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Blog di narrativa, suggestioni di viaggio, percorsi interiori, sguardi sul mondo.
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La prima volta che mi sono imbattuto nel blog “la Nebbia gialla”, ho notato la foto di un giovane uomo barbuto con un accendino in mano e una valanga di commenti di nick femminili adoranti.
Qualunque cosa J.A. Prufrock pubblicasse (fosse anche la lista della sua ultima spesa al supermercato), riceveva una cinquantina di risposte infarcite di punti esclamativi e approcci neanche tanto indiretti. Superata la prima reazione di invidia, ho letto qualche post con più attenzione e mi sono reso conto che J.A. possiede il dono di incatenare l’attenzione di chi legge alle sue parole.
Questa sera abbiamo con noi J.A, che ha accettato di rispondere a qualche domanda.
1. Chi è "J.A. Prufrock"? Hai voglia di presentarti brevemente?
Entro sempre un po' in crisi quando devo parlare di me stesso. Che dire? Mettiamola così: se fossi donna, sarei Io, la fanciulla trasformata in vacca da Zeus. J.A. Prufrock non è altro che questo, la trasposizione bovina del mio essere umano-troppo umano. Sereno, tranquillo, pragmatico fino alla nausea. Per farla breve, parafrasando una battuta del film Santa Maradona, una specie di essere mitologico, metà uomo e metà testa di cazzo.
2. ;-) Perchè hai creato il tuo blog, "La nebbia gialla"?
Per avere un prato in cui pascolare. La mia terra di nessuno. Quella stessa terra di nessuno che, all' inizio, apparteneva a il_giunco_mormorante, il primo nick con cui mi sono affacciato sulla galassia variopinta dei blog, un paio di anni fa circa. Nell' ultimo periodo di vita, "La casa nello stagno ( tre locali e un grosso bagno )" era diventato un' osteria in cui fare caciara, allontanandosi irrimediabilmente dall' idea originaria del blog. Scrivevo post oggettivamente ignobili e ricevevo lodi. Questa cosa, alla fine, mi ha spento ogni stimolo. Ed è nata "La nebbia gialla", come necessità di ricominciare, nell' anonimato più assoluto.
3. Leggendo il tuo blog, si nota un’autentica passione per le donne. Intendo con il termine "passione" non unicamente il desiderio sessuale, ma anche la complicità, la ricerca di una sintonia, il confronto con l’universo femminile. Qual è il tuo rapporto con le donne e con l’amore nella "real life"?
Storicamente, ho sempre avuto una predominanza di amicizie femminili. Rapportarsi con una donna è stimolante. Ti apre la mente. Ti dona una sensibilità maggiore. Ti aiuta a capire molte cose della vita. Quelle stesse cose su cui ci si interroga nelle classiche tavolate tra uomini. Il problema è che, in determinate circostanze, non è facile essere di legno. Soprattutto quando si crea un legame molto intimo. Comunque, sono sempre riuscito a tenere ben distinto il campo dell' Amicizia da quello dell' Amore. E' una sorta di esercizio spirituale. Una linea di condotta in cui credo fermamente. La mia migliore amica è una bellissima ragazza, conosciuta al primo anno di università. La adoro, come lei adora me. Ma tra noi non c' è mai stato nulla. Anche perchè, in questi sedici anni, abbiamo sempre avuto le nostre storie, più o meno serie. Ed io, come ho scritto più volte sul blog, sono noiosamente monogamo e riservo le mie peccaminose mani a cucchiaia unicamente alla compagna di vita del momento. Cui do tutto me stesso, senza limiti. Perlomeno, sino al giorno in cui ci si guarda in faccia e ci si dice Ciao.
4. Sempre leggendo il tuo blog, pare di trovarsi davanti a una famiglia alternativa. C’è Lothar, c’è "Lei", ci sono gli amici, ci sono le "zie"… Vuoi dire qualcosa in proposito?
Sì, che li amo tutti, senza distinzioni di sesso, razza, credo politico o religioso.
5. Ritengo (e te l’ho detto più di una volta) che tu abbia una buona facilità di scrittura. Scrivi in modo immediato e coinvolgente. Quali sono (se ci sono) i tuoi autori preferiti e i tuoi modelli di scrittura?
Ti ringrazio, mi fa molto piacere che lo pensi. Sino a qualche anno fa, leggevo solo autori classici. La letteratura, per me, finiva con Italo Svevo. Non so con quale forza, ma ho letto dei mattoni incredibili. Poi, l' amica di cui sopra ha iniziato a prestarmi romanzi di autori contemporanei. Ed è nato un amore. Mi nutro di James Ellroy, Irvine Welsh, Chuck Palahniuk, David Sedaris, Charles Bukowski, Carlo Lucarelli, Niccolò Ammaniti e Claudio Martini. ( E adesso sgancia i soldi promessi. )
6. ;-) troppo buono, J.A. ti mando un bonifico. La rete per te è essenzialmente il blog o frequenti anche altre realtà del web (chat, forum, newsgroup, ecc)?
La prendo un po' larga. Abito in questo scannatoio, solo, da undici anni. Ed è da undici anni che rimando l' acquisto di un televisore. Oltre che libri, leggo da sempre anche molti fumetti. Fino a pochi anni fa, il pc era uno strano macchinario, di cui conoscevo a malapena il tasto on/off, ed internet un grosso punto interrogativo con uno sfondo di foto pornografiche. Ti dico questo, a mo' di preambolo, solo per esprimere un' imbarazzante verità: sono un ignorante di primo ordine e sono consapevole di esserlo. Vivo un po' in un mondo a parte ed arrivo tardi ovunque. Ho scoperto la chat, per puro caso, due anni fa. Era aprile, ricordo. Ho iniziato a girare per le varie stanze, trovando solo gente che si insultava o trascorreva ore intere a scrivere Ciaooo, Buonaseeeraaa e Buonanotteee. Due palle senza senso. Ci sono stato un paio di mesi, ma solo grazie alla curiosità di leggere i profili dei singoli utenti ed a qualche amicizia virtuale allacciata durante il mio girovagare. Finché non ho iniziato a vedere delle icone, in basso a destra, illuminate di blu. Erano le icone dei blog. E mi son detto: "Proviamoci".
7. Leggendo i tuoi post non sembri particolarmente nostalgico degli anni ’80 e ’90. Che rapporto hai con il tuo passato?
Buono, direi. Ma rifuggo, per quanto mi sia possibile, ogni forma di schiavitù. Nostalgia del passato inclusa. Il presente è la mia casa tutta da arredare. Perchè sprecare tempo ed energie a macerarmi nel pensiero di quello che ho già vissuto, quando - si spera - ho ancora una vita davanti? La mia fiducia nel futuro supera di gran lunga l' amore per i bei ricordi e il dolore per quelli brutti.
8. Hai qualche progetto che vorresti realizzare e che, al momento, risulta ancora inattuato?
Sì. L' invenzione del teletrasporto. E non sto scherzando.
Grazie, J.A.
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LA RECENSIONE
DIECIMILA E CENTO GIORNI
Storie di uomini tra Italia e America Latina
di MARIA PIA ROMANO
Un tuffo che ha il colore del giallo ocra e del verde intenso, di mandorle amare, schizzi di sudore e deliri di lacrime. Di Italia ed America Latina, di viaggi e di fughe, di ritorni e di allontanamenti. Di esaltazione di popoli, di passioni e grida senza voce nella notte. Del blu e dell'azzurro di cielo e mare. Gli stessi che guardano fluire i giorni, i diecimila e cento giorni, mentre la brezza marina scuote il pino le cui radici restano annodate alla terra. All'amore, alla ricerca costante che dà un senso alle cose, alla vita che è fatta di scenari che cambiano, di sogni di libertà da
condividere con i compagni, di ansie e sconforti segreti, che si affondano nel dolore della bulimia, ingurgitando per rabbia e insoddisfazione cibi di cui non si riesce a percepire il sapore. Emersione, immersione, navigazione, approdo: in quattro sezioni si snoda avvincente la narrazione, che racchiude un arco di trentaquattro anni, dal 1970 al 2004.
E' uno di quei libri che si vorrebbe non finissero mai i "Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini, edito da Besa. Ti capita tra le mani e lo leggi d'un fiato, perdendoti in quei nomi che diventano subito uomini e tu li ascolti e li vedi soffrire, gioire, respirare, far l'amore. Destini che s'incrociano e si salvano a vicenda, in un costrutto narrativo di suprema bellezza.
Ci sono immagini che s'imprimono nitide e vere nella mente, mentre insegui il tuo cuore rapito dalle storie. Storie di uomini. Storie che vengono fuori in una sorta di "stream of consciousness", in cui più che la cronologia conta il tempo interiore, che ti porta direttamente dentro le porte delle loro case e ti dischiude l'universo dell'anima. Fotogrammi sospesi tra un'Italia che si chiude dietro un perbenismo di facciata e cela solo irriguardose marginalità ed un'America Latina che grida la sua libertà con fierezza sconcertante, mentre è ancora oppressa da un macigno sul cuore che non la fa respirare.
Lo psicologo di origini tarantine, che ha una lunga esperienza di lavoro all'estero, proprio in America Latina, scrive di Perù, Nicaragua, Messico, Kosovo, Italia con la penna guizzante di una grande intelligenza che, come lama, squarcia la cortina dell'indifferenza dei tanti.
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