Creato da falco58dgl il 26/09/2005

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Blog di narrativa, suggestioni di viaggio, percorsi interiori, sguardi sul mondo.

 

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In Fuga

Post n°185 pubblicato il 03 Ottobre 2007 da falco58dgl
 

Un frammento di un racconto incompiuto. Si accettano idee su come continuarlo :-)

                               ("La fuga", foto da web)

 

Angelo  s’incamminò lungo una strada bianca che sembrava fatta di  perle polverizzate, di talco  di avorio, simile a una spiaggia di sabbia fine impalpabile. Si guardò intorno con un lieve movimento della testa. Grondava sudore, il sole  era una bolla ustionante, proprio davanti a lui. Si schermò gli occhi con le mani sentendo gravare sul corpo una stanchezza  feroce. Si voltò un attimo verso la costruzione da cui era uscito, un complesso turistico gigantesco che violentava la montagna grigia con i suoi colori blu e arancio. Era poco più di un punto in lontananza, ma conservava la sua mole spropositata, un ferro di cavallo buttato su un promontorio roccioso, quattrocento stanze disposte su sei piani,  due piscine fredde, una piscina riscaldata, una caduta d’acqua su pietre finte che le collegava, sette bar, quattro ristoranti, una sala concerto, qualche palma solitaria  e tre file di lettini a righe bianche e blu rivolti verso il mare.

Accelerò il passo, anche se mancavano più di tre ore al tramonto. Doveva andare via da lì, a qualunque costo. Arrivare in paese prima del buio, prendere un taxi, andare in aeroporto e sparire.

Lasciando i suoi effetti in stanza, come se avesse deciso all’improvviso di fare una lunga passeggiata. Senza noleggiare una vettura, senza usare la carta di credito, senza lasciare tracce che lo avrebbero reso visibile. “Sono carne morta”, il pensiero lo colpì con violenza,  gli venne da sorridere controvoglia pensando al film che glielo aveva ispirato.

Si fermò un istante per detergere il sudore che gli scorreva dalla fronte, guardando alternativamente verso il mare e la montagna.  Vide solo un’estensione di arbusti bassi e licheni rossicci su rocce minerali e un mare blu che terminava il suo corso frangendosi su spiagge sassose.

Si accese una sigaretta, sentendo il fumo che inspirava più fresco dell’aria. Riprese a camminare con passi regolari. Non riusciva più a scorgere l’hotel. La strada saliva su un falsopiano abbacinante, bianco e cenere.  Arrivò in cima a una collina bassa, sentendosi esausto. Da lì, aguzzando la vista, poteva scorgere il campanile che dominava il paese di Entre Rios.

Entre Rios,  strano nome per un paese che non  era circondato da fiumi,  ma che si affacciava su un oceano inquieto, separato dalla costa Africana da un braccio  di mare solcato da barche di clandestini  e disperati alla ricerca di lavoro e di una speranza di vita migliore.

“Ma anche quei disperati hanno una condizione migliore della mia”, pensò Angelo buttando via il mozzicone delle sigaretta, mentre riprendeva la sua strada che lo conduceva verso l’abitato invisibile.

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Commenti al Post:
santiago.gamboa
santiago.gamboa il 04/10/07 alle 10:00 via WEB
work in progress ...stiamo lavorando per voi. a presto, gf
 
santiago.gamboa
santiago.gamboa il 04/10/07 alle 13:00 via WEB
LA MIA NATURALE PROPENSIONE AL NOIR MI PORTA VERSO QUESTA DIREZIONE, UN SEMPLICE INTRECCIO TRA GUAI E SESSO, AMORE E MORTE. si potrebbe continuare così, una specie di staffetta narrativa tra lui e lei ... ... Lei marciava. Proprio nel centro della strada, come se ci fosse disegnata la linea di mezzeria. Melina marciava, lasciandosi alle spalle il tramonto di quella giornata senza fine. Procedeva esattamente nel mezzo, incurante del caldo. La strada era un rettilineo senza traffico, un bel rettilineo lungo nella riarsa campagna, senza nessun altro in giro che lei. Non c’era la linea di mezzeria, ma lei marciava con passo sicuro rigorosamente nel mezzo. Era ciò di cui aveva bisogno, era lineare. Quella strada portava dritta al rifugio dorato di Angelo, l’aveva percorsa centinaia di volte, con la jeep che lui le aveva regalato. Oppure a cavallo durante quelle lunghe passeggiate noiose, con i noiosi clienti europei di Angelo, che non staccavano un attimo gli occhi dal suo culo. Ma oggi ci sarebbe arrivata a piedi, anche se era una strada lunga e ci sarebbe voluta più di un’ora a percorrerla. Un tempo sufficiente per riorganizzare le proprie idee. La decisione era già stata presa, ed era definitiva, senza possibilità di appello per nessuno. Ora che si avvicinava alla mèta, la sua ombra si allungava sempre di più, come il dito di un dio accusatore puntato verso il mare. Il sole bruciante sembrava spingerla verso il loro destino. Quella biondina non poteva sconvolgere la sua lineare esistenza. Sorpresa, disappunto forse. Ma non sarebbe riuscita a portarle via il suo sogno realizzato. Melina ci teneva troppo a quel loro mondo protetto e sicuro, senza scossoni. In fondo non c’era niente da capire, si trattava solo di fare le cose per bene. Pulite. Risolutive. Le tornò in mente una cosa che Angelo le aveva fatto leggere, quando il loro amore era acerbo. Era di uno scrittore italiano: “un guerriero pellerossa è cento volte più coraggioso di un pilota di bombardiere, e la sua vita è più breve, più degna, più nobile”. E nel suo sangue scorreva sangue indiano, tutti sanno che una donna pellerossa è forte e orgogliosa. Una squaw ha lo stesso coraggio di dieci guerrieri pellerossa. Dopo ogni passo si sentiva più forte e sicura. Angelo era suo. Sarebbe stata una passeggiata, solo una passeggiata. Tutto sarebbe tornato lineare.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 04/10/07 alle 23:50 via WEB
Mmm, così diventa una storia noir centrata su un menage a tre finito male... io pensavo piuttosto a una fuga di cui non vengono eslicitate, almeno in un primo tempo, le motivazioni. Forse lui è coinvolto in un traffico di droga internazionale, forse si è ritrovato un cadavere in stanza senza sapere come ci sia "arrivato", forse fugge da un colossale debito di gioco contratto con la criminalità organizzata. In ogni caso, se mi viene un po' di ispirazione, provo a continuare la tua traccia. W.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 05/10/07 alle 01:09 via WEB
CI PROVO, ANCHE SE NON MI CONVINCE TROPPO. Lineare… la strada scorreva dritta come una lancia verso l’abitato di Entre Rios, case falsamente moresche e mediterranee, cubi bianchi e finestre azzurre sormontate da archi decorativi. Nessuno per strada. Angelo si guardò intorno con circospezione, come se temesse di veder apparire volti conosciuti. Aveva una sete atroce, un desiderio di fresco e refrigerio che lo tormentava. Esitò davanti alla soglia di un bar deserto, il pensiero del volto esangue di Mariana, del suo corpo che giaceva scomposto e innaturalmente rigido lo allontanò da lì con la stessa forza di un attacco di panico. Ricordava una piazza con un posteggio di taxi, ma non riusciva a collocarla nella disposizione delle strade che parevano seguire un disegno ignoto alla sua impazienza. Mariana… era iniziato come un gioco, uno scambio forte e appassionato che sembrava limitato al piacere dei corpi, agli amplessi circolari davanti agli specchi che rimandavano le loro immagini sulle pareti e sul soffitto della stanza. Poi, senza sapere come, era diventato qualcosa d’altro, un languore, una ricerca, un pensiero fisso. Persino dissimulare con Melina gli riusciva faticoso, un compito sgradevole che richiedeva troppa energia in una persona che le aveva destinate a un’altra donna, a una diversa direzione. Eppure Melina non l’avrebbe mai accettato, di questo era sicuro. E non aveva neanche bisogno di dirlo, bastava l’espressione feroce del suo sguardo per comunicarlo come un messaggio definitivo. Angelo riconobbe la piazza, il posteggio era deserto. Si protesse dietro una zona d’ombra. Non riusciva a dimenticare la posizione innaturale di quel corpo, disarticolato come un’oscena bambola rotta, le gambe aperte e contratte, la faccia congestionata, gli occhi spalancati e vuoti e i segni violacei intorno al collo. Un taxi, finalmente. Angelo salì rapidamente e rimase quasi stordito dall’aria condizionata che rendeva l’abitacolo freddo e impermeabile al calore esterno. “Al aeropuerto, por favor”. La vettura uscì dal paese e prese un nastro di asfalto che correva tra hotel costruiti di recente e una campagna arida. Mariana sembrava guardarlo con un’espressione di rimprovero, come se le mani che l’avevano strangolata fossero le stesse che fino alla notte prima l’accarezzavano e le procuravano piacere. E Angelo iniziava a dubitarne, non ricordava quasi niente di ciò che era successo durante la notte. Solo il moto d’orrore, al risveglio, nel vedere il volto immobile e deformato che lo guardava fisso.
 
   
santiago.gamboa
santiago.gamboa il 05/10/07 alle 13:08 via WEB
complimenti... hai proseguito come immaginavo. Ma non sopravvalutare il mio contributo, lo scrittore sei tu ricordi? --- --- --- appunti: AD UN FUGGIASCO DEVONO CORRISPONDERE DEGLI INSEGUITORI, E ANGELO FORSE SARA' INSEGUITO NON SOLO DA MELINA. CHI HA UCCISO MARIANA E PERCHE'? CHI INSEGUE ANGELO E PERCHE'? MA SOPRATTUTTO... DA CHI O DA COSA SCAPPA VERAMENTE? (vai avanti come piace a te, io intanto cerco di farmi venire qualche idea e se riesco scrivo altre quattro righe) adelante!
 
ondadgl5
ondadgl5 il 04/10/07 alle 13:09 via WEB
uN ABITATO INVISIBILE..L'ARIA SEMBRAVA PESANTE COME COLTRE DI CEMENTO..IL RESPIRO USCIVA AFFANNOSAMENTE DAL PETTO ORMAI CHIUSO..DESIDERIO D'ARIA..DESIDERIO DI VITA..DESIDERIO DI VITA..NULLA..DISTESA DI SABBIA E ROCCIA,MA LO SGAUDO VOLA COME UN'AQUILE REALE ED ARRIVA AL MARE..IMMENSA DISTESA,UN MOVIMENTO CHE TI TRASPORTA A SENTIRLO NELLA PELLE LE TUO ESSERE.PENSARE DI ESSERE Lì TRA I SUOI FLUTTI..SI IL DESIDERIO DI SEGUIRE L'ESEMPIO DI CHI TROVA LA FUGA ATTRAVERSO IL MARE..E L'ENERGIA IMPROVVISAMENTE FUORIESCE DAI MEANDRI NASCOSTI..REPRESSI DALLA SETE E DALLA FATICA..ORA SA COME FUGGIRA'... SERENA GIORNATA
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 04/10/07 alle 23:53 via WEB
Poi che succede? Trova una barca? Ha un contatto con una nave di clandestini? Si butta in acqua sfinito dal caldo e si mette anuotare? Prova a sviluppare il tuo spunto, magari viene fuori qualcosa di interessante... W.
 
ondadgl5
ondadgl5 il 05/10/07 alle 12:49 via WEB
Il suo camminare,ormai allo stremo della fatica..lo porta a cedere,ormai una voglia pazza di finirla ..ma nel suo silenzio.una sommessa vocina lo raggiunge:"cqspita uomo..dov'è il tuo coraggio..il tuo voler vivere..cporaggio va avanti e prega..guarda il cielo..ascolta il cuore..datti una mossa..."il suo corpo rifiuta ogni momento..la sete il caldo..una confusione mentale,caloppante e micidiale,lo avvolge..cade il corpo..ma non lamente..lei viva e forte..loincita a continuare..si a vivere.....Lunga la strada,quando i suoi occhi ,come fessure,intravedono un'ombra..sembra gigantesca,effetto del suo stato,l'ombra ..solo un uomo,dal cuore grande..chi sarà..nessuno riuscirà a saperlo..ma lui intuisce....gli da la mano .lo segue....l'oasi della serenità,la chiamano...luogo verdeggiante,dove cocos gicanti s'intrecciano con palme..quasi a voler intrecciare un'amore...tende sparse..bianche...uomini..donne..acqua,cibo,,frutta...vita...sono vivo..si dice..o sono morto?....
 
 
santiago.gamboa
santiago.gamboa il 05/10/07 alle 13:12 via WEB
belle immagini, ottimamente suggestive, l'intreccio tra sogno e realtà potrebbe trovare la sintesi facendo affidamento sulle indubbie capacità poetiche di falco. di più non so dire, non è il mio lato migliore la poesia. un saluto
 
 
ondadgl5
ondadgl5 il 07/10/07 alle 09:11 via WEB
gLI OCCHI CADONO IN UN LETARGO QUASI ETERNO....ORE..GIORNI...CHISSA'...L'ODORE DI UN DELICATO DANDALO PROFUMA LA TENDA..SI ACCORGE D'ESSERE QUASI NUDO..MA FRESCO E PROFUMATO..UN GESTO MECCANICO E SI COPRE....S'AVVOLGE IN UN TELO BLU COBALTO PRESO DA UN PICCOLO CONTENITORE ED ESCE DALLA TENDA...IL SOLE ALTO..L'ARIA COLMA DI MILLE ODORI DALL'AROMA ORIENTALE...GUARDA ..CERCA..ASCOLTA.... COME UN MIRAGGIO L'UOMO DELLA MANO GLI E' VICINO..GLI PARLA..SA LA SUA LINGUA..GLI DICE COME LO HA TROVATO E CHE SONO GIORNI CHE LUI E' Lì...IMMEDIATA LA SFERZATA NELLA MENTE..LA SUA FUGA..LUI DEVE RITORNARE NELLA SUA TERRA DAL SUO AMORE..NELLA SUA VITA..IN CIO' CHE GLI APPARTIENE...L'UOMO,QUASI AD INDOVINAREIL RIMURGINARE DELLA MENTE E DEL CUORE..GLI DICE:"TRANQUILLO E' TUTTO PRONTO..LEI RITORNERA' NEL SUO MONDO"..LO SGUARDO MERAVIGLIATO..MA ...SARA' VERO? SEDUTO AI PIEDI DI UN COCOS..CON LA MENTE VA ALLA SUA DOLCE E APPASSIONATA FENICE DEL SUO CUORE..LEI LA DOLCE ANNA,AMORE INCONTRASTATO DELLA SUA VITA,SARA' ANCORA AD ASPETTARLO,ORAI LUI MANCA DA DUE ANNI....IL BUIO ,SCESO COME UNA TENDA CHIUSA PER INCANTO..TRASPORTA IL FUGGITIVO IN UN UOMO DAI MILLE DUBBI..MA L'UOMO SEENO GLI E' VICINO E LO INVITA A SALIRE SU UNO DEI CAVALLI NERI...LUI GUARDA QUELLE BESTIE,BELLE ,MAESTOSE E FIERE..ANIMALI DI RAZZA..IL CAVALLO COME A VOLERVO TRANQUILLIZZARLO,LO GUARDA E CON UNA MUSATA LO SFIORA,LUI SALE ..DAVANTI A LUI ALCUNI UOMINI ,ANCH'ESSI A CAVALLO,GRIDANO E I CAVALLI INIZIANO IL LORO GALOPPARE COME SPINTI DA MANO SAPIENTE...NELLA NOTTE...UN CIELO STELLATO..LA LUNA TONDA E GLI OCCHI DELLA SUA ANNA CHE LO GUARDANO....SEMBRANO SORRIDERGLI......
 
animafragile11
animafragile11 il 05/10/07 alle 13:59 via WEB
l'aeropuerto..por favor?...poi si ricorda...no...non deve..non può lasciare traccia...meglio dirigersi verso il vicino porto..lì magari..troverà qualcuno che gli permetterà di raggiungere clandestinamente la costa che si intravvede bianca ed evanescente...dall'altro lato dell'oceano blu...il caldo torrido gli offusca la mente...gli seda i sensi...si sente afflitto, confuso,triste,impaurito...immagini vere...illusioni...ricordi...gli affollano la mente attorcigliate, ingarbugliate, amalgamate, come in un turbine ciclonico....gli manca l'aria...DEVE SCAPPARE...SCAPPARE DA QUELLA PAURA..DA QUELL'ANSIA...da quel terrore crescente...il taxi si ferma.Scende.Ma dove può andare...Si guarda...si rivede come riflesso in uno specchio, che rimanda un'immagine lunare..opalescente...BIANCO COME UN MORTO...LE LABBRA PALLIDE E ASCIUTTE...incorniciate da una barba ispida...che lo sciupa...e lo rende uno dei tanti....dei tanti che pallidi come ora è lui...attraversano il mare burrascoso...affrontando ignari del futuro, anche le tempeste più terribili...pur di provare a vivere...ed ora deve pensare solo a questo!!a vivere...a salvarsi...a continuare...Un omicidio...nella sua stanza d'albergo...Melina che corre da lui....Ma Melina...potrebbe essere l'aiuto..la salvezza...la risposta??o quella fuga...può essere un modo per liberarsi..da un amore che non è più amore...ma solo un vincolo!!In fondo...ha perso...tutto... E si ritrova, seduto sul bordo del pontile...scompigliati i folti capelli neri...bruciato e colorito dal sole che picchia indifferente sulla sua pelle che vuole solo esprimere dolore...ansia...tensione...E quelle immagini confuso...dei giorni precedenti...quel tavolo da gioco "rien ne va plus"...il sorriso di Mariana...e quell'uomo che se la mangiava con gli occhi...e le chiamate senza risposta di Melina...e di nuovo la strada...UNA STRADA..UNA SCAPPATOIA...Partire...cambiare...trovare...attraversare il confine......sconfiggere la paura superando il limite dell'ignoto.....?Che gli resta...se non la sua abilità...se non la sua cultura...la sua capacità di adattamento...la sua grande astuzia...e il suo fiuto per i grandi affari...il suo intuito...ORA BISOGNA AGIRE..non c'è tempo da perdere...bisogna smettere di pensare...bisogna riordinare la superficie...respirare...bere...e....ANDARE...ANDARE OVUNQUE...MA LONTANO DA Lì...LONTANO DA TUTTO....senza un nome...senza un'identità...come L'ANGELO DEL SIGNORE...caduto dal cielo! ci vuole coraggio...ma il coraggio è spesso pazzia!! è istinto! e lui..si è sempre saputo destreggiare anche nelle situazioni più tragiche...ed apparentemente senza...via d'uscita...Non esistono problemi senza soluzioni...E lui lo sa...Lui è grande...nell'inventare...nello scrivere...nel creare...è duttile come la più malleabile delle leghe...DEVE DECIDERE...SPOSTARSI..ANDARE...GUARDARE VERSO IL CONFINE...O AFFRONTARE I PROBLEMI CHE VERRANO...? RESTARE O FUGGIRE? UN BIVIO......chi può dargli una mano? Ma lui...ha veramente bisogno di un aiuto...o.....QUESTO E' L'ENNESIMO SEGNO DEL DESTINO..CHE LO SPINGE A RICOMINCIARE TUTTO....DI NUOVO...DACCAPO...IN TERRA STRANIERA...come il più astuto dei mendicanti...?I pensieri si affollano..tutto sembra....sfuggirgli...accavallarsi in questa testa che gli fa sempre più male...(SCUSATE...DEVO SCAPPARE.....ANCH'IO COME ANGELO...un bacio...e buona continuazione...MA...PASSERà IL CONFINE..IL NOSTRO EROE? TORNANDO INDIETRO CON UN BARCONE DI QUELLI USATI DAI CLANDESTINI..OMENTRE STA LI' A PENSARE..ARRIVA MELINA...???O CHI...L'UOMO AL TAVOLO DI GIOCO?)...buon pranzo...
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 05/10/07 alle 23:59 via WEB
Aminafragile, ti ringrazio del contributo. Lascerò Angelo tra l'aeroporto e il mare, almeno fino a quando non deciderò cosa fargli fare :) W. P.S. In ogni caso, il tuo testo può essere un buon canovaccio di un monologo interiore, di un flusso di coscienza che investe il protagonista.
 
Gioiasole
Gioiasole il 05/10/07 alle 23:41 via WEB
Wri, non mi sento ispirata, non posso esserti d'aiuto (ma ne hai poi davvero bisogno?) :) ti lascio solo un saluto con un affettuoso abbraccio, Gioia
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 05/10/07 alle 23:56 via WEB
Guarda, Gioia, anch'io vivo una specie di paralisi davanti a questo pezzo. Magari è meglio se lo rimetto in naftalina... :) Un bacione. W.
 
ondadgl5
ondadgl5 il 07/10/07 alle 21:57 via WEB
la cosa buffa è che avevo postato la fine del racconto..sembra svanita..cmq grazie di questa diversità ..molto simpatica..serena serata
 
falco58dgl
falco58dgl il 08/10/07 alle 13:16 via WEB
Un ringraziamento collettivo a chi ha provato a sviluppare il mio testo, al di là degli esiti e degli stili differenti :-) W.
 
animafragile11
animafragile11 il 08/10/07 alle 17:28 via WEB
sai...di tanto in tanto..penso alla continuazione....e sono pure sbarcata dall'altro lato dell'oceano...ma la crisi di coscienza del mio personaggio...è così...interiorizzata...che si perde...in un epilogo....inatteso...e quasi...deludente.....A volte..il personaggio fugge...perhcè..siamo noi a volere fuggire con lui....un bacio Falco...
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 08/10/07 alle 20:40 via WEB
Ci sono tante ragioni per cui i nostri personaggi possono opporre resistenza e ribellarsi alle intenzioni dell'autore :) W.
 
brubus1
brubus1 il 08/10/07 alle 23:46 via WEB
Però originali i seguiti e lo stimolo che ci suggerisci. Peccato fossi passato prima. ^__^
 
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 CLAUDIO MARTINI
"DIECIMILA E CENTO GIORNI"
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(in seguito a uno spiacevole episodio
avvenuto su un blog della community)

 

LA RECENSIONE

usumacinta

DIECIMILA E CENTO GIORNI
Storie di uomini tra Italia e America Latina
di MARIA PIA ROMANO

Un tuffo che ha il colore del giallo ocra e del verde intenso, di mandorle amare, schizzi di sudore e deliri di lacrime. Di Italia ed America Latina, di viaggi e di fughe, di ritorni e di allontanamenti. Di esaltazione di popoli, di passioni e grida senza voce nella notte. Del blu e dell'azzurro di cielo e mare. Gli stessi che guardano fluire i giorni, i diecimila e cento giorni, mentre la brezza marina scuote il pino le cui radici restano annodate alla terra. All'amore, alla ricerca costante che dà un senso alle cose, alla vita che è fatta di scenari che cambiano, di sogni di libertà da
condividere con i compagni, di ansie e sconforti segreti, che si affondano nel dolore della bulimia, ingurgitando per rabbia e insoddisfazione cibi di cui non si riesce a percepire il sapore. Emersione, immersione, navigazione, approdo: in quattro sezioni si snoda avvincente la narrazione, che racchiude un arco di trentaquattro anni, dal 1970 al 2004.

E' uno di quei libri che si vorrebbe non finissero mai i "Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini, edito da Besa. Ti capita tra le mani e lo leggi d'un fiato, perdendoti in quei nomi che diventano subito uomini e tu li ascolti e li vedi soffrire, gioire, respirare, far l'amore. Destini che s'incrociano e si salvano a vicenda, in un costrutto narrativo di suprema bellezza.

Ci sono immagini che s'imprimono nitide e vere nella mente, mentre insegui il tuo cuore rapito dalle storie. Storie di uomini. Storie che vengono fuori in una sorta di "stream of consciousness", in cui più che la cronologia conta il tempo interiore, che ti porta direttamente dentro le porte delle loro case e ti dischiude l'universo dell'anima. Fotogrammi sospesi tra un'Italia che si chiude dietro un perbenismo di facciata e cela solo irriguardose marginalità ed un'America Latina che grida la sua libertà con fierezza sconcertante, mentre è ancora oppressa da un macigno sul cuore che non la fa respirare.

Lo psicologo di origini tarantine, che ha una lunga esperienza di lavoro all'estero, proprio in America Latina, scrive di Perù, Nicaragua, Messico, Kosovo, Italia con la penna guizzante di una grande intelligenza che, come lama, squarcia la cortina dell'indifferenza dei tanti.

 

 

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