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MR. PREZZI;
Ormai i prezzi sono fuori controllo e spesso si tratta di speculazione interna o internazionale. Oltre alle associazioni di difesa dei consumatori e agli strumenti legali come CLASS ACTION CHE SPERIAMO IL "NUOVO" GOVERNO NON VANIFICHI ora c'è un'organismo istituzionale messo a tutela dei cittadini MrPrezzi <---- e qui a fianco c'è il link (NUMERO VERDE 800955959) per accedere direttamente alla home page dei contatti per le segnalazioni. Attenzione le segnalazioni NON SONO ACCETTATE SE ANONIME, MA SI DEVE DARE GENERALITA' E CODICE FISCALE. Naturalmente non tutti ce la sentiamo di denunciare l'alimentare sotto casa che ha aumentato i prezzi senza nessun apparente motivo e magari l'abbiamo visto il giorno prima all'ipermercato di zona a comprare le stresse cose che poi rivende a prezzo maggiorato ma facendo così gli instilliamo il senso dell'impunità che si spera, almeno quando riguarda le nostre tasche, nessuno vuole favorire anche perchè tutti ci stanno marciando e quando dico tutti intendo proprio tutti a loro modo naturalmente dato che siamo in una economia di mercato basato sul prezzo dei combustibili fossili e con essi ci fregano in un modo o nell'altro, quindi occhio e abbiate il coraggio civico di telefonare per segnalare qualcosa di anomalo che notate: siate i garanti di voi stessi e delle vostre tasche le quali non potranno che beneficiarne dato che a lungo andare in questa guerra che da un lato vede i cittadini che non ce la fanno ad arrivare alla III° settimana e gli speculatori chi perde davvvero è proprio la democrazia, la libertà ma soprattutto quella "vita libera e dignitosa" di cui parla quella carta (spero non dimenticata) che è la NOSTRA COSTITUZIONE!!!
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Debito pubblico, il dilemma di Renzi. Ecco tutte le ipotesi in campo per tagliarlo
Post n°3275 pubblicato il 18 Agosto 2014 da ninograg1
Tag: blog, Crisi del Debito, debito, Debito Italiano, debito pubblico, economia, europ, finanza, fisco, lobby, Matteo Renzi, politica di Redazione Il Fatto Quotidiano | 18 agosto 2014 Che la vera emergenza italiana sia la zavorra del debito pubblico non è certo una notizia. Ma in questa seconda metà di un agosto caldissimo sul fronte dell’economia è diventato evidente che, più del paletto del 3% per il rapporto deficit/Pil, la partita cruciale che il governo Renzi si prepara a giocare con Bruxelles è proprio quella sullo stock del debito, che ha appena toccato i 2.168 miliardi di euro. Così, mentre qualcuno ipotizza negoziati più o meno segreti per ottenere dalla Commissione sconti sul “rientro” imposto a partire dal prossimo anno dal Fiscal compact, economisti e opinionisti si sbizzarriscono nel mettere sul tavolo proposte più o meno risolutive per scalfire la montagna di un disavanzo salito oltre il 135% del Prodotto interno lordo. Le trovate qui sotto. Si va dalla “parziale ristrutturazione” ipotizzata da Lucrezia Reichlin, ex direttore della ricerca della Bce e ora docente alla London Business School alla creazione, sostenuta dal sottosegretario Angelo Rughetti e dall’imprenditore vicino al premier Marco Carrai, di fondi garantiti dal patrimonio pubblico le cui quote andrebbero vendute a investitori istituzionali e famiglie. Il ricavato andrebbe, appunto, a tagliare il debito. Meccanismo simile per i “mattone bond” lanciati dal Sole 24 Ore e da affiancare a “un ritocco contabile” sui versamenti dell’Italia al Fondo europeo di stabilità finanziaria. Peccato che dalle pagine del Corriere della Sera Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea e oggi nel consiglio di amministrazione di Morgan Stanley international, geli chi “si illude” di poter “effettuare operazioni di riconversione o ristrutturazione del debito in modo ordinato”: “Non esistono soluzioni miracolose”, è l’ammonimento. E l’Italia, diversa,emte da Atene nel 2011, “di alternative, ancora (per un po’) ne ha”. Che probabilmente il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sottoscriverebbe. Non è un mistero infatti che via XX Settembre punti sulle (seppur lente e difficoltose) privatizzazioni, da cui spera di ricavare ogni anno lo 0,7% del Pil, e sia invece contraria a qualsiasi intervento shock che possa spaventare gli investitori esteri. Non per niente il Tesoro nei primi sei mesi dell’anno, approfittando dei bassi tassi di interesse, ha anzi “messo fieno in cascina”, emettendo più titoli di Stato del necessario e accumulando liquidità per oltre 105 miliardi. La linea Rughetti: un fondo con immobili e società statali – Il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Angelo Rughetti ha detto al Messaggero che “con il solo avanzo primario non usciremo mai” dalla spirale del debito. Per questo l’esecutivo dovrebbe dare “un segnale” collegando alla Legge di Stabilità “un’operazione che contenga un piano a 20 ani a per la riduzione del debito pubblico con la creazione di un fondo dove immettere il patrimonio pubblico, mobiliare e immobiliare, e poi cedere il 49% delle quote del fondo stesso”. La misura “potrebbe essere inserita in un disegno di legge ad hoc” e “dovrebbe riportarci sotto il 100% del rapporto tra debito e Pil”. Da notare che per riuscirci occorrerebbe ricavare oltre 500 miliardi di euro, cioè appunto la differenza tra l’ammontare del “rosso” italiano e il valore del prodotto interno. Facile a dirsi. Anche perché è ben noto che i “gioielli” italiani, soprattutto quelli immobiliari che il Demanio e i governi di ogni colore da anni tentano di piazzare, non presentano particolare appeal agli occhi degli investitori. Il fondo Patrimonio Italia di Carrai – L’idea del renziano Carrai riprende quella avanzata nel 2005 (ma all’epoca il debito era al 106,6% del Pil) dal giurista Giuseppe Guarino: creare un maxi-fondo a cui conferire “gli asset morti dello Stato per estrarne valore”. “L’immenso patrimonio immobiliare pubblico”, ha scritto su Mf il presidente del Cambridge Management Consulting Labs, “si può considerare dal punto di vista reddituale patrimonio morto”, “per non parlare del patrimonio spesso in capo agli enti locali o al forze armate non utilizzato e non a reddito”. Gli attivi del fondo verranno venduti “una parte a investitori istituzionali e fondi sovrani ma anche al cosiddetto Bot People”. Con il risultato di “abbattere di circa 2-300 miliardi il debito pubblico dello Stato”. La ristrutturazione invocata da Reichlin e Mody – Lucrezia Reichlin e l’economista indiano Ashoka Mody, ex funzionario del Fondo monetario internazionale e oggi ricercatore del think-tank Bruegel, propugnano una vera e propria ristrutturazione del debito. Mody è arrivato a dichiarare al Telegraph che le autorità italiane dovrebbero iniziare a consultare “brillanti avvocati esperti in debito sovrano” per capire come non ripagare interamente gli interessi ai possessori di titoli di Stato. Anche Reichlin, in una recente intervista a Repubblica, ha rispolverato quello che da sempre è il suo cavallo di battaglia: una “redenzione” di parte del debito. “Assumiamo che per l’Italia il 40% del debito sia dovuto alle crisi: questa parte viene cartolarizzata e acquistata a sconto da una bad bank europea che poi la rimette sul mercato”, ha spiegato al quotidiano di Largo Fochetti. “Con un debito così alleggerito l’Italia può finanziare le iniziative di rilancio”. Il taglio da 200 miliardi in tre mosse proposto dal Sole – Il quotidiano di Confindustria, alla vigilia di Ferragosto, ha messo sul piatto una proposta articolata in tre mosse per ridurre il debito di 300 miliardi: una società-veicolo con in pancia immobili per 60 miliardi, un “ritocco contabile” sul contributo di Roma al fondo salva-Stati e la privatizzazione delle società municipalizzate già contenuta nel piano del commissario alla spending review Carlo Cottarelli. Il primo punto prevede la nascita di una società ad hoc a cui trasferire attivi per 60 miliardi. Quest’ultima venderebbe poi le proprie quote a investitori privati e utilizzerebbe l’incasso per acquistare gli immobili riducendo il debito pubblico per la stessa entità. Per pagare gli interessi potrebbe contare sul “pagamento dell’affitto che lo Stato andrebbe a pagare sugli immobili”. Secondo il Sole, la proposta risulterebbe appetibile per l’investitore privato “a caccia di rendimenti sicuri con una remunerazione più elevata rispetto ai Bot e ai Btp”. Il secondo comparto del pacchetto consiste nel trasferimento al nuovo Meccanismo europeo di stabilità (Esm) delle passività del Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf) nato nel 2010, perché i titoli emessi dal primo non vanno a pesare sui debiti pubblici nazionali. La decisione, tuttavia, spetta a Bruxelles. Infine la privatizzazione delle municipalizzate, processo “che attiverebbe anche risparmi da 800 milioni l’anno”. Il piano di Mediobanca con il coinvolgimento di Cdp- Non si contano, d’altronde, le proposte taglia-debito avanzate negli anni da economisti e esponenti politici e rimaste nel libro dei sogni: dagli “eurobond” di Alberto Quadrio Curzio e Romano Prodi, di recente rilanciati anche dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio ma avversati strenuamente da Angela Merkel, al piano di Paolo Savona e Angelo Maria Rinaldi basato su fondo partecipato da Cassa depositi e prestiti e Fintecna. La Cdp è stata chiamata in causa anche da Antonio Guglielmi, capo analista di Mediobanca Securities, che nel 2012 ha illustrato al Cnel un’operazione di dismissione di partecipazioni statali, immobili e riserve auree di Bankitalia per un valore di 200 miliardi. La Cassa, a cui sarebbero state trasferite, avrebbe poi dovuto finanziarsi emettendo obbligazioni “garantite” da quegli stessi “gioielli” e dunque meritevoli di un rating superiore anche a quello dei titoli sovrani italiani. p.s. vacanze finite... ma non va meglio. I peggiori incubi si stanno avverando: con gli incapaci che ci governano e le lobby che succhiano soldi a sbafo. nostri, non c'è scampo: (s)vendere, (s)vendere questa è ormai la parola d'ordine del giorno. Altro che riforme e specchi per le allodole, qui il vero problema è una clase dirigente che VA cambiata a partire dagli alti colli per finire nelle più piccole viuzze dello spreco pubblico e privato. |
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