Un blog creato da lorifu il 31/12/2009

la memoria dispersa

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« SAN VALENTINO?E' vero? »

La gentilezza è ancora un valore?

Post n°278 pubblicato il 17 Febbraio 2012 da lorifu
 

 

 

Si può ancora parlare di gentilezza e sorriso?

Oggi in cui tutto sembra essere in declino, in cui  “il male di vivere” ha preso  il sopravvento attraverso un dilagare di   comportamenti sempre più  aggressivi e prepotenti, la gentilezza, sembrerebbe a prima vista un anacronismo quasi di stampo  moralistico.

Le  relazioni interpersonali  sono sempre più  improntate al “politicamente scorretto” e non stupisce  incontrare  persone maldisposte, incupite, estranee alle infinite possibilità del sorriso, di questa meraviglia che nasce sulla bocca  ma che in realtà parte dal cuore. 

E’ sempre più difficile abbandonarsi con spontaneità a una vera, franca risata. Si ride  per una barzelletta, per una situazione divertente, una gag  ma si tratta di una risata forzata che niente ha a che fare con  la  naturale predisposizione all’ottimismo, alla generosità e visione positiva della vita.

E’ pur vero che grossi motivi di ridere al giorno d’oggi non ce ne sono.  Ristrettezze economiche, malattie, stress, lavoro che non c’è o quando c’è risulta  massacrante, difficoltà di relazione e comunicazione, rifiuto e scetticismo nei confronti dello Stato  e delle istituzioni  tutto ha contribuito a toglierci il piacere  dell’allegria, tanto che all’antico adagio: “Cuor contento, Dio l’aiuta” non ci crede più nessuno. Ma difficoltà economiche, malattie, miserie ci sono sempre state, basti pensare al periodo della guerra o dell’immediato dopoguerra, eppure nei racconti dei nostri padri o nonni c’era sempre una nota di ottimismo o episodi divertenti che lasciavano intuire gioia di vivere e serenità.

Erano altri tempi, la gioia nasceva nella miseria e dalla miseria, quando bastava un niente per far scappare una risata genuina, perché il niente faceva apprezzare tutto ciò che poteva costituire un’eccezione alla monotonia. La fede poi aveva un peso non indifferente nella stoica accettazione di disgrazie e sventure che non venivano mai considerate un accidente ma sofferte e condivise dall’intera comunità.

Probabilmente il sorriso è scomparso dai nostri volti e dai nostri cuori  perchè abbiamo legato troppo il nostro benessere interiore al possesso di cose, ne siamo diventati schiavi e la loro mancanza  o i prevedibili “tempi duri”  li viviamo come un torto subito, un giocattolo a molla che senza la carica  non procura più alcun piacere.

Siamo diventati tutti più poveri ma non solo di beni, bensì di gesti di amore, gratitudine, disponibilità.

Eppure questi non hanno risentito della crisi economica, ne abbiamo in abbondanza ma il nostro animo, per natura egoista,  è molto parsimonioso nell’elargirli.

E basterebbe così poco per far felice qualcuno con  un  semplice gesto, una parola, un diverso modo di guardare, di sentire tutti chiusi nel nostro individualismo fatto di orgoglio e vulnerabilità.

Vulnerabilità sì, perché la paura di vedere scoperti i  nostri sentimenti ci induce a nascondere la  parte più autentica di noi, salvo volerla esprimere quando magari è troppo tardi.

 

 

 

 
 
 
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Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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