Cronache di Toki

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Creato da GiuseppeToki il 03/05/2009

"Sono cresciuto attraverso il cinema. Se mi sono interessato alla letteratura, alla musica è stato grazie al cinema" (Michael Powell)

 

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Review

Post n°72 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da GiuseppeToki
 

Il Cigno Nero (Darren Aronofsky, 2011)

Se c'è un film che ha sfiorato davvero il dieci in pagella in questi due anni di Cronache di Toki è senza dubbio The Black Swan. Dopo lo splendido The Wrestler, Aronofsky torna a colpire duro e questa volta lo fa attraverso la prospettiva femminile, grazie all'impiego  di una Natalie Portman strepitosa nei panni della ballerina protagonista, la fragile Nina. I risultati sono addirittura più impressionanti rispetto al dramma interpretato da Mickey Rourke per merito di tre fattori: la prova degli attori, le straordinarie musiche e la rischiosissima scelta di approcciare i traumi della ragazza con venature horror. Un rischio enorme che avrebbe potuto portare al classico effetto "comico involontario" e che riesce invece a marchiare a fuoco il pubblico, erigendosi ad autentico valore visivo ed emotivo aggiunto, rendendo lo spettatore morbosamente partecipe dell'incubo interiore vissuto dalla protagonista. Ma facciamo un pò di chiarezza sulla storia, invero assai semplice: Nina è una giovane ballerina fragile e ipersensibile, con una madre iperprotettiva che la ritiene ancora una bambina. Nel corpo di ballo di cui fa parte, guidato dal carismatico Thomas (Vincent Cassel) si prepara l'esecuzione dell'atteso spettacolo Lago dei Cigni e Nina viene selezionata per la parte più importante. Nonostante una tecnica perfetta, la giovane manca della scioltezza e della sensualità necessaria al passaggio stilistico dal Cigno bianco al Nero, ed è a causa di tale lacuna che l'ossessione nei confronti della parte sfocia in serio delirio compulsivo. Graffi sul corpo, visioni surreali, deliri oscuri proprio come il lato dell'io che stenta a fuoriuscire da dentro, una storia basata sul conflitto tra quello che siamo realmente e quello che non riusciamo a tirar fuori per essere chi vorremmo. L'abilità migliore di Darren Aronofsky è quella di tenere il pubblico in costante tumulto emotivo nei confronti dei personaggi (come non citare Requiem For a Dream?) sviluppando una simbiosi psichica che lascia di stucco per catarsi e costante senso d'insicurezza. Il Cigno nero punta tutto sul concetto doppio: dal bianco-nero agli specchi, alla personalità doppia non solo di Nina, ma della sua amica, di Thomas, di sua madre persino. Simbolismi utilizzati senza esagerazioni proprio come l'impianto horror, mai preponderante e sempre credibile, come la regia imperfetta quasi a voler far parte della vicenda stessa, un dramma clamorosamente esaltato da musiche eccezionali che culminano in un finale da brividi e pelle d'oca. Difficile scordarsi di un film come questo, poco ma sicuro.

Voto : 9.5

 
 
 
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