Writer
Blog di narrativa, suggestioni di viaggio, percorsi interiori, sguardi sul mondo.
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Ogni tanto me ne vado a spasso per la blogosfera. Mi piace gettare uno sguardo su universi e case altrui, curiosare tra le mura di altre realtà virtuali. Seguendo un percorso quasi casuale, sono rimasto incuriosito da un blog di narrativa intitolato, in modo suggestivo, “La penna e la spada”. Mi ci sono fermato il tempo sufficiente per leggere alcuni testi, alcuni racconti che mi hanno colpito per il nitore delle immagini e la pulizia della costruzione. Mi è sembrato di trovare in rete un amico di penna, una persona capace di variare i registri della narrazione, una persona a cui importa scrivere.
Questa sera abbiamo qui con noi Cyrano66, che ha accolto il mio invito e ha accettato di farsi intervistare.
Cyrano, qui su Libero credo che ti conoscano in pochi. Vuoi presentarti brevemente?
Ho 40 anni e vivo a Milano, lavoro nella consulenza per un' azienda di telecomunicazioni. Ho una moglie giornalista e due figli di cui vado orgoglioso. Amo cucinare, leggere e ovviamente scrivere. Sono protestante di formazione e sono solito avere un approccio piuttosto rigido alle cose, a partire dal lavoro e dalla scrittura. Da qualche anno a questa parte alla domanda: sei un consulente ITC o uno scrittore? Non riesco a rispondere facilmente.
2. Perchè hai scelto, tra tutti i possibili personaggi letterari, quello di Cyrano?
Il personaggio di Cyrano (al pari di altri, come per esempio il Don Chisciotte o il Barone di Munchausen), occupa un posto molto importante nella formazione dell'immaginario (letterario) europeo. Cyrano de Bergerac è un personaggio che trova il suo senso nell'azione diretta (action directe!) e contemporaneamente nella poetica, è un tipo ideale in grado di coniugare ironia e amore, sacrificio e menzogna. Non a caso si parla di penna e di spada, proprio in riferimento a questi due poli. Insomma, tirandola un po’ per i capelli, Cyrano è la metafora che preferisco della figura dell’artista.
3. Leggendo il tuo blog, appare chiaro il tuo desiderio di scrivere. Nella composizione dei tuoi testi, quali temi prediligi? 4. Ho avuto l’impressione, leggendo i tuoi racconti, di un approccio eclettico. A volte i tuoi racconti sembrano mutuati dalla narrativa americana (Carver, De Lillo), a volte, invece, prediligi l’approccio in soggettiva e in prima persona, come fai, in “Ieri passeggiavo al sole in preda allo straniamento…”. Quali sono i tuoi autori preferiti e le correnti narrative a te più vicine? Ho un debole (che potrei definire un vizio) per la letteratura americana, la stessa letteratura che Camus criticava aspramente in uno dei suoi saggi. Il problema è che adoro anche Camus... scherzi a parte, quello che si legge sul mio blog è una palestra, che per uno scrittore significa fondamentalmente esercizio di scrittura e confronto con le altre scritture. La diversità di stile e di approccio presente nel blog (tra visione soggettiva e in terza persona, tra scrittura minimalista e surrealista, à la Miller per intenderci) è funzionale alla mia ricerca. Io non scrivo solo sul blog, ovviamente, e quando sarà possibile leggere le altre opere ci si renderà forse conto del sedimentarsi di uno stile, per così dire, più riconoscibile, per differenza. 5. Scrivi di getto o impieghi settimane per curare lo stile, i dettagli della trama, la scelta delle parole? La cura delle parole fa ovviamente parte del mestiere della scrittura. E’ difficile che i miei post siano scritti “di getto”. A una prima stesura, segue comunque una correzione e una versione definitiva. Tipicamente lascio passare la notte tra la scrittura materiale del pezzo e la sua pubblicazione, perchè la notte, porta consiglio, almeno a me. Ovviamente quando scrivo in rima il tempo di redazione è molto più lungo e la scelta di parole e figure è molto più problematica. Sempre per quanto riguarda il Blog, rispetto profondamente le sue regole di pubblicazione: quando un pezzo è pubblicato non lo cambio più. 6. Hai pubblicato qualcosa? Sul web (a parte il tuo blog)? Su carta? Per quanto riguarda il Web ho pubblicato su Sacripante! e NoLuogo, riviste letterarie Online. Alcuni post sono stati ovviamente ripresi in portali di diversa natura, anche Libero. Poi scrivo su CiccSoft, un portale diciamo così, collaborativo, ma non pezzi letterari. Per quanto riguarda la carta non posso sinceramente espormi, dal momento che ho dei manoscritti in valutazione che spero vedranno a breve la luce. 7. La rete per te è essenzialmente il blog o frequenti anche altre realtà del web (chat, forum, newsgroup)? La rete è per me uno strumento di lavoro (nella scrittura e nel mio, diciamo così, lavoro remunerato). Utilizzo anche strumenti come le chat, ma non ne faccio una malattia. Diciamo che li colloco secondo la mia idea di strumento collaborativo e di conseguenza li uso per quello che serve. Inoltre uno dei miei problemi è il tempo che manca continuamente (lavoro, famiglia, scrittura) e quindi non posso permettermi di sprecarlo chattando di qua e di là (cosa nobilissima, sia chiaro, ma fuori dalla mia portata). Quanto alla frequentazione dei blog, come tutti, ho i miei contatti, i miei preferiti, i miei amici insomma. 8. Supponiamo che ti arrivino in regalo diecimila euro, con l’obbligo di spenderli nel giro di sei mesi. Cosa ne faresti? Come li impiegheresti? Grazie, Cyrano Writer http://www.writer-racconti.org/
In realtà non ho predilezioni. Mi piacciono i temi storisci, perchè permettono di far passare il messaggio che al di là del contesto (di tempo e di spazio), le tematiche dell’umano sono sempre le stesse. Usare la lente della pìetas, è sempre un’azione edificante per la propria umanità, nell’alto medioevo siciliano come nella seconda guerra mondiale. Mi piace anche esercitare la poesia, un percorso lungo e tortuoso che ha le sue soddisfazioni, anche se il risultato non è certamente garantito. La modernità naturalmente è molto interessante, ma poterla rappresentare è complesso, sfidante, per il suo essere polimorfa, non ancora fissa, mutevole appunto. Quindi non mi sottraggo.
Farei un viaggio, da solo. La solitudine, senza nulla togliere alle persone meravigliose che mi circondano, è una cosa che mi manca molto. Chi vive a Milano poi, è continuamente esposto a sollecitazioni umane che quasi sempre, alla lunga, risultano faticose, almeno per me.
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IL MIO ROMANZO
CLAUDIO MARTINI
"DIECIMILA E CENTO GIORNI"
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LA RECENSIONE
DIECIMILA E CENTO GIORNI
Storie di uomini tra Italia e America Latina
di MARIA PIA ROMANO
Un tuffo che ha il colore del giallo ocra e del verde intenso, di mandorle amare, schizzi di sudore e deliri di lacrime. Di Italia ed America Latina, di viaggi e di fughe, di ritorni e di allontanamenti. Di esaltazione di popoli, di passioni e grida senza voce nella notte. Del blu e dell'azzurro di cielo e mare. Gli stessi che guardano fluire i giorni, i diecimila e cento giorni, mentre la brezza marina scuote il pino le cui radici restano annodate alla terra. All'amore, alla ricerca costante che dà un senso alle cose, alla vita che è fatta di scenari che cambiano, di sogni di libertà da
condividere con i compagni, di ansie e sconforti segreti, che si affondano nel dolore della bulimia, ingurgitando per rabbia e insoddisfazione cibi di cui non si riesce a percepire il sapore. Emersione, immersione, navigazione, approdo: in quattro sezioni si snoda avvincente la narrazione, che racchiude un arco di trentaquattro anni, dal 1970 al 2004.
E' uno di quei libri che si vorrebbe non finissero mai i "Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini, edito da Besa. Ti capita tra le mani e lo leggi d'un fiato, perdendoti in quei nomi che diventano subito uomini e tu li ascolti e li vedi soffrire, gioire, respirare, far l'amore. Destini che s'incrociano e si salvano a vicenda, in un costrutto narrativo di suprema bellezza.
Ci sono immagini che s'imprimono nitide e vere nella mente, mentre insegui il tuo cuore rapito dalle storie. Storie di uomini. Storie che vengono fuori in una sorta di "stream of consciousness", in cui più che la cronologia conta il tempo interiore, che ti porta direttamente dentro le porte delle loro case e ti dischiude l'universo dell'anima. Fotogrammi sospesi tra un'Italia che si chiude dietro un perbenismo di facciata e cela solo irriguardose marginalità ed un'America Latina che grida la sua libertà con fierezza sconcertante, mentre è ancora oppressa da un macigno sul cuore che non la fa respirare.
Lo psicologo di origini tarantine, che ha una lunga esperienza di lavoro all'estero, proprio in America Latina, scrive di Perù, Nicaragua, Messico, Kosovo, Italia con la penna guizzante di una grande intelligenza che, come lama, squarcia la cortina dell'indifferenza dei tanti.
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