Creato da alfazulu31 il 06/07/2011

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Oggi: L’anarchico siciliano e l’opzione rossa...................

Post n°123 pubblicato il 04 Maggio 2013 da alfazulu31

 

borsellino

 

Aveva abbandonato la Marina, capitano di fregata del corpo speciale degli Incursori, per divergenze programmatiche, così le aveva chiamate il giorno delle dimissioni, quando fu chiamato inutilmente a rapporto. In quel lungo tempo di servizio al Paese aveva coltivato l'hobby del modellismo, con innumerevoli vascelli che navigavano dentro bottiglie, quindi nell'emergenza di rimodellarsi una vita scelse un luogo, la Sicilia natia ed un lavoro, il modellismo...costruire orologi a cucù in Sicilia.
Non si era mai sposato. Conduceva una vita modesta nel suo laboratorio di Palermo. Riservato, schivo, ormai fuori da ogni battaglia, taceva nel silenzio l'orrore, nella decisione distaccata che nulla potesse essere fatto per migliorare le cose.
Nel pomeriggio della domenica del 19 luglio 1992 si recò al laboratorio, là dove la via Sampolo incrocia via dell'Autonomia Siciliana, doveva spolverare ed incartare l'ultimo orologio a cucù per consegnarlo, l'indomani, ad un notabile palermitano che chissà per quale motivo glielo aveva commissionato. Alle 16,40 dopo aver sistemato il pacco sul tavolo, diede uno sguardo a tutto quello che aveva, chiuse la porta e si avviò per rientrare nella casa di famiglia che aveva ereditato in via della Favorita.
Il passo veloce copriva il rumore di pensieri antichi. Svoltò, a sinistra, in via Ferdinando Ferri e poi a destra in via Cirrincione, e poi dritto ad incrociare la "strata" Sadat, che quel giorno dovette attendere, inutilmente, il suo passaggio.

Poco dopo l'incrocio con via D'Amelio, il botto. Guardò l'orologio, le 16,58. Immediatamente tornò indietro, aveva già realizzato cosa fosse successo. L'amore che metteva nella meticolosa costruzione degli orologi a cucù non era stato in grado di fargli dimenticare che era un soldato. Un soldato lo sei per sempre, un soldato è sempre pronto.
Correva seguendo l'odore del fumo che dilaniava le carni.
C'era gente, poca e spaventata, ma fu il primo ad entrare in azione. Estrasse un corpo vivo, l'unico. Cercò di capire dove Lui fosse. Niente. Fiamme basse e fumo nero e assenza di riferimenti. Diede ordine di chiamare i soccorsi, quando qualcuno prende in mano la situazione c'è sempre qualcuno che obbedisce. E continuò nella ricerca quando...un qualcosa di un diverso rosso lo attirò.
La borsa era aperta, non poteva che essere la sua. Estrasse il libretto e, preso atto che non c'era più nulla da fare, se ne andò tra la ressa che aumentava e le sirene che gridavano.
Tornò al laboratorio.
Prese in mano quella che ora svelava tutta l'importanza, strano quanto possa pesare a volte un oggetto di così piccole dimensioni. La sfogliò rapidamente fra le dita, la chiuse, la ripose in bella vista nello scaffale dove teneva i libri.
Guardò tutto quello che aveva, chiuse la porta e per altra via rincasò.

La cena fu frugale come sempre. Accese il televisore per sentire la notizia che conosceva meglio di qualunque giornalista. Aveva due scelte e un amica sicura.
La prima scelta lo riportava al Dovere di servitore della Patria. Consegnare l'agenda, avrebbe avuto delle beghe di sicuro, alle forze dell'ordine, meglio a qualche magistrato, magari al primo che era arrivato sul luogo dell'attentato, visto che abitava a due passi da via D'Amelio. E sperare che le cose potessero cambiare. Che la Giustizia potesse fare il suo corso. Che la politica potesse sistemare le cose. Un barlume di fiducia lo preso alla gola, ma subito lo ricacciò indietro.
Scelse la seconda opzione e le diede un nome in codice: l'opzione rossa. Avrebbe venduto l'agenda rossa a rate, foglio per foglio. Le cose le avrebbe fatte migliorare lui, non per tutti, per quelli che avrebbe scoperto degni, per i diseredati, gli emarginati, i disperati.
Avrebbe mondato il suo peccato, il suo orrore.
L'indomani prese l'agenda e un biglietto aereo di andata e ritorno da Punta Raisi al Cristoforo Colombo di Genova. Incontrò l'amica e le lasciò un contenitore metallico senza dirle cosa contenesse.
L'amica gli disse: "Mi sembri più freddo dei tempi in cui si lavorava insieme, curioso per un artigiano di orologi a cucù. Tutto bene?"
"Si, non pensavo di dover compiere ancora un'ultima missione. Mi serve solo che porti questo contenitore alla nostra grotta, nella seconda stanza, quella dopo il sifone è meno probabile che venga raggiunta dalle acque. Stai attenta, non voglio che ti accada nulla di male, sai bene che quel sifone è pericoloso. Dovrai fare tutto da sola stavolta, io non posso esserci. Non ci sentiremo più, se sarai in difficoltà lo scoprirò da solo e verrò in tuo soccorso. Non disperare mai."
Per un capitano di fregata non è un problema rintracciare un compratore, per un siciliano ancora di meno. Quella stessa sera incontrò l'acquirente, era solo un prestanome che aveva un mandante, e una voce calma e ferma dettò l'offerta.
"Vi darò una foglio al mese al prezzo di un miliardo di lire cadauno. Le pagine sono 365 ed un foglio contiene due pagine. Ci vorranno 180 consegne, le prime 5 pagine ve le regalo. Ci vorranno 15 anni. Vi costerà 180 miliardi di lire."
Spiegò velocemente chi fosse e che passato avesse avuto, consegnò subito le cinque pagine in regalo, in verità come prova per il committente aggiungendo:
"Se al committente va bene questa, che è l'opzione rossa, domani ci si trova qui per la prima consegna. Non fatevi venire idee balorde. L'opzione rossa non ha falle, è il mio capolavoro. Un errore e vi esploderà fra le mani. In caso contrario so che fine farò ma non dimenticate che mi raggiungerete, tutti, presto."
Il giorno dopo si ritrovarono incassò il primo miliardo e consegnò il primo foglio.
"Ci si ritrova qui il 19 del prossimo mese alla stessa ora, le 16,58"
Il giorno dopo riconsegnò le chiavi del laboratorio al proprietario, regolò l'affitto, consegno l'ultimo orologio a cucù e se ne andò da Palermo.
Girò i Paesi in cerca di chi avesse bisogno, distribuiva soldi e spariva. Aiutò malati, talenti che faticavano a realizzarsi, piccole imprese con l'acqua alla gola, asili, privati che direttamente intervenivano nei paesi del cosiddetto terzo mondo, barboni che si riorganizzavano riunendosi almeno in un posto che potesse accoglierli senza stare alla stazione ad aspettare la fine, missioni sperse nelle foreste dei tropici o dell'equatore, padri e madri lavoratori che non lo erano più. Interventi diretti, fuori dai canoni più o meno istituzionalizzati permettevano la massima efficacia al soldo. Nessuno sperpero, nessuna cresta, nessuna tangente. I soldi erano diventati strumento di redenzione, di comunione.
L'anarchico siciliano aveva scelto la via più difficile. Niente giustizia sommaria, niente verità, un altro mistero irrisolto. Avrebbe potuto cambiare il percorso di una piccola parte della storia ma scelse l'opzione rossa.
Tornò a Palermo per la seconda rata in cui lasciò detto il luogo in cui sarebbe avvenuta la seguente consegna, ogni mese un luogo diverso, giorno ed ora sempre gli stessi.
Ogni mese spostava il contenitore metallico, che non stava più nella grotta. Sapeva di essere pedinato, ma era un Incursore, un gioco che gli regalava l'unico sorriso in tanto orrore.
Il 19 di luglio del 2007 alle ore 16,58 fece l'ultima consegna e aggiunse:
"Ho fotocopiato tutto. Addio"
Mentalmente raggiunse la tomba dei due magistrati e di tutte le scorte e chiese perdono, senza aspettare risposta.
Le fotocopie si trovavano nella seconda stanza della grotta subacquea in cui, tanto tempo prima, aveva fatto l'amore con la sua unica amica. La passione per il mare li aveva uniti sin dal primo incontro.
Il 20 luglio del 2007, prese l'ultimo aereo, nessuno indagò sulla sua destinazione.
L'amica lo aspettava per accoglierlo tra le braccia e vivere il resto del tempo nel respiro della pace.

AlfaZulu31

 

* ad Agnese Piraino Leto

 

 
 
 
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