupazione intorno a questa consultazione referendaria, come il “Comiato del no al Referendum elettorale” che dice che “il vero risultato giuridico del referendum sarebbe quello di consegnare il Paese al solo partito che avesse un voto in più di ciascun altro, attribuendogli più della maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento: con appena il 30 % o il 20% dei voti avrebbe il 54% dei seggi alla Camera.” E c’è di più perché andando avanti si legge che “un siffatto sistema elettorale viola la Costituzione, e deve essere rifiutato: il referendum deve fallire, attraverso la non partecipazione al voto o il rifiuto della scheda, per impedire la cancellazione della democrazia parlamentare e per rendere possibile una riforma elettorale che restituisca la parola ai/alle cittadini/e”. 
Sinceramente sentire che un Referendum elettorale possa violare i principi della Costituzione mi preoccupa. Forse ascoltando qualche altra voce, questa affermazione si ridimensiona. Eppure anche l'Associazione ''Salviamo la Costituzione'', presieduta dall'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che la Costituzione la conosce bene, in un documento del proprio Consiglio direttivo conferma la valutazione negativa: ''La vigente legge elettorale -afferma il documento- espropria gli elettori del diritto di scegliere i propri rappresentanti e affida alle segreterie dei partiti il potere di nominarli dall'alto ; rompe il rapporto tra gli eletti, il territorio e le comunita' locali; riduce drasticamente il pluralismo politico e quindi la rappresentativita' delle istituzioni; premia eccessivamente la lista o la coalizione piu' forte. Si tratta dunque di una legge che per molti versi contrasta con i principi e i valori di democrazia e liberta' della nostra Costituzione repubblicana, come la Corte costituzionale ha rilevato nella motivazione della sentenza con la quale ha dichiarato l'ammissibilita' del referendum''. Continuo ad essere preoccupato.

Personalmente sono contrario al meccanismo della legge elettorale in vigore, come sappiamo definita dal suo stesso autore una “porcata”. Sono contrario perché ha consegnato il Paese al Centro Destra e perché ha cancellato i partiti storici della sinistra. Credo anch’io che la legge vada cambiata al più presto ma soltanto tornando al Sistema Proporzionale, che garantiva la corretta rappresentazione in Parlamento del Paese reale,  delle sue differenze di opinione e i suoi bisogni concreti. Laddove esiste ancora, per esempio nelle elezioni europee, che pure hanno uno sbarramento, ha fatto uscire chiaramente la volontà dell’elettore e la sua capacità di scelta. Tornare a rispettare il voto espresso dai cittadini, le singole opinioni delle differenti comunità che compongono la nostra penisola é il solo modo di ripristinare il corretto funzionamento della democrazia. Perché il solo modo corretto per cambiare le cose é cambiarle tutti insieme.

Eppure il Referendum di Domenica 21 e Lunedì 22 Giugno non va in questa direzione, anzi conferma esattamente lo stesso sistema maggioritario in vigore con il premio di maggioranza e lo sbarramento. Questo sistema elettorale ha permesso a Silvio Berlusconi e alla sua maggioranza di arrivare al governo e di restarci a suo piacere. Modificarla solo per renderla più restrittiva e più utile ai partiti più forti, vuol dire consegnare loro il governo del Paese per un tempo illimitato, senza poter tornare indiero. Capisco che possa sembrare strano, detto in questi termini, ma c’è proprio scritto questo nella posizione ufficiale sul sito del Comitato Promotore del Referendum (http://www.referendumelettorale.org/).
La questione è seria e io mi sono documentato. Sono voluto entrare anche nel merito delle affermazioni del comitato referendario. Le riporto di seguito. Per correttezza i motivi che mi inducono a non essere d’accordo con le modifiche proposte riguardano prevalentemente i quesiti 1 e 2, li ho scritti accanto alle affermazioni del Comitato Promotore del Referendum, che cito:

1)    “Se vincono i Sì, scompariranno le coalizioni di partiti”. Questo vuol dire innanzitutto che se vincessero i Sì, cadrebbero i presupposti della politica come dialogo, confronto, ricerca di un punto d’incontro tra idee diverse per elaborare una politica ampia e condivisa. Il pluralismo verrebbe da un giorno all’altro abrogato d’ufficio e la possibilità di permeare la politica di governo con le istanze dal basso, coi bisogni delle minoranze e di tutti coloro che non hanno una voce non avrebbe più un suo spazio parlamentare.


2)     “Si realizzerà anche in Italia il bipartitismo” “Senza coalizioni, la soglia di accesso a Camera (4%) e Senato (8%) diventerà uguale per tutti e il premio di maggioranza non potrà più andare alla coalizione ma solo alla lista che avrà ottenuto più voti”. Questo vuol dire che se vincessero i Sì, in Italia si aprirebbe la strada a una concezione della politica come affermazione del più forte, del leader e del gruppo di potere capace di essere eletto spendendo più degli altri e del potere politico come gestione diretta ed esclusiva dei gruppi economici più forti e più scaltri, che non avrebbero certo bisogno di confrontarsi con le istanze dei lavoratori e degli sfruttati. Se potranno competere solo due grandi partiti, potranno farlo evidentemente solo quelli che saranno in grado di concentrare gli interessi economici maggiori in poche mani, quindi solo due partiti col minor grado di conflittualità possibile coi gruppi di potere padronali più o meno grandi. Il cammino ideale verso un mondo migliore, la partecipazione di tutti gli sfruttati alla vita democratica del Paese, il dovere quotidiano della politica di ascoltare le istanze dal basso, l’idea stessa della Sinistra che ha percorso tutto il Novecento verrebbero definitivamente eliminate.

Per tutto questo io rigetto con forza il Referendum di Domenica 21 e Lunedì 22 Giugno. Non condivido l’obiettivo di questo Referendum, la formulazione dei quesiti esposti e soprattutto gli obiettivi politici che nel caso della vittoria del SI stravolgerebbero in modo irreparabile le regole della democrazia parlamentare in questo Paese, già troppo compromesse.  Rigetto questo ma, ci tengo a precisare, da compagno socialista impegnato nella difesa dei diritti civili e del lavoro credo nello strumento referendario in quanto tale. Senza il Referendum l’Italia non sarebbe stata una Repubblica, per le famiglie non ci sarebbe stato il diritto al  divorzio, per le donne il diritto di abortire, per i lavoratori la possibilità di dare battaglia per il mantenimento dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.


Per questo voglio dire:

•    a chi si definisce socialista orgoglioso delle battaglie coraggiose del Socialismo e della strada democratica percorsa sempre col consenso dei cittadini di credere alla ricostruzione della Sinistra e di far fallire il Referendum
•    a chi si definisce comunista e vuole cambiare le cose attraverso le battaglie democratiche di credere nella ricostruzione della Sinistra e di far fallire il Referendum
•    a chi si definisce di sinistra e vuole fare valere i diritti di chi non ha voce insieme con la sua di credere nella ricostruzione della Sinistra e di far fallire il Referendum
•    a chi si definisce democratico e si riconosce nella politica di base del Partito Democratico di difendere le regole attuali della competizione elettorale contro i pericoli dell’avanzata delle destre, per costruire un nuovo Centro Sinistra e per questo
di far fallire il Referendum
•    a chi si riconosce nelle battaglie civili dei Radicali di difendere il diritto di ognuno di noi di decidere della propria vita e per questo  far fallire il Referendum
•    a tutti quelli che mi stanno leggendo e che si riconoscono nei valori della nostra Costituzione di difenderla facendo fallire il referendum perché non finisca la democrazia rappresentativa in questo Paese, perché nella nostra Costituzione é scritto all' articolo 1:

« L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. »

 


Marco Zanier

Federazione Romana del Partito Socialista- Responsabile Cultura


 
 
 
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L’Associazione considera il principio della laicità dello Stato e della libertà nelle professioni religiose, affermato dalla Costituzione, un valore di riferimento a cui ispirare la propria azione politica, ed intende perseguire la  effettiva affermazione del principio di legalità, nel quadro dei valori costituzionali, quale elemento fondamentale di una riforma democratica dello Stato che restituisca ai cittadini della Repubblica la certezza nella legittimità, nella imparzialità, e nella correttezza della sua attività amministrativa ad ogni livello.
L'Associazione SocialismoeSinistra fonda la propria azione politica sulla convinzione che la crisi delle economie dei paesi sviluppati abbia assunto i caratteri di una crisi di sistema, tale da incrinare la fiducia collettiva in un futuro caratterizzato dai livelli di garanzia sociale finora conosciuti, e cancellare l’egemonia delle idee-forza liberiste, neoconservatrici e tecnocratiche attorno a cui l’Occidente ha consolidato gli equilibri di potere responsabili dei processi economici, finanziari e sociali oggi entrati in crisi.
L'Associazione SocialismoeSinistra ritiene che la Sinistra italiana debba necessariamente ripensare la propria impostazione culturale e programmatica rispetto alla profondità della crisi che sta coinvolgendo il capitalismo a livello globale, recuperando appieno una concezione del riformismo socialista fondata sulla affermazione della superiorità del momento della decisione politica rispetto alla centralità degli interessi del mercato, nuovamente proiettata a perseguire una trasformazione strutturale degli assetti economici e sociali, ed in grado di individuare un diverso modello di sviluppo, diversi parametri di riferimento della qualità della vita della società, e nuove regole di controllo sociale delle variabili economiche.
L'Associazione SocialismoeSinistra ritiene quindi che questo nuovo percorso politico passi attraverso una ristrutturazione di tutta la Sinistra essendo evidente che la straordinarietà della crisi implica il superamento della distinzione tra coloro che provengono dalle file del socialismo europeo e chi si è finora riconosciuto in esperienze politiche nominalmente più radicali.
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