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« CaligolaBoris Ryzyi »

DOLOR Y GLORIA

Post n°624 pubblicato il 31 Maggio 2019 da lorifu
 

 



L'ultimo film di Almodóvar, presentato nei giorni scorsi a Cannes, e in odore di Palma d'oro, purtroppo non ottenuta, ha fatto centro.
Non amo particolarmente la filmografia di Almodóvar; di lui ricordo soprattutto "Volver" e "Tutto su mia madre", ma "Dolor Y Gloria"sono andata a vederlo con la netta sensazione che mi sarebbe piaciuto. E così è stato.
In questo film c'è un Almodóvar intimo, sincero che forse alla soglia dei settant'anni ha voluto mettersi a nudo parlando di sé senza filtri, raccontandosi attraverso il film della sua vita. Un film a tratti doloroso, soprattutto quando rammenta l'infanzia povera, in un paesino vicino a Valencia, la scoperta della sua omosessualità, il grande amore per la madre, interpretata da una intensa Penelope Cruz, che come un filo invisibile attraversa la sua vita. E poi l'amore, amore perso e ritrovato per caso, destinato a riaccendersi per un solo attimo, forse soltanto nel ricordo di quello che fu. 
Salvador, il suo alter ego, magistralmente interpretato da Antonio Banderas, è un uomo afflitto dai tanti mali fisici ma più ancora da quelli dell'anima che ha sempre cercato di lenire facendo uso di eroina perdendosi e perdendo stimoli, ispirazione, voglia di vivere e creare. Ma il suo talento e la forza interiore lo spingeranno a rinascere e a trovare la forza per tornare dietro la macchina da presa.

"Il cinema della mia infanzia sapeva di pipì. Di gelsomino. E di brezza d'estate" scriveva, ma solo quando riuscirà a riconciliarsi con se stesso attraverso il controllo dei mali fisici e il superamento dei sentimenti di colpa nei confronti della madre, potrà finalmente rappresentare quel mondo che gli viveva dentro.

Dolor y Gloria, dolore e gloria è la sintesi perfetta di un film basato sulla memoria, e sarà proprio la memoria a diventare elemento salvifico. Bellissimo!

 
 
 
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Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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