L’inclusione dell’Arabia Saudita nella lista nera Ue dei Paesi troppo morbidi nella lotta al riciclaggio vedrebbe contraria una larga maggioranza dei Paesi membri. Lo affermano a Reuters due fonti comunitarie, citando un blocco ostile all’inclusione di Riyad che conterebbe 20 membri su 28: fra gli stati contrari ci sarebbero il Regno Unito, la Francia “e tutti i maggiori membri” Ue. In precedenza la lista nera aveva irritato anche Panama, che aveva sollecitato Bruxelles a riconoscere i passi avanti compiuti dopo il caso Panama Papers.
Il sovrano saudita, Salman, si era mosso in prima persona per convincere le autorità europee a riconsiderare l’inserimento del suo Paese nella black list, in alcune lettere viste da Reuters. Tale decisione “danneggerà la reputazione del regno e creerà difficoltà nel commercio e negli investimenti fra Arabia Saudita e Unione Europea”, aveva scritto il re Salman.
Riyad ha minacciato di stracciare i contratti con gli stati Ue nel caso in cui la lista fosse approvata, ha affermato una delle fonti Ue. “Stanno davvero tirando fuori le armi pesanti”, avrebbe detto un diplomatico commentando la vicenda.
Le armi persuasive del regno saudita starebbero ottenendo i risultati sperati. Perché la lista nera venga emendata occorre una maggioranza di almeno 21 stati membri. A quanto si apprende, tale maggioranza sarebbe a portata di mano.
Fra i Paesi insoddisfatti della black list non mancano gli Stati Uniti, che in essa vi hanno ritrovati quattro dei propri territori. Si tratta di Samoa, Guam, Puerto Rico e le Isole Vergini.
Fra gli altri nomi che compongono la lista nera del riciclaggio e del finanziamento al terrorismo compaiono anche Corea del Nord, Libia, Iran, Pakistan, Nigeria, Afghanistan e il già citato Panama.
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il 25/11/2024 alle 11:01
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