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In Fuga

Post n°185 pubblicato il 03 Ottobre 2007 da falco58dgl
 

Un frammento di un racconto incompiuto. Si accettano idee su come continuarlo :-)

                               ("La fuga", foto da web)

 

Angelo  s’incamminò lungo una strada bianca che sembrava fatta di  perle polverizzate, di talco  di avorio, simile a una spiaggia di sabbia fine impalpabile. Si guardò intorno con un lieve movimento della testa. Grondava sudore, il sole  era una bolla ustionante, proprio davanti a lui. Si schermò gli occhi con le mani sentendo gravare sul corpo una stanchezza  feroce. Si voltò un attimo verso la costruzione da cui era uscito, un complesso turistico gigantesco che violentava la montagna grigia con i suoi colori blu e arancio. Era poco più di un punto in lontananza, ma conservava la sua mole spropositata, un ferro di cavallo buttato su un promontorio roccioso, quattrocento stanze disposte su sei piani,  due piscine fredde, una piscina riscaldata, una caduta d’acqua su pietre finte che le collegava, sette bar, quattro ristoranti, una sala concerto, qualche palma solitaria  e tre file di lettini a righe bianche e blu rivolti verso il mare.

Accelerò il passo, anche se mancavano più di tre ore al tramonto. Doveva andare via da lì, a qualunque costo. Arrivare in paese prima del buio, prendere un taxi, andare in aeroporto e sparire.

Lasciando i suoi effetti in stanza, come se avesse deciso all’improvviso di fare una lunga passeggiata. Senza noleggiare una vettura, senza usare la carta di credito, senza lasciare tracce che lo avrebbero reso visibile. “Sono carne morta”, il pensiero lo colpì con violenza,  gli venne da sorridere controvoglia pensando al film che glielo aveva ispirato.

Si fermò un istante per detergere il sudore che gli scorreva dalla fronte, guardando alternativamente verso il mare e la montagna.  Vide solo un’estensione di arbusti bassi e licheni rossicci su rocce minerali e un mare blu che terminava il suo corso frangendosi su spiagge sassose.

Si accese una sigaretta, sentendo il fumo che inspirava più fresco dell’aria. Riprese a camminare con passi regolari. Non riusciva più a scorgere l’hotel. La strada saliva su un falsopiano abbacinante, bianco e cenere.  Arrivò in cima a una collina bassa, sentendosi esausto. Da lì, aguzzando la vista, poteva scorgere il campanile che dominava il paese di Entre Rios.

Entre Rios,  strano nome per un paese che non  era circondato da fiumi,  ma che si affacciava su un oceano inquieto, separato dalla costa Africana da un braccio  di mare solcato da barche di clandestini  e disperati alla ricerca di lavoro e di una speranza di vita migliore.

“Ma anche quei disperati hanno una condizione migliore della mia”, pensò Angelo buttando via il mozzicone delle sigaretta, mentre riprendeva la sua strada che lo conduceva verso l’abitato invisibile.

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animafragile11
animafragile11 il 05/10/07 alle 13:59 via WEB
l'aeropuerto..por favor?...poi si ricorda...no...non deve..non può lasciare traccia...meglio dirigersi verso il vicino porto..lì magari..troverà qualcuno che gli permetterà di raggiungere clandestinamente la costa che si intravvede bianca ed evanescente...dall'altro lato dell'oceano blu...il caldo torrido gli offusca la mente...gli seda i sensi...si sente afflitto, confuso,triste,impaurito...immagini vere...illusioni...ricordi...gli affollano la mente attorcigliate, ingarbugliate, amalgamate, come in un turbine ciclonico....gli manca l'aria...DEVE SCAPPARE...SCAPPARE DA QUELLA PAURA..DA QUELL'ANSIA...da quel terrore crescente...il taxi si ferma.Scende.Ma dove può andare...Si guarda...si rivede come riflesso in uno specchio, che rimanda un'immagine lunare..opalescente...BIANCO COME UN MORTO...LE LABBRA PALLIDE E ASCIUTTE...incorniciate da una barba ispida...che lo sciupa...e lo rende uno dei tanti....dei tanti che pallidi come ora è lui...attraversano il mare burrascoso...affrontando ignari del futuro, anche le tempeste più terribili...pur di provare a vivere...ed ora deve pensare solo a questo!!a vivere...a salvarsi...a continuare...Un omicidio...nella sua stanza d'albergo...Melina che corre da lui....Ma Melina...potrebbe essere l'aiuto..la salvezza...la risposta??o quella fuga...può essere un modo per liberarsi..da un amore che non è più amore...ma solo un vincolo!!In fondo...ha perso...tutto... E si ritrova, seduto sul bordo del pontile...scompigliati i folti capelli neri...bruciato e colorito dal sole che picchia indifferente sulla sua pelle che vuole solo esprimere dolore...ansia...tensione...E quelle immagini confuso...dei giorni precedenti...quel tavolo da gioco "rien ne va plus"...il sorriso di Mariana...e quell'uomo che se la mangiava con gli occhi...e le chiamate senza risposta di Melina...e di nuovo la strada...UNA STRADA..UNA SCAPPATOIA...Partire...cambiare...trovare...attraversare il confine......sconfiggere la paura superando il limite dell'ignoto.....?Che gli resta...se non la sua abilità...se non la sua cultura...la sua capacità di adattamento...la sua grande astuzia...e il suo fiuto per i grandi affari...il suo intuito...ORA BISOGNA AGIRE..non c'è tempo da perdere...bisogna smettere di pensare...bisogna riordinare la superficie...respirare...bere...e....ANDARE...ANDARE OVUNQUE...MA LONTANO DA Lì...LONTANO DA TUTTO....senza un nome...senza un'identità...come L'ANGELO DEL SIGNORE...caduto dal cielo! ci vuole coraggio...ma il coraggio è spesso pazzia!! è istinto! e lui..si è sempre saputo destreggiare anche nelle situazioni più tragiche...ed apparentemente senza...via d'uscita...Non esistono problemi senza soluzioni...E lui lo sa...Lui è grande...nell'inventare...nello scrivere...nel creare...è duttile come la più malleabile delle leghe...DEVE DECIDERE...SPOSTARSI..ANDARE...GUARDARE VERSO IL CONFINE...O AFFRONTARE I PROBLEMI CHE VERRANO...? RESTARE O FUGGIRE? UN BIVIO......chi può dargli una mano? Ma lui...ha veramente bisogno di un aiuto...o.....QUESTO E' L'ENNESIMO SEGNO DEL DESTINO..CHE LO SPINGE A RICOMINCIARE TUTTO....DI NUOVO...DACCAPO...IN TERRA STRANIERA...come il più astuto dei mendicanti...?I pensieri si affollano..tutto sembra....sfuggirgli...accavallarsi in questa testa che gli fa sempre più male...(SCUSATE...DEVO SCAPPARE.....ANCH'IO COME ANGELO...un bacio...e buona continuazione...MA...PASSERà IL CONFINE..IL NOSTRO EROE? TORNANDO INDIETRO CON UN BARCONE DI QUELLI USATI DAI CLANDESTINI..OMENTRE STA LI' A PENSARE..ARRIVA MELINA...???O CHI...L'UOMO AL TAVOLO DI GIOCO?)...buon pranzo...
 
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(in seguito a uno spiacevole episodio
avvenuto su un blog della community)

 

LA RECENSIONE

usumacinta

DIECIMILA E CENTO GIORNI
Storie di uomini tra Italia e America Latina
di MARIA PIA ROMANO

Un tuffo che ha il colore del giallo ocra e del verde intenso, di mandorle amare, schizzi di sudore e deliri di lacrime. Di Italia ed America Latina, di viaggi e di fughe, di ritorni e di allontanamenti. Di esaltazione di popoli, di passioni e grida senza voce nella notte. Del blu e dell'azzurro di cielo e mare. Gli stessi che guardano fluire i giorni, i diecimila e cento giorni, mentre la brezza marina scuote il pino le cui radici restano annodate alla terra. All'amore, alla ricerca costante che dà un senso alle cose, alla vita che è fatta di scenari che cambiano, di sogni di libertà da
condividere con i compagni, di ansie e sconforti segreti, che si affondano nel dolore della bulimia, ingurgitando per rabbia e insoddisfazione cibi di cui non si riesce a percepire il sapore. Emersione, immersione, navigazione, approdo: in quattro sezioni si snoda avvincente la narrazione, che racchiude un arco di trentaquattro anni, dal 1970 al 2004.

E' uno di quei libri che si vorrebbe non finissero mai i "Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini, edito da Besa. Ti capita tra le mani e lo leggi d'un fiato, perdendoti in quei nomi che diventano subito uomini e tu li ascolti e li vedi soffrire, gioire, respirare, far l'amore. Destini che s'incrociano e si salvano a vicenda, in un costrutto narrativo di suprema bellezza.

Ci sono immagini che s'imprimono nitide e vere nella mente, mentre insegui il tuo cuore rapito dalle storie. Storie di uomini. Storie che vengono fuori in una sorta di "stream of consciousness", in cui più che la cronologia conta il tempo interiore, che ti porta direttamente dentro le porte delle loro case e ti dischiude l'universo dell'anima. Fotogrammi sospesi tra un'Italia che si chiude dietro un perbenismo di facciata e cela solo irriguardose marginalità ed un'America Latina che grida la sua libertà con fierezza sconcertante, mentre è ancora oppressa da un macigno sul cuore che non la fa respirare.

Lo psicologo di origini tarantine, che ha una lunga esperienza di lavoro all'estero, proprio in America Latina, scrive di Perù, Nicaragua, Messico, Kosovo, Italia con la penna guizzante di una grande intelligenza che, come lama, squarcia la cortina dell'indifferenza dei tanti.

 

 

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