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Blog di narrativa, suggestioni di viaggio, percorsi interiori, sguardi sul mondo.
SOLIDARIETÀ CON RED LADY E CON LOCANDA ALMAYER!
Post n°490 pubblicato il 14 Ottobre 2014 da falco58dgl
Per un paio di giorni, mi ritroverò sulla sponda sud del mar Tirreno. Un convegno su "adolescenti, esordi psicotici e dipendenze" organizzato dalla federazione degli operatori dei Ser.t a Palermo. Non torno in quella splendida città da un tempo infinito (34 anni) e sono veramente contento di poterla rivisitare. Il clima è caldo (26-27 gradi) e il convegno si svolge praticamente in riva al mare. Un saluto a tutti gli amici e le amiche della community.
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Post n°489 pubblicato il 20 Settembre 2014 da falco58dgl
Wageningen è una cittadina olandese di piccole dimensioni (40.000 abitanti), a un'ottantina di km a sud di Amsterdam. Un luogo tranquillo, sede di un'università eccellente, la migliore di Olanda e una delle migliori di Europa, focalizzata sul tema delle scienze ambientali, forestali e delle tecnologie alimentari. Il campus è ampio, arioso, pieno di risorse accademiche di prim'ordine (un corpo docente di livello internazionale, una didattica centrata sulla ricerca è l'interattività, imponenti dotazioni tecnologiche, grandi spazi per lo studio e l'aggregazione). In questo luogo mio figlio sta frequentando un master in "scienze forestali e ambientali", insieme a studenti di altri cento paesi. E' molto contento, studia tanto e copre le distanze tra il campus e la sua residenza con una robusta bici che ha comprato appena arrivato nei Paesi Bassi. Siamo felici che stia seguendo un suo progetto con tenacia e con entusiasmo. Probabilmente ci vedremo per le vacanze di Natale, abbiamo in mente di passare qualche giorno tra Amsterdam e Bruges. Ormai, per trovare dei percorsi professionali stimolanti, occorre andare all'estero e giocare la propria partita utilizzando come campo il mondo intero. E' la scelta che feci ormai più di 30 anni fa quando decisi di andare in Messico per trovare nuovi orizzonti di vita e di lavoro. A David l'augurio di realizzare i propri desideri, il proprio progetto di vita con pienezza e con soddisfazione. |
Post n°488 pubblicato il 15 Agosto 2014 da falco58dgl
In Grecia siamo stati benissimo, 15 giorni di mare, sole, spiagge remote, feste patronali in cui si ballava collettivamente e veniva fornito cibo gratuito a chiunque partecipasse, tramonti che si impadronivano delle baie di Livadia e di Symi visti dalla terrazza della nostra abitazione, quel sentimento di pace e bellezza che, un po' per volta, ci ha pervaso e ha portato via le tensioni accumulate durante l'anno, il ritrovarsi in ristorantini in riva al mare con un senso di pienezza che bastava a se stesso. E' un peccato che un paese così affascinante e colmo di gente ospitale sia stato massacrato dalle ricette dell'austerity europea, anche se il Dodecanneso, grazie ai flussi turistici consistenti, è riuscito a preservare un suo equilibrio e non abbiamo notato segni di povertà o di disgregazione. Ecco qualche immagine del viaggio. Sono foto tratte dal web, le nostre sono troppo pesanti (circa 6 mega per ogni scatto) e sono visionabili comunque su facebook. (la baia di Livadia vista dall'alto) (questo era quello che si vedeva dalla terrazza della nostra abitazione. L'immagine rende solo parzialmente la bellezza della baia di Livadia) (spiaggia di eristos) (parziale del porto di Symi) (baia di Pedi vista dal nostro hotel) |
Post n°487 pubblicato il 20 Luglio 2014 da falco58dgl
Anche quest'anno è arrivato il periodo di quella sospensione dei doveri quotidiani conosciuto col termine di "vacanza". La scelta è caduta sull'isola di Tilos, non lontano da Rodi, là dove la Turchia sembra voler allungarsi e lambire le terre del Dodecanneso. E' un luogo tranquillo, con flussi turistici ragionevoli, dove si può discorrere con il mare e il cielo senza chiasso, senza fretta, senza ansie. Agli amici e alle amiche della community un arrivederci tra qualche settimana...
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Post n°486 pubblicato il 06 Giugno 2014 da falco58dgl
Un pinguino "mini" cerca riparo in una spiaggia rocciosa vicino Melbourne |
Post n°485 pubblicato il 06 Giugno 2014 da falco58dgl
Non lontano da Melbourne... |
Post n°484 pubblicato il 06 Giugno 2014 da falco58dgl
un'immagine della capitale dello stato di Victoria all'imbrunire... |
Post n°483 pubblicato il 06 Giugno 2014 da falco58dgl
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Post n°482 pubblicato il 20 Aprile 2014 da falco58dgl
La prima volta fu nel 1974. In quell'epoca, la Spagna era ancora dominata da Franco e dai suoi accoliti, le strade a sud di Valencia erano dissestate e piene di buche ed era rischioso parlare di politica con persone sconosciute. L'autostop era praticato da pochissimi e, sul tratto che collega Barcellona ad Alicante, mi occorsero due giorni per completare una distanza poco superiore ai 500 chilometri. La capitale catalana mi parve bella, ma polverosa e remota. Sembrava un avamposto di un regno periferico, quasi una "fortezza Bastiani" adagiata sulle rive del mediterraneo. Vi tornai nel '78 e la città era tapezzata a festa. Nei paesi vicini e in tutto il territorio di Euskadi si celebrava la caduta del regime con balli e canti collettivi che si protraevano fino al mattino, in un'effervescenza frenetica che mescolava il desiderio di recuperare il tempo perduto, bar pieni di clienti festanti, bicchieri di calimocho (una terribile mistura di vino rosso e coca cola), ritmi andalusi, celtici e tropicali e il toro che faceva la sua comparsa nella piazza stracolma alle otto del mattino. Nell'89, il paese era lanciato come un siluro verso la modernità. Sulle orme di Hemingway, lasciammo una Parigi percorsa da folle oceaniche (si festeggiava il bicentenario della rivoluzione) e approdammo a San Sebastian e a un piccolo villaggio nel cuore dei paesi Baschi, Motrico, proprio nel giorno della festa patronale che trasformò per diversi giorni un paese di 5.000 abitanti in un palcoscenico di tensioni desideranti e comunione collettiva. Nell 1992, Barcellona era diventata una delle metropoli più eleganti d'Europa, le Olimpiadi avevano lasciato un quartiere nuovo di zecca, la teleferica (rinnovata) verso Montjuic, dalla cui sommità si coglie gran parte della città e una vasta porzione di mre e una miriade di locali che assediavano le Ramblas. Mi piaceva perdermi nelle piazzette del Barrio Gotico, entrare nelle chiese ricche di ornamenti, pramenti, immagini sacre in pose enfatiche o ieratiche, camminare senza meta tra Diagonal, Placa de Catalunya e il Port Vell, il porto vecchio dedicato a Colombo. Dopo più di 20 anni torniamo nella capitale catalana. Senza aspettative eccessive, consapevoli che la globalizzazione ha amalgamato anche paesi molto diversi tra di loro, ma con la speranza di ritrovare scorci, angoli, prospettive, qualche frammento di bellezza disseminato tra gli edifici liberty di Gaudì, i monumenti gotici del centro, le architetture composite del barrio chino. Un saluto affettuoso a tutti/e voi, a presto. W
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Post n°481 pubblicato il 19 Marzo 2014 da falco58dgl
Ho visto recentemente due film, uno molto conosciuto e premiato con l'Oscar, l'altro quasi clandestino, di un regista semisconosciuto. Mi sono piaciuti entrambi e vi propongo due sintetiche recensioni. La grande bellezza (Sorrentino) Ho visto "La grande bellezza" questo fine settimana, incuriosito dal bailamme provocato dalla vittoria dell'Oscar al miglior film "straniero". Dico subito che il dibattito sull'eredità di Fellini e della "Dolce vita" mi sembra una fesseria, i due film sono diversi come sguardo e come approccio, condividono la stessa ambientazione, ma lo fanno con occhi differenti. Roma è l'indiscussa protagonista del film. Una Roma attraversata da sedimentazioni molteplici, da incrostazioni che mescolano vestigia dell'Impero, architetture e simboli della potenza della Chiesa, trionfi rinascimentali, torsioni barocche,palazzi notturni, riti cattolici che convivono con cerimonie pagane, catacombe e giardini sopraelevati, cinismo e disincanto, volgarità esibita ed esercizio sottile dell'intelligenza. Dentro questo coacervo di elementi che rendono la "città eterna" un labirinto e insieme una calamita, si muove la vicenda di Jep Gambardella, scrittore e giornalista e della fauna umana che frequenta. Un insieme di figure in prevalenza grottesche e squallide. Con due eccezioni, interpretate dalla Ferilli e da Verdone, due personaggi che riescono a sfuggire alla disumanizzazione che affligge tutti gli altri. Gambardella si muove tra feste, happening, performance e il cuore notturno di Roma come se facesse gli onori di casa, con una totale padronanza non esente da ironia e una punta di malinconica consapevolezza. Arrivato a Roma molto giovane, si è dedicato alla vita sociale e culturale con l'ambizione di diventare un principe di mondanità. C' è riuscito (conosce tutti, viene salutato da Venditti con un confidenziale "ciao, Jep"), ma adesso contempla il vuoto che gli è vicino, che l'ha invaso e che ha bloccato la sua vena di scrittore. Si è parlato molto della "Grande bellezza" come dell'affresco di una società decadente, ma non condivido questa posizione. Fin dal "Satyricon" di Petronio Arbitro, la società aristocratica romana è stata descritta come incline agli eccessi e alla dissoluzione. Ciò che viene definito "decadente", in realtà, è una vitalità onnivora e amorale, il piacere del pettegolezzo e dell'intrigo,il trionfo del "particolare" su una visione dei problemi generali, tratti che segnano da sempre la cultura della città, almeno in alcune delle sue componenti. "La grande bellezza" è un magnifico film, che lascia una traccia nello spettatore. Mi è parso girato in modo eccellente, con un gusto squisito dell'inquadratura e una gestione pressoché perfetta degli attori. In primis, un grande Servillo, coadiuvato da una schiera di personaggi molto ben interpretati.
IDA (Pawel Pawlikowski)
Il retrogusto che mi ha lasciato questo film di Pawlikowski, regista polacco a me sconosciuto, è simile a quello di alcuni episodi del "Decalogo" di Kieslowski: composizioni asciutte, direi quasi severe, per nulla spettacolari, ma che scavano i personaggi dall'interno e restituiscono ritratti sorprendentemente "veri". Anna è una novizia che sta per prendere i voti. Si reca controvoglia, su indicazione della Madre superiora, a Varsavia per conoscere la sua unica parente in vita, una zia che non si è mai interessata a lei. Le due donne sono agli antipodi: Wanda è un giudice, una militante del partito comunista che ha fatto carriera dopo la fine della seconda guerra mondiale. E' una persona in apparenza energica e dura, ma segnata dallla disillusione e la solitudine interiore, che cerca di contenere con l'alcool e rapporti sessuali occasionali. Anna appare invece totalmente dedita alla sua ricerca spirituale: il convento è stato da sempre il suo ambito di vita e pare che abbia fretta di tornarvi per sigillare il suo patto di fronte a Dio. La zia Wanda la mette al corrente di una verità sconvolgente: il vero nome della nipote è Ida, figlia di una famiglia ebrea, famiglia uccisa durante il conflitto. Le due donne si mettono in viaggio per scoprire dove sono sepolti i genitori di Ida. Nel farlo, attraversano una Polonia livida (siamo all'inizio degli anni '60), ritratta in bianco e nero: estensioni di alberi scheletrici, strade male asfaltate, foschia che sottrae profondità al paesaggio, hotel simili a cubi di cemento. La realtà che scoprono è ancora più livida del paesaggio: recuperano, dove diverse vicissitudini, le ossa dei genitori sepolte in un bosco e danno loro onorevole sepoltura nel cimitero di Lublino. Il contatto con il "mondo" viene vissuto inizialmente con fastidio da Ida, che tende a proteggersi dai rischi di un coinvolgimento, poi un incontro casuale con un giovane musicista e la tempesta emozionale provocata dalla conoscenza della sua vicenda personale e famigliare tenderanno a modificare il quadro...
W. |
IL MIO ROMANZO
CLAUDIO MARTINI
"DIECIMILA E CENTO GIORNI"
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(in seguito a uno spiacevole episodio
avvenuto su un blog della community)
LA RECENSIONE
DIECIMILA E CENTO GIORNI
Storie di uomini tra Italia e America Latina
di MARIA PIA ROMANO
Un tuffo che ha il colore del giallo ocra e del verde intenso, di mandorle amare, schizzi di sudore e deliri di lacrime. Di Italia ed America Latina, di viaggi e di fughe, di ritorni e di allontanamenti. Di esaltazione di popoli, di passioni e grida senza voce nella notte. Del blu e dell'azzurro di cielo e mare. Gli stessi che guardano fluire i giorni, i diecimila e cento giorni, mentre la brezza marina scuote il pino le cui radici restano annodate alla terra. All'amore, alla ricerca costante che dà un senso alle cose, alla vita che è fatta di scenari che cambiano, di sogni di libertà da
condividere con i compagni, di ansie e sconforti segreti, che si affondano nel dolore della bulimia, ingurgitando per rabbia e insoddisfazione cibi di cui non si riesce a percepire il sapore. Emersione, immersione, navigazione, approdo: in quattro sezioni si snoda avvincente la narrazione, che racchiude un arco di trentaquattro anni, dal 1970 al 2004.
E' uno di quei libri che si vorrebbe non finissero mai i "Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini, edito da Besa. Ti capita tra le mani e lo leggi d'un fiato, perdendoti in quei nomi che diventano subito uomini e tu li ascolti e li vedi soffrire, gioire, respirare, far l'amore. Destini che s'incrociano e si salvano a vicenda, in un costrutto narrativo di suprema bellezza.
Ci sono immagini che s'imprimono nitide e vere nella mente, mentre insegui il tuo cuore rapito dalle storie. Storie di uomini. Storie che vengono fuori in una sorta di "stream of consciousness", in cui più che la cronologia conta il tempo interiore, che ti porta direttamente dentro le porte delle loro case e ti dischiude l'universo dell'anima. Fotogrammi sospesi tra un'Italia che si chiude dietro un perbenismo di facciata e cela solo irriguardose marginalità ed un'America Latina che grida la sua libertà con fierezza sconcertante, mentre è ancora oppressa da un macigno sul cuore che non la fa respirare.
Lo psicologo di origini tarantine, che ha una lunga esperienza di lavoro all'estero, proprio in America Latina, scrive di Perù, Nicaragua, Messico, Kosovo, Italia con la penna guizzante di una grande intelligenza che, come lama, squarcia la cortina dell'indifferenza dei tanti.
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