la memoria dispersa
un mondo di affetti perduto (ricordi, pensieri, riflessioni)
TEMPO
Il tempo che passa è tiranno ma è l'attimo che conta, l'attimo che ti prende, ti fa pensare, ti fa sentire, racchiude un mondo, ti fa passare oltre...
Ci sono amori che non muoiono mai, anzi traggono forza dalle rovine, così come ci sono vite che muoiono nel momento di esplodere in tutta la loro bellezza.
La vita e l'amore sono atti di coraggio.
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UN VIAGGIO CHIAMATO AMORE
Post n°472 pubblicato il 04 Aprile 2014 da lorifu
"...Forse Dino fu l'uomo che più amai..."
Non si saprà mai se quello tra Dino Campana e Sibilla Aleramo fosse vero amore o la spinta di una forza autodistruttrice che li legò per due brevi, intensissimi anni, fino a quando Campana, preda della malattia mentale, venne definitivamente internato in manicomio dove concluse giorni e tormenti. Su questa breve ma tempestosa relazione si è molto discettato e altrettanto fiorito ma nessuno è riuscito a cogliere fino in fondo gli impulsi passionali che spinsero i due amanti a folli carteggi amorosi dove desiderio e respingimento diventarono un gioco al massacro tanto più sottile e crudele quanto più lusinghe, botte e insulti si alternavano in un crescendo continuo fino al successivo incontro scontro.
Egon Schiele "L'abbraccio" (1917) Nel progressivo inesorabile peggioramento della malattia di Dino, una forma di pazzia dovuta alla contrazione della sifilide per i suoi tanti contatti mercenari, contribuì senz’altro il bisogno di protagonismo assoluto di Sibilla, donna bellissima, eccessiva, che si servì della sua seduzione come arma di riscatto nei confronti di una società ipocrita e beghina sullo sfondo di un inizio novecento caratterizzato dai nascenti fermenti sociali che di lì a breve sarebbero sfociati nella grande guerra. Lei fiera e altera con un insopprimible desiderio di uscire dai confini di un ambiente gretto e meschino reagì a una violenza subita a soli quindici anni ribellandosi a regole e convenzioni che la vollero sposa dell’uomo che aveva abusato di lei. Esordì nel 1906 con il romanzo autobiografico Una donna che la consacrò come scrittrice ma definirlo romanzo è riduttivo in quanto apparì sin da subito un accorato appello, il manifesto di un femminismo ancora in germe della quale lei fu antesignana diventando un punto di riferimento nella lotta per l’emancipazione femminile. Per cercare di capire almeno in parte le motivazioni di questo incontro, per tanti aspetti devastante, occorre fare riferimento al periodo storico e letterario in cui i due vissero e consumarono la loro storia d’amore. Entrambi provenienti da ambienti provinciali, dotati di grande talento letterario si cercarono, o meglio lei cercò lui incantata dalla sua vibrante poesia e già il primo incontro si rivelò un’attrazione fatale”. Vogliamo intanto vederci per un giorno a Marradi? –Se non v’annoia troppo, se non siete troppo lontano. Io potrei venire, mettiamo, mercoledì o giovedì, col primo treno (8,55) e voi dirmi dove m’aspettereste. Credo che ci si riconoscerebbe facilmente. Mi racconterete a voce quali altri tic bisogna perdonarvi, oltre a quelli che bisogna ignorare. Uomo diffidente! Dino Campana che nei Canti Orfici, aveva raggiunto punte di lirica altissima non ebbe mai la fama che forse lui si aspettava e viveva questa sua condizione di emarginato con estrema frustrazione accentuata anche da segni di irrequietezza che forse furono la cifra distintiva della sua purissima poesia. Sibilla fu la sua prima donna, non aveva amato nessuna come lei e cadde sotto il peso di un amore che la sua instabilità psichica e l'incontrollabile gelosia gli impedirono di vivere. Questo viaggio chiamato amore affidato a un carteggio di cui Sibilla autorizzerà la pubblicazione solo due anni prima di morire percorre tutte le fasi del loro delirio amoroso in quel rincorrersi forsennato su e giù per la penisola a testimoniare la potenza di un amore idealizzato e che entrambi cercavano, affamati di emozioni forse come compensazione alle tante sconfitte della vita.
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose.
P.S. E così dimenticammo le rose.
Dino Campana a Sibilla Aleramo, 1917
Chiudo il tuo libro, (Sibilla Aleramo a Dino Campana, Mugello, 1916) |
BURANO 2020
Tu credi di incontrare l’amore,
in realtà è l’amore che incontra te
nei modi più strani,
inaspettati, involontari, casuali.
A volte lo confondiamo col bene
e lo surroghiamo.
Spesso siamo convinti sia amore,
fingiamo sia amore,
e leghiamo noi stessi
a una indistruttibile catena
frutto dei nostri desideri mancati
dei nostri sogni sopiti
delle nostre abitudini
delle nostre paure
delle nostre comodità
delle nostre viltà
dei nostri calcoli
della nostra apatia
dei nostri falsi moralismi.
Ma quando arriva, se arriva,
lo riconosci,
come “il sole all’improvviso”
sconvolgente, coinvolgente,
totalizzante, esclusivo,
fusione di corpo e anima
osmosi perfetta.
Se finisce,
un dolore muto, senza fine.
loretta
Inviato da: Vince198
il 07/10/2023 alle 17:26
Inviato da: Vince198
il 30/03/2023 alle 13:34
Inviato da: Vince198
il 21/03/2023 alle 01:01
Inviato da: Vince198
il 11/11/2022 alle 00:37
Inviato da: woodenship
il 02/11/2022 alle 02:52