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Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

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L'infinito e disperato salvataggio delle capre e dei cavoli

Post n°232 pubblicato il 12 Luglio 2009 da socialismoesinistra





E’ uscito dalla recente riunione del Consiglio Nazionale del PS un documento ragionevole ma inevitabilmente fiacco, debole nella sua impostazione e nei suoi orientamenti, e quindi, come accade sovente in questi casi, soggetto a critiche notevoli dalla sinistra e dalla destra del partito.
Si è espressa la volontà di continuare in maniera decisa anche e soprattutto a livello locale con Sinistra e Libertà, intesa però ancora come alleanza elettorale e non come partito nuovo, si è constatato onestamente che “il partito dove si è presentato col proprio simbolo, è andato male”, si è registrata “l’apertura di SL ai repubblicani di Luciana Sbarbati e ai liberali di ‘Critica liberale’. E però si continua a prestare attenzione più ai Congressi in casa altrui (ormai quasi spasmodicamente solo a quello del PD) che a quelli necessari in casa propria, in una sorta di attendismo che, alla lunga non può che essere svilente e deleterio. Soprattutto quando esso impedisce di affrontare questioni fondamentali che riguardano non solo l’identità culturale e politica dei Socialisti, ma anche alcune regole elementari di gestione della democrazia interna.
Un Congresso dovrebbe essere convocato ogni volta che si stabilisce una linea fondamentale e decisiva per il futuro di un partito, invece la linea di Sinistra e Libertà è stata solo varata in seguito a decisioni che hanno coinvolto la maggioranza dei dirigenti e non la base del Partito Socialista.
In un Congresso, proprio perché alta espressione di democrazia e partecipazione politica, dovrebbe valere il principio di “una testa un voto” e non far pesare come accadeva un tempo, in maniera impropria e clientelare, “il pacchetto dei tesserati” per altro sempre senza volto, né nome né voce.
In un grande Congresso dovrebbe essere definito inoltre periodicamente e attraverso il voto degli iscritti, il rinnovo delle cariche di partito, a livello nazionale e locale, e da esso dovrebbe scaturire la linea essenziale eventualmente necessaria a cambiare le norme statutarie su elezione di Segretario e segreteria.
Ora, nonostante un tale Congresso sia stato ripetutamente richiesto, anche per ragioni diverse e magari anche opposte da varie componenti essenziali del Partito, esso, in base alla mozione vincente nella Direzione Nazionale, è stato rinviato a dopo le elezioni amministrative. Si è ribadito per di più che sarà aperta una nuova campagna di tesseramento con nuove regole per i tesserati.
Ecco, viene dunque spontaneo chiedersi quali saranno tali regole e chi sarà a definirle. E’ penoso constatare che un passaggio tanto cruciale per la vita futura di un partito che già non gode oggi di ottima salute, viene demandato ancora una volta alle scelte del suo gruppo dirigente che pare continuamente arroccato in quella che sembra ormai sempre più palesemente la difesa disperata di Fort Apache.
E dentro tale ambito circoscritto e attaccato ormai un po’ da tutte le parti, pare che la strategia più consolidata, oggi, debba essere quella di salvare a tutti i costi le capre e i cavoli.
Le capre che sarebbero gli aderenti al Partito sempre più cornuti e mazziati nell’impossibilità di avere un riscontro politico ed identitario negli appuntamenti più cruciali della vita politica e sociale italiana, e i cavoli sempre più amari che i medesimi devono ingoiare, constatando che il tanto desiderato rinnovamento e rilancio di una prospettiva moderna, riformista, socialista europea, che tanto farebbe bene ad un Paese sempre più sprofondato nella decadenza morale economica e politica, non solo non li coinvolge ma anzi, si allontana da loro.
Molti Socialisti vorrebbero tornare giustamente protagonisti della vita italiana perché sentono di avere tale vocazione da sempre, e anche perché solo quando i Socialisti lo sono stati pienamente e fieramente, questo Paese è cresciuto ed ha goduto del rispetto di tutto il mondo, senza rincorrere la comprensione o la pietà dei cosiddetti “grandi della terra” e nemmeno la loro indulgente commiserazione. E questo grande Paese non aveva bisogno di un Caudillo i cui apparati mediatici sono arrivati persino a trasmettere gli auguri ad un golpista, forse con intenti del tutto ironici, sottintendendo che a noi non servono i carri armati, che basta solo mettere un decoder in ogni casa.
Cari compagni, Vico insegnava che i corsi e ricorsi storici sono inevitabili, che i cicli storici, così come si aprono, per quanto la loro parabola possa essere lunga e ampia, prima o poi si chiudono e se ne aprono altri. La capre dunque schiatteranno, i cavoli marciranno e resterà solo un po’ di olezzo e di letame che già sta abbondantemente salendo fino alle nostre narici.
E’ il tempo più critico questo, è quello in cui la notte dilegua, ma la luce dell’alba non si è ancora diffusa, è quel tempo in cui la sonnolenza rischia di rendere i riflessi di chi ha tenacemente guidato a lungo nell’oscurità, incontro al nuovo giorno, più lenti. E’ quel tempo cruciale in cui si rischia di sbandare e di sbattere contro qualcun altro o di andare fuori strada.
Nel tempo della navigazione a vista, teniamo dunque gli occhi bene aperti, i nervi saldi, che ci guidi la luce del giorno nuovo e di quell’uomo, quel politico nuovo che non sguscia come una biscia ogni volta che i nodi vengono al pettine e le incombenze si fanno più serrate. Ma le affronta con coraggio e determinazione e non ha paura di quelli che sono come lui, perché sa che loro e nessun altro possono rappresentare la sua forza. Quella che nasce dall’unione, dall’onda che cresce dal basso fino a travolgere tutti gli arroccamenti e tutte le fortificazioni.
Lasciamo che i fortini consumino i loro viveri, in un lungo e logorante assedio, alla fine del quale la nostra onda li spianerà nel ricordo sbiadito delle capre e dei cavoli.


C.F.

 
 
 
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