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Silena DalFinestrino

visioni e immagini del mondo.. Quasi sempre la fotografia parla più delle parole.Un buon viaggiatore è colui che non sa dove sta andando. Lin Yu-t'ang

 

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DENUNCE

Post n°331 pubblicato il 07 Novembre 2010 da DONNADISTRADA
 

Quello della Schola Armaturarum a Pompei era «un crollo annunciato» e il commissariamento di aree archeologiche come quella campana «è sempre una cosa negativa: significa che un'emergenza è sfuggita di mano allo Stato». Sono le parole di Louis Godart, archeologo, ordinario di Filologia Micenea all'università Federico II di Napoli e Consigliere per la Conservazione del Patrimonio Artistico del presidente della Repubblica, in un'intervista al Mattino. Pompei, secondo Godart, è un «patrimonio fragile e meriterebbe una maggior attenzione proprio da parte dello Stato». La priorità sarebbe quella di uscire dall'emergenza per tornare ad una gestione ordinaria da affidare ai sovrintendenti. «Abbiamo nelle sovrintendenze persone estremamente competenti - afferma - che dovrebbero gestire questo nostro grande patrimonio. Non voglio gettare la pietra addosso al commissario per questo caso specifico ma ritengo che un commissariamento è sempre una cosa negativa: significa che un'emergenza è sfuggita di mano allo Stato. L'ideale è mettere nelle mani dei funzionari dello Stato le cose per cui sono preposti e preparati». E poi a Pompei esiste un problema di scarsità dei fondi. «È certamente un patrimonio difficile da gestire - ammette Godart - ma meriterebbe un maggiore sforzo da parte dello Stato per diventare una fonte di guadagno».

CARANDINI: "SERVONO 30 OPERAI AL GIORNO"
A Pompei non c'è un sovrintendente a tempo pieno e manca una ricognizione dello stato di fatto delle pareti, per questo non era ipotizzabile la pericolosità dello scavo che è crollato. Ne è convinto il presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali Andrea Carandini che, in un'intervista al Corriere della Sera, dice: «Pompei è come L'Aquila che dal Settecento è a cielo aperto». Nel caso specifico dell'edificio crollato, secondo Carandini, si tratta di una struttura restaurata negli anni Cinquanta «con cemento armato, ovvero con una soluzione inadeguata». Carandini fa un bilancio dell'azione degli ultimi commissari straordinari che si sono succeduti a Pompei e promuove l'operato di Fiori, che ha speso i soldi destinati a Pompei anche se continua a mancare «una manutenzione programmata perchè è difficile redigere una gerarchia degli interventi». Cosa che sarebbe possibile fare mettendo all'opera «un pò di equipe universitarie». «Il commissario Fiori aveva lasciato due milioni - prosegue Carandini - per creare un'Opera di Pompei, ovvero una specie di Fabbrica del Duomo permanente con squadre di 20, 30 operai che intervengono ininterrottamente su insule e case», ma per la gestione dei restauri, secondo Carandini «ci vogliono manager» e anche «soldi dal governo». Il presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali boccia, poi l'azione del commissario Guzzo che ha speso un terzo di quello che aveva a disposizione, mentre Fiori «ha fatto quello che ha potuto». Ora però, per Pompei è il momento di voltare pagina, tanto più che si ricavano introiti anche dai biglietti venduti, per un totale di 25 milioni all'anno. L'altro problema da superare nell'area archeologica, secondo Carandini, è quello dell'assenteismo dei custodi, definito «indescrivibile», e «l'abusivismo delle guide». «Ma qualcosa con il commissariamento - conclude Carandini - si è migliorato. Solo che ora siamo nell'interim, si aspetta la nomina di un sovrintendente».

BONDI: "SOVRINTENDENTI INEFFICIENTI" Nel corso dell'ultimo Consiglio dei Ministri, il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi ha fatto un appello «pressante, forte e motivato» al premier Silvio Berlusconi e al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti per «assicurare risorse sufficienti a garantire la sopravvivenza di alcuni servizi fondamentali, a partire dalla tutela del nostro immenso patrimonio culturale». A questo appello, riferisce il ministro in un'intervista alla Repubblica, è seguita un' assicurazione sull'attenzione a questi temi «compatibilmente con le condizioni del bilancio pubblico». All'indomani del crollo della Schola Armaturarum a Pompei, secondo Bondi, ritorna pressante il problema che il ministro spiega di aver segnalato fin dall'inizio del mandato. «All'origine della nomina dei commissari straordinari, fra cui quelli di Pompei è che i sovrintendenti non possiedono capacità manageriali - afferma - che sarebbero indispensabili per l'espletamento di certe funzioni, come ad esempio quella di gestire gli appalti per la manutenzione e il restauro dei monumenti». Per questo motivo, il problema non è solo la mancanza di fondi ma anche la mancanza di professionalità adeguate. «A breve - aggiunge il ministro - presenterò una riforma che separa la responsabilità dei sovrintendenti, che dovranno occuparsi esclusivamente della funzione di tutela, da quella di nuove figure professionali nel campo della cultura, in grado di gestire, con criteri di maggiore efficienza, i musei e le aree geologiche». Per Bondi, una fondazione, potrebbe essere la soluzione più adatta, anche perchè «la riduzione delle risorse si fa sentire», al punto che «occorrerebbe varare un piano nazionale per la tutela del nostro patrimonio storico».

RESISTE AL VESUVIO, MA NON ALLA PIOGGIA
Aveva resistito in parte alle eruzioni dell'ora silenzioso Vesuvio la Schola Armaturarum Juventis Pompeiani, ma nulla ha potuto contro l'incuria, la pioggia, la manutenzione carente e, forse, sbagliata. Alle prime ore del mattino, sotto il peso di un tetto in cemento armato e le infiltrazioni d'acqua dovute alla pioggia, la Domus dove si allenavano gli atleti dell'antica Pompei si è sbriciolata lasciando su via dell'Abbondanza, dove si affaccia, un cumulo di detriti, uno spezzone di muro e tanti dubbi e polemiche. E ora chiarezza chiede, con forza, il Capo dello Stato che definisce la vicenda una vergogna per l'Italia. Il sindaco di Pompei, Claudio Alessio, accusa: un crollo annunciato. E aggiunge: «È colpa di un intero sistema che ha sottovalutato questo grande patrimonio che sono gli scavi di Pompei. Dopo i rifiuti - dice ancora - daremo nuovamente un'immagine negativa dell'Italia». E i turisti? Sia italiani che stranieri hanno notato poco o nulla di quanto accaduto oggi negli scavi. La direzione ha prontamente disposto un percorso alternativo e l'area interessata dal crollo è stata resa inaccessibile, anche alla vista, con dei teli bianchi posti sulle transenne. Una batosta, per quanti considerano gli scavi di Pompei uno dei più importanti siti archeologici del mondo. «Sono in giro da stamattina», ha detto Giovanna, negli scavi da qualche giorno con carta e matita per disegnare le meraviglie che ospita. «I più incuriositi sono stati i turisti stranieri, trattenutisi nei pressi della Schola insieme ai cineoperatori delle emittenti tv per strappare qualche fotogramma del crollo, forse da mettere sul web, dove già ci sono foto e qualche breve filmato del disastro, che sta facendo il giro del mondo. »Non ci siamo accorti del crollo - dicono un gruppo di ragazzi napoletani all'uscita Porta Marina Superiore degli scavi - siamo venuti qui per mostrare alla nostra amica asiatica questo meraviglioso museo all'aperto che è Pompei«. Solo qualcuno, commenta negativamente lo stato in cui si trovano gli scavi mentre, per la maggior parte, il sito continua a rimanere, nonostante la poca attenzione che gli viene rivolta, »una delle bellezze più importanti e interessanti del mondo antico«. Di fondamenta indebolite parla l'ex sovrintendente Giuseppe Proietti e Roberto Cecchi, segretario generale del Ministero per i Beni Culturali, che chiede »risorse adeguate per provvedere a quella manutenzione che, ormai da mezzo secolo, non si fa più«. »Da tempo gli scavi soffrono di manutenzione approssimativa, non puntuale, e praticata con materiali inappropriati e tecniche errate«, tiene a precisare Nino Sorrentino, da 35 anni guida turistica e rappresentante sindacale della Cisl. Sorrentino punta il dito contro la gestione della sovrintedenza definendola »peggiorativa rispetto a quella commissariale di Marcello Fiori«. Pur non essendo aperta al pubblico, secondo Antonio Irlando, presidente dell'Osservatorio Patrimonio Culturale, è stata solo questione di fortuna se »non c'è scappato il morto«. A crollare, infatti, è stato un fronte di 12 metri con massi e pietre di grosso taglio rotolate fino a occupare buona parte del tratto di via dell'Abbondanza sul quale la Schola si affacciava. L'edificio si pensa fosse stato costruito negli ultimi anni di vita di Pompei, prima che l'eruzione del Vesuvio seppellisse di cenere e lapilli la città. La dimora fungeva da luogo di riunione di un'associazione a stampo militare, dove con tutta probabilità i giovani pompeiani si allenavano alla lotta e alle arti gladiatorie. Allo stesso tempo, viste le caratteristiche architettoniche, la Schola fungeva da deposito per le armi. E ora? Tutto è sparito mentre si cerca di rimettere insieme i pezzi della domus e divampano le polemiche.

PALESTRA DEI GLADIATORI Quasi duemila anni fa era la palestra degli atleti dell'antica Pompei. Ma all'alba di sabato, intorno alle 6, la Schola Armaturarum Juventis Pompeiani è crollata. L'edificio risaliva agli ultimi anni di vita della città romana, prima che l'eruzione del 79 d.C. seppellisse l'intera città di Pompei. La casa secondo gli studiosi doveva fungere da sede di una associazione militare e deposito di armature. L'ampia sala dove si allenavano i gladiatori era chiusa con un cancello di legno. Su una delle pareti apparivano gli incassi che contenevano delle scaffalature con le armature stesse che furono infatti ritrovate nello scavo. La decorazione dipinta, persa nel crollo, richiamava al carattere militare dell'edificio: trofei di armi, foglie di palma, vittorie alate, candelabri con aquila e globi. La Schola Armaturarum Juventis Pompeiani nel corso della seconda guerra mondiale era stata danneggiata dai bombardamenti che ne avevano fatto crollare il tetto, successivamente rifatto, sulle mura antiche in un materiale che potrebbe essere stato troppo pesante e che avrebbe, quindi, nel tempo potuto provocare un cedimento. La Domus è sulla via principale, via dell'Abbondanza, quella maggiormente percorsa dai turisti, in direzione Porta Anfiteatro. L'area al momento è transennata e non è possibile accedere per cui è stato predisposto un percorso alternativo per i turisti.

IL CROLLO CAUSATO DA INFILTRAZIONI D'ACQUA
Sarebbero state infiltrazioni di acqua piovana che per le grandi piogge dei giorni scorsi hanno fortemente inibito il terreno e indebolito le fondamenta, unite alla pesantezza del tetto in cemento fatto negli anni '50, le cause del crollo questa mattina a Pompei della Schola Armaturarum Juventutis Pompeianae. Lo conferma anche l'ex sovraintendente Giuseppe Proietti, in pensione solo da qualche settimana. Proprio la pesantezza del tetto, unita alla cedevolezza del terreno avrebbe fatto crollare, spiega l'archeologo, tutte le pareti della Domus, alcune delle quali erano anche decorate, sebbene solo con motivi ornamentali, fregi e armature che richiamavano la funzione dell'edificio. La Schola, precisa Proietti, non era aperta al pubblico ma non c'erano stati al suo riguardo particolari motivi di allarme. Non era insomma segnalata come una situazione a rischio. L'edificio, che si trova sulla celeberrima via dell'Abbondanza, è però molto vicino anche a settori della città non ancora scavati. Anche questo avrebbe reso più a rischio, con le piogge, il terreno.

SINDACO DI POMPEI: "DISASTRO ANNUNCIATO" La Domus dei Gladiatori di Pompei da anni era «in attesa di essere ristrutturata». Secondo il sindaco di Pompei, Claudio D'Alessio, il cedimento dell'edificio è un crollo annunciato: «succede quando non c'è la dovuta attenzione e cura» per un patrimonio secolare che andrebbe «preservato da ogni tipo di sollecitazione, anche atmosferica. C'è il dispiacere tipico di una comunità - ha sottolineato all'ADNKRONOS D'Alessio - di un territorio su cui vi è il museo all'aperto più grande del mondo e che purtroppo viene trascurato». «In passato -ha rilevato - sono stati persi molti fondi, che non venivano utilizzati, e non sono state avviate le procedure per il restauro». Il sito archeologico, ha spiegato il primo cittadino, oltre ad avere un'importanza «culturale» dà anche «ricchezza a questo territorio» con il turismo. «Scontiamo la mancanza di un coinvolgimento in questo tipo di iniziative - ha concluso - ci limitiamo a fare appelli sensibili e solerti nel sollecitare l'attenzione che il sito necessita».

LEGAMBIENTE: "SERVONO FATTI CONCRETI" «Ci vogliono fatti non parole per Pompei e i beni culturali del nostro Paese». Così Carmine Maturo, responsabile turismo e beni culturali di Legambiente Campania, ha commentato il crollo della Domus dei Gladiatori a Pompei. «Il crollo di questa mattina a Pompei - ha continuato Maturo - rappresenta, purtroppo, soltanto la punta di un iceberg che mette a nudo il degrado e l'abbandono di tantissimi giacimenti culturali del nostro Paese che attraverso la campagna Salvalarte, Legambiente denuncia da anni». «A seguito del crollo della Domus, oggi si avverte un'amarezza diffusa sul degrado e l'abbandono di Pompei. Degrado e abbandono del nostro patrimonio artistico e culturale - ha concluso - la cui causa è da ricercare nei continui tagli alle risorse umane e ai fondi destinati ai beni culturali del nostro Paese».

BOSSA (PD): "BONDI HA SOTTOVALUTATO NOSTRO ALLARME"
«Sono mesi che denuncio, con interrogazioni e articoli, il degrado allarmante degli scavi di Pompei. Il gravissimo crollo di stamattina è la dimostrazione che il Governo e il ministro Bondi hanno sottovaluto la situazione e raccontano, da tempo, un bel pò di sciocchezze». Lo afferma Luisa Bossa, deputata del Pd ed ex sindaco di Ercolano, riferendosi al crollo della Domus dei gladiatori a Pompei. «Quando abbiamo posto la questione del degrado negli scavi - dice la Bossa - Bondi ha risposto in modo piccato e risentito, difendendo il lavoro dei suoi commissari. Il crollo della Domus dei gladiatori è la drammatica, ma inevitabile, risposta a chi pensa che governare significhi raccontare una balla al giorno, attaccando chi a quella balla non crede perchè le cose va a guardarle con i suoi occhi. La situazione dei siti archeologici in Campania è drammatica». «Quello che è successo stamattina - rileva Bossa - dimostra che le preoccupazioni erano ben fondate. Negli scavi lavorano da mesi betoniere, bob cat, ruspe, levigatrici, martelli pneumatici; già il restauro del Teatro grande non ha visto rispettate le minime regole di sicurezza per la stabilità dei luoghi. Tanto che il diciotto gennaio scorso ci fu già uno smottamento in prossimità di via dell'Abbondanza, nell'insula adiacente alla Casa dei casti amanti, con il crollo di un muro perimetrale. Adesso la notizia di un nuovo crollo. A questo punto speriamo che il prossimo reperto archeologico a crollare sia proprio il governo di cui fa parte il ministro Bondi, così almeno salviamo quel che resta della cultura in questo Paese», conclude la deputata del Pd.

MELANDRI (PD), CROLLO FRUTTO DEI TAGLI ALLA CULTURA 
«La notizia del crollo della Domus dei Gladiatori è l'ennesimo segnale dell'incuria in cui versa il nostro patrimonio archeologico. Si tratta del frutto avvelenato dei sistematici tagli alle politiche culturali messi in atto dal Governo». Lo afferma il deputato del Pd, Giovanna Melandri. «Da tempo - aggiunge Melandri -, avevamo denunciato gli effetti nefasti che la continua riduzione delle risorse avrebbe avuto sulla tutela del patrimonio archeologico, così come avevamo espresso le nostre riserve sul ricorso alla gestione commissariale. Purtroppo per la Domus dei Gladiatori, avevamo ragione».

FERRERO (PRC),GOVERNO COLTIVA AVVERSIONE PER CULTURA
  «Il crollo della Domus dei gladiatori a Pompei è un nuovo, drammatico simbolo dello stato di degrado e abbandono in cui versa il patrimonio culturale in conseguenza delle politiche del governo Berlusconi e del ministro Tremonti». Lo sostiene il segretario nazionale del Prc/Federazione della sinistra, Paolo Ferrero, commentando in una nota la frana provocata dall'incuria del prezioso sito archeologico. «La scure del ministro dell'economia e l'indifferenza culturale della destra di governo stanno provocando la distruzione persino di quell'iconografia del Belpaese tante volte presentata come opportunità di rendita turistica - afferma Ferrero - In realtà questo governo coltiva una profonda avversione per la cultura e ancora più per la cultura contemporanea, per il ruolo critico che esercita rispetto al conformismo conservatore e rassicurante propugnato dal berlusconismo. E perciò significativo il segnale che musei e istituti culturali stanno dando attraverso la giornata di protesta del prossimo 12 novembre, le cui adesioni travalicano gli schieramenti di partito».

ORFINI (PD): "CROLLO FATTO GRAVISSIMO"
«Il crollo della Schola gladiatorum è un fatto gravissimo». Ad evidenziarlo è Matteo Orfini, della segreteria del Pd responsabile Cultura e Informazione. «Pompei - rileva l'esponente dell'opposizione - esce da una gestione commissariale che, nonostante l'evidente illegittimità dell'utilizzo della Protezione civile, i vertici politici del ministero hanno raccontato come il sol dell'avvenire. Ora i risultati purtroppo sono sotto gli occhi di tutti. Affidare le eccellenze del nostro patrimonio a una gestione dilettantesca, rozza e irresponsabile produce disastri». «Le risorse spese dal commissario - dice - sono state prevalentemente dedicate a dubbie opere di dubbia valorizzazione, che hanno spesso umiliato il sito e che hanno soprattutto distratto risorse dalla vera emergenza, che è quella della tutela di un'area delicatissima e unica al mondo. Dopo i crolli alla Domus Aurea, al Colosseo, a Pompei, speriamo di non dover assistere ad altri straordinari successi delle gestioni commissariali. Bondi rinunci a utilizzare strumenti scarsamente trasparenti e torni ad affidarsi a chi ha le competenze per agire sul nostro patrimonio. A Pompei della Protezione civile c'era senz'altro un gran bisogno, ma nel 79 d.c., quando fu seppellita dall'eruzione».

IDV: "CROLLO FRUTTO SCELERATA POLITICA BERLUSCONI"
«Il crollo della Casa dei Gladiatori all'interno degli scavi di Pompei è il frutto della scellerata politica del governo Berlusconi, che sin dal primo giorno di legislatura ha fatto tutto tranne che tutelare lo straordinario patrimonio artistico presente nel nostro Paese». Lo afferma il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando. «I tagli alla cultura apportati in maniera draconiana dal ministro Tremonti, lo stesso che ha affermato che con la 'cultura non si mangià, stanno provocando danni irreparabili. Chiediamo, una volta di più, a questo governo incapace di andarsene a casa prima che sia troppo tardi».

http://www.leggo.it/articolo.php?id=89343

 
Rispondi al commento:
Nues.s
Nues.s il 08/11/10 alle 12:03 via WEB
Niente da dire. E' il lento, inesorabile disfacimento di un'Italia gretta, miseramente prone dinnanzi lo sfacelo di cui siamo tutti protagonisti.
Mio padre, anni fa, portava per ragioni di lavoro, coi pulmans, i vari turisti che venivano presso questi luoghi così antichi e pieni di fascino. Mi raccontava della bellezza stupita dei loro volti, una volta risaliti per poi tornare via. Lui amava questi luoghi perchè amava la Storia! Ecco, vedi Angela? Questa è una briciola d'esempio per farti capire come io e tutti quelli che hanno a cuore ancora, un po' della nostra memoria, della nostra cultura artistica, possa tutto ridursi così. Sara' pioggia, vento e tempesta. Sara' tutto. Ma lo spreco (tra le tante)....il vero responsabile di tutto questo ben di dio andato via, è quello che ha determinato e determina il guaio di questo Paese. Non siamo in grado di meritarci nulla, perchè nel nulla....siamo avvolti. :-(
Perdona quest'amarezza, Angi cara...ma non vedo luce.
 
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