Creato da falco58dgl il 26/09/2005

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Blog di narrativa, suggestioni di viaggio, percorsi interiori, sguardi sul mondo.

 

« Flame sperimentale (prima parte)Dignità »

Flame sperimentale (seconda e ultima parte)

                                  (Autoritratto all'inferno, Munch)

Terzo movimento

Da quel momento, mi sento preso dentro un meccanismo  che insieme mi stritola e mi esalta. Giordie32 mi conduce su terreni  impervi,  scoscesi, con una leggera noncuranza che mi sgomenta.

Mi spiega che abbiamo solo scherzato, che una vera flame non è uno scambio di insulti o di volgarità, ma un esercizio sottile di intelligenza, simile all’arte della guerra. Occorre rispettare l’avversario per poterlo vincere, bisogna saper assecondare i suoi movimenti, fingere false ritirate, preparare i contrattacchi.

 Monica si concede e si nega,  seguendo gli esiti dei miei combattimenti.

Lavoro male, con difficoltà. La mia ragazza mi guarda  stupita, poi infastidita. Smette di telefonarmi al secondo appuntamento saltato.

 Ascendo lentamente, incomincio a conoscere le persone con cui mi scontro. Bisogna amarsi nella vita reale, per potersi odiare in quella virtuale, sostiene Giordie. O viceversa.
Sento che i margini della mia realtà diventano sfumati ed incerti, frastagliati come il profilo di una costa rocciosa.

Poi conosco meglio il mio maestro.

 

  Quarto movimento

 

Provo per Giordie32  un’attrazione che cresce  e s’impone senza che possa fare nulla per frenarla. In sogno  lo incontro in luoghi indecifrabili, mi sorride e m’accarezza con affetto.
E’ lui a presentarmi i miei nemici. Sono sorpreso dalla distanza che separa la loro vita dai personaggi che interpretano. Sono professionisti, artisti, commercianti, studenti. Sembrano, sono persone normali, persino ovvie nella loro quotidianità (quella che m’appare essere la loro vita quotidiana)  Solo la mia vita  s’ingarbuglia sempre di più, una sovrapposizione caotica di piani e di significati.

Su 20 scontri, ne vinco 11. Quando perdo, devo dare  -queste sono le regole- qualcosa di me. Giordie32 amministra i premi e le punizioni con saggezza. Il premio è Monica e devo confessare che il suo corpo, la sua bocca, il suo viso e la sua vagina esercitano un richiamo potente che mettono i miei sensi in allerta.

Le punizioni consistono nell’assenza dal gioco per alcuni giorni o anche per una settimana intera. E fanno male. Anche se il castigo peggiore è quello della confusione, della perdita di riferimenti, come quando ti svegli la mattina con un ronzio sordo nelle orecchie e fai fatica a riconoscere anche gli oggetti più consueti.

Un giorno Giordie32  mi stringe a sé con forza. Poi si discosta e dice “Caro amico, è venuto il momento. Ci vogliamo bene. Possiamo combattere tra di noi. Il premio saremo noi stessi”.

 Quinto movimento          

Entro in un incubo lucido e tagliente. Ci misureremo su un terreno nuovo, senza limiti di tempo. Giordie32  riesce a scovare un forum “invisibile”, dalla sigla ermetica, e mi spiega le regole del gioco. Un messaggio al giorno a testa, non superiore alle 100 righe, in cui è d’obbligo riprendere gli argomenti del messaggio precedente. Nessuna replica ad altri interlocutori che si dovessero inserire. Ogni tipo di attacco è permesso, ma non si può rivelare l’identità reale dell’avversario. Perde chi non manda il messaggio di risposta nei tempi dovuti o chi si dichiara sconfitto.

Il gioco ormai dura da 88 giorni e non ho alcuna speranza di vincerlo. Giordie32 ha scelto un tono lievemente ironico e tenero, proprio di un fratello maggiore e smonta i miei attacchi con implacabile leggerezza.

 Dimostra una sapienza tale che mi sorprendo a sorridere e a ripetere, tra me e me, i suoi argomenti. Sembra conoscermi meglio di chiunque altro.

 Ma non posso smettere. Ho capito cosa comporta la fine del gioco e non posso accettare di perderlo. Se vinco, io voglio lui, la sua differenza. Se perdo, lui vuole continuare il gioco con un altro. Non lo posso sopportare.

Sesto movimento

Nel  centododicesimo giorno  succede un fatto straordinario. Giordie32 non risponde. Temo sia successo qualcosa, aspetto  una giornata intera, apro il forum almeno una decina di volte. Nulla, nemmeno una parola. Ho vinto? Non riesco a crederlo.

Gli telefono. Risponde Monica. “Vieni qui- mi dice- fai in fretta”. Mi precipito verso il quartiere Monti, vi arrivo in 20 minuti.

 Monica - l’ho vista poco negli ultimi 4 mesi e non abbiamo più fatto l’amore dall’inizio del gioco- mi fa entrare. Piange silenziosamente

 “Giordie è andato via”, articola a stento. “Ti ha lasciato una lettera”.

 So già di cosa si tratta. Non poteva accettare di vincere distruggendomi e condannandomi, ma nemmeno di perdere, consegnandosi così al mio amore. Gli avrei impedito di continuare a scontrarsi con altri avversari, lo avrei rinchiuso come un pesce in un acquario, questo temeva.  Ha scelto per sé la pena peggiore. Interrompere il gioco, non giocare mai più.

Saluto Monica in fretta, torno a casa mia a passi rapidi, imponendomi di non correre

Mi sorprendo, mentre varco la porta del mio appartamento, a odiare  Giordie con tutte le mie forze.

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Commenti al Post:
cateviola
cateviola il 23/01/08 alle 18:25 via WEB
"Se perdo, lui vuole continuare il gioco con un altro. Non lo posso sopportare"
è più o meno il cuore del problema...
non commento, lascio un applauso e una citazione corsa alla mente tra Quinto e Sesto movimento:


«Se incontri il buddha per la strada, uccidilo!»
"«Se incontri il buddha per la strada, uccidilo!» è un koan e come tale non ha un significato preciso. Forse non ne ha nessuno, forse ne ha centomila. A me dice che tutti noi, più o meno consciamente, abbiamo introiettato un modello di perfezione, cui abbiamo dato un nome altisonante: «buddha», per esempio. Ma questo non è il vero buddha. È un idolo creato dalla nostra stessa mente. Una proiezione, insomma, ottenuta cambiando di segno ciò che in noi percepiamo come «negativo». "
dicono anche che si diventa davvero adulti quando si perdono i genitori o si 'uccide' il Maestro...
dura lex
Un abbraccio
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 23/01/08 alle 19:02 via WEB
Sì, cate. In realtà la storia d'amore è tra loro due, Monica, tutto sommato, ha un ruolo di contorno. Ma la gelosia si può scatenare anche sul web... :) Molto stimolante la citazione, soprattutto quando allude alla necessità di eliminare i fantasmi proiettati dalla mente. Un abbraccione a te. W.
 
DONNADISTRADA
DONNADISTRADA il 23/01/08 alle 19:21 via WEB
Il gioco classico avrebbe voluto un vincitore e un vinto, questo è un gioco superiore dove ci si ritira non per vigliaccheria ma per grande coraggio, sconosciuto ai più...
Bellissimo il commento di cate che con ammirazione sottoscrivo.
Bel gioco writer:
bravissimo e un caro sorriso
angi
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 23/01/08 alle 19:29 via WEB
E' una notazione interessante la tua. In realtà la posta in gioco era la vita, ma Giordie non aveva desiderio (nonostante tutto) di passarla sul forum... :) Un abbraccio, grazie del commento. W.
 
allievadelgabbiano
allievadelgabbiano il 24/01/08 alle 14:16 via WEB
Non avevo mai sentito parlare di flame, per cui, dopo aver letto la prima parte del tuo racconto, sono andata a cercare qualche cosa di più in internet. Il tuo brano mi ha un po’ sconvolto, a dire la verità, mi ha creato un’inquietudine profonda, forse perché non ho mai provato una forma di compulsione per nessuna forma di gioco e questa meccanica di premio-punizione è troppo lontana dal mio modo di essere perché riesca davvero a comprenderla. Non posso dire che mi abbia fatto piacere leggere il testo, anzi, in più tratti mi ha infastidito, i giochi di parole che sono in realtà giochi di potere, un amore che, in fondo, distrugge, una donna che, tutto sommato, è solo un oggetto merce di scambio, non la protagonista dell’”amore” (uso questo termine anche se per me ha un’eccezione un po’ diversa), che in realtà si sviluppa tra il protagonista e Geordie e viene sublimato, infine, da quest’ultimo. Perfette le due immagini che hai scelto a contorno. Credo di aver imparato un po’ di cose, e di essermi creata altri spunti di riflessione, non da poco. Sempre lieta di leggerti. Un sorriso.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 24/01/08 alle 14:38 via WEB
Allieva, tutto quello che hai scritto è condivisibile: le flame sono giochi di potere e la ragazza in realtà è merce di scambio, mentre l'amore (ambivalente) appartiene ai due protagonisti maschili. "Flame sperimentale" è un testo che può inquietare e infastidire e, nella stesura, non ho fatto nulla per ammorbidire gli spigoli del testo. Grazie per il tuo commento attento. W.
 
cri_cucciola
cri_cucciola il 24/01/08 alle 15:19 via WEB
Giordie ha deciso di interrompere il gioco e di perdere, ma, al posto di pagare pegno, decide di fuggire...rinuncia a tutto...ma per cosa????
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 24/01/08 alle 17:07 via WEB
Giordie capisce che il protagonista vuole lui, vuole continuare il gioco solo con lui e senza limiti di tempo. Se accetta di pagare pegno, annulla la sua vita. Per questo decide di abbandonare la scena. W.
 
Sunny_64
Sunny_64 il 24/01/08 alle 15:59 via WEB
Un parere spassionato e sincero? E' un racconto dal tema molto interessante ed è come se tu avessi avuto fretta di finirlo... Lo sento incompleto, affrettato, a volte un po' raffazzonato. E comunque molto bello. Un bacio
 
 
sinemoiaquai
sinemoiaquai il 24/01/08 alle 17:07 via WEB
molto bello, davvero, complimenti. Vieni su Taranta, c'è una recensione su Borges
 
   
falco58dgl
falco58dgl il 24/01/08 alle 17:15 via WEB
Vengo a vedere, Borges è uno dei miei autori preferiti di tutti i tempi. W.
 
     
ladymiss0
ladymiss0 il 24/01/08 alle 17:34 via WEB
Non è il tuo, non è l'autore argentino, è il filosofo, lo psicologo Paul Bourget, credevo che potesse interessarti lo stesso;
 
     
falco58dgl
falco58dgl il 24/01/08 alle 17:47 via WEB
Sì, ma avevi detto che il testo si trovava su "Taranta" :) Gli do un'occhiata in serata. W.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 24/01/08 alle 17:10 via WEB
Sono interessanti queste tue osservazioni. E credo anche fondate. Il tema si sarebbe prestato a una trattazione molto più ampia, da racconto lungo o romanzo breve. Ho deciso di condensare invece la parte relativa alla battaglia tra i due protagonisti, ma può darsi che non si sia trattato di una scelta felice. Ciao. W.
 
carpediem56maestral0
carpediem56maestral0 il 25/01/08 alle 08:42 via WEB
...Ma allora era una storia d'amore?...;-))) Bel racconto, dear Falco!
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 25/01/08 alle 16:53 via WEB
Tra due uomini, con la mediazione del gioco. Sono lieto che tu abbia apprezzato il racconto. Non è un testo che stimoli l'empatia del lettore... ciao. W.
 
adriana_ar
adriana_ar il 25/01/08 alle 14:49 via WEB
Ho faticato a scrivere un commento. Mi sono sentita turbata, infastidita e lontana anni luce da questo vivere il mondo, i rapporti umani. Mi sono documentata anche su Flame e ho scoperto qualcosa che forse inconsciamente stavo avvertendo nella psiche umana frequentando internet ma non avevo mai razionalizzato. Ancora una volta grazie a te Writer. Non solo perchè sai giocare in modo egregio con le parole riuscendo sempre a procurarmi forti emozioni e sensazioni, ma anche perchè sai sempre fornirmi spunti non banali per curiosità e riflessioni .Un forte abbraccio Adriana
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 25/01/08 alle 16:58 via WEB
Le flame attirano perché interpretano le pulsioni aggressive che sul web si liberano con più facilità, dietro la protezione del nick. Ci si sente più liberi di esternare ciò che, nella vita reale, è sepolto sotto le consuetudini del vivere civile. E attirano anche perché la flame, in piccolo, è analoga all'arte della guerra e prevale chi è dotato di maggiore intelligenza e resistenza psicologica. Lo so che è un mondo a te estraneo e per questo ti ringrazio con calore del commento. Un abbraccio a te, Adriana. W.
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 25/01/08 alle 15:38 via WEB
Mi ha incuriosito la tematica dei flame, credo che dopo farò una ricerca su internet per saperne qualcosa di più. Comprendo il fascino di questo gioco esercitato sul protagonista, comprendo il sentimento d'amore che Geordie gli suscita... in fondo tutti noi, che usiamo il virtuale, c'innamoriamo delle parole di perfetti sconosciuti. Quello che non comprendo è l'atteggiamento di Geordie, la sua fuga mi è sembrata una dichiarazione di resa, avrebbe potuto continuare il gioco all'infinito, erano entrambi di pari valore.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 25/01/08 alle 17:01 via WEB
Probabilmente Geordie è di livello superiore come combattente. Proprio per questo capisce che il suo avversario non vuole smettere a nessun costo, vuole trasformare la flame in un "inferno a due" destinato a durare per sempre. E lui questo non lo vuole, nomn vuole un rapporto di coppia centrato su un combattimento eterno. ciao. W.
 
il_presidente77
il_presidente77 il 25/01/08 alle 16:59 via WEB
Ti dico tutto e subito quello che mi da fastio in questo racconto. Per prima cosa quel 32 che appare e scopare da Giordie, le 100 righe sembrano più un numero tondo che qualcosa di reale (100 righe sono vermente tante), la "durezza" dell'incipit che stilisticamente non trova continuazione, la prima parte mi sa di deja-vù, avrei preferito una conclusione molto più esplicitamente tragica.
Lasciando perdere queste quisquiglie, mi è piaciuto poi molto come si è sviluppato e come l'hai portata avanti con finale inaspettato e di significato.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 25/01/08 alle 22:17 via WEB
Il 32 scompare quando il gioco è finito, a significare la variazione che si produce nella situazione e nella mente del protagonista. 100 righe in una flame non sono tante, soprattutto se dura da settimane. Ho visto messaggi anchi di 1.000 righe, in cui venivano quotati i passaggi precedenti. Mi sembra invece interessante l'osservazione relativa all'incipit, anche se la fuga di Giordie consegna il protagonista a un futuro di solitudine. ciao. W.
 
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(in seguito a uno spiacevole episodio
avvenuto su un blog della community)

 

LA RECENSIONE

usumacinta

DIECIMILA E CENTO GIORNI
Storie di uomini tra Italia e America Latina
di MARIA PIA ROMANO

Un tuffo che ha il colore del giallo ocra e del verde intenso, di mandorle amare, schizzi di sudore e deliri di lacrime. Di Italia ed America Latina, di viaggi e di fughe, di ritorni e di allontanamenti. Di esaltazione di popoli, di passioni e grida senza voce nella notte. Del blu e dell'azzurro di cielo e mare. Gli stessi che guardano fluire i giorni, i diecimila e cento giorni, mentre la brezza marina scuote il pino le cui radici restano annodate alla terra. All'amore, alla ricerca costante che dà un senso alle cose, alla vita che è fatta di scenari che cambiano, di sogni di libertà da
condividere con i compagni, di ansie e sconforti segreti, che si affondano nel dolore della bulimia, ingurgitando per rabbia e insoddisfazione cibi di cui non si riesce a percepire il sapore. Emersione, immersione, navigazione, approdo: in quattro sezioni si snoda avvincente la narrazione, che racchiude un arco di trentaquattro anni, dal 1970 al 2004.

E' uno di quei libri che si vorrebbe non finissero mai i "Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini, edito da Besa. Ti capita tra le mani e lo leggi d'un fiato, perdendoti in quei nomi che diventano subito uomini e tu li ascolti e li vedi soffrire, gioire, respirare, far l'amore. Destini che s'incrociano e si salvano a vicenda, in un costrutto narrativo di suprema bellezza.

Ci sono immagini che s'imprimono nitide e vere nella mente, mentre insegui il tuo cuore rapito dalle storie. Storie di uomini. Storie che vengono fuori in una sorta di "stream of consciousness", in cui più che la cronologia conta il tempo interiore, che ti porta direttamente dentro le porte delle loro case e ti dischiude l'universo dell'anima. Fotogrammi sospesi tra un'Italia che si chiude dietro un perbenismo di facciata e cela solo irriguardose marginalità ed un'America Latina che grida la sua libertà con fierezza sconcertante, mentre è ancora oppressa da un macigno sul cuore che non la fa respirare.

Lo psicologo di origini tarantine, che ha una lunga esperienza di lavoro all'estero, proprio in America Latina, scrive di Perù, Nicaragua, Messico, Kosovo, Italia con la penna guizzante di una grande intelligenza che, come lama, squarcia la cortina dell'indifferenza dei tanti.

 

 

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