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Intervista ad un uomo considerato pazzo

Post n°132 pubblicato il 09 Aprile 2010 da donluisito
Foto di donluisito

Brano tratto da interviste impossibili

Le sono molto grato che abbia accettato di parlare con noi, volevo chiederle subito, Lei si è ritirato da diversi anni in un luogo davvero particolare e non ha più contatti con il mondo,  trovarla non è stato facile,  viene considerato da molti la  una persona folle da qualcuno alquanto strana, ma noi sappiamo che è stato molto vicino per anni ad un  personaggio che seppur considerato strano anche lui, ha lasciato un segno nella storia per la sua idea dell'uomo e quindi del mondo, in altri termini per la sua visione dello stesso. Si conosce la Sua riluttanza nel parlare e per noi non è facile neanche farLe domande, ma ormai siamo qua e dio sa quanto sia stato difficile trovarla, ci dia una mano, così Le toglieremo presto il disturbo. Ci può spiegare perchè non desidera che si faccia il nome della persona con la quale ha condiviso un lungo periodo di vita e che come disse Lei in una rara intervista di molto tempo fa, "mi ha rivoltato il mondo che avevo già provveduto a rivoltare"  -

I nomi non dicono nulla.. anzi dicono troppo.. ricordo quella frase fu un'intervista mal postulata, nonostante l'impegno profuso, era la seconda volta che qualcuno mi contattava per farmi domande,  dopo di allora sono passati 15 anni prima che qualcun'altro ci riprovasse, ma non diedi più l'opportunità di incontrarmi, da quel momento, trattandosi di personaggi che ritenevano di avere una certa influenza nell'establishment incominciarono a girare voci della mia follia, e questo fu per me molto gratificante, non mi sono ritirato per misantropia e poi essere considerato folle mi sembrava un'ottimo modo di vivermi la mia tranquillità. In quanto ai nomi.. l'essere umano, tra le tante peculiarità singolari, ha quella di voler sempre definire tutto, di dare nomi, illudendo sè e gli altri che dando un nome si dia anche la cosa nominata, in più avendo un nome, con la stessa predisposizione mentale, piuttosto che ascoltare cosa si dica, partono già dal presupposto di sapere cosa sia,  io le faccio quel nome, chi lo conosca già piuttosto che seguire me, parte con l'idea che ha di lui, se l'abbia, o con l'idea che qualcuno si sia fatto di lui e abbia trasmesso.. l'essere umano vive in un mondo fastastico, ama fantasticare, si attacca a qualunque cosa lo tenga in vita, sia essa un oggetto materiale, o un'idea, l'attaccamento all'idea è anche più pericolosa, perchè può essere trasformata continuamente senza accorgersene, le parole hanno un potere illimitato, più degli oggetti, sulle parole si è costruito e distrutto tutto, non esiste una disciplina della parola, e dio sa quanto essa sarebbe stata necessaria per la consapevolezza dell'essere umano.

Entriamo subito nel tema, appunto di questo volevo chiederLe.. la consapevolezza, la parola che più ha rappresentato quella persona che ora comprendo perchè non vuole nominare, quanto conta l'assenza di consapevolezza nello sviluppo naturale di una civiltà?

Conta tutto.. ma vede io ora le parlo di consapevolezza, ma di quale consapevolezza? di quella che l'essere umano ritiene di possedere? di quella che l'essere umano ritiene di aver raggiunto o che può raggiungere quando vuole, facendo uno sforzo di attenzione?  anche qui, l'idea che si possa avere sulla parola rivolta i termini di una comprensione, la consapevolezza allo stato delle cose è non solo diversa da persona a persona, ma anche totalmente incomprensibile nel senso letterale, la consapevolezza inizia a manifestarsi in via sperimentale, nell'applicazione della vita, attraverso un'osservazione, ma qui vi è un'altro intoppo, l'osservazione.. quale osservazione? chiunque ritiene possibile l'osservazione di sè, e come per la consapevolezza, ritiene di poter osservare ed osservarsi quando desidera, a comando, a volontà, in realtà anche questo fa parte dell'illusione e del fantastico     mondo con il quale interagiamo, se così fosse, d'altra parte, noi potremmo  e dovremmo vedere esiti ben diversi nella nostra vita, sia nei nostri microcosmi interpersonali, sia anche nel microcosmo terra, quindi negli accadimenti e nelle realtà che ci circondano, ognuno consapevolmente e osservandosi ed osservando, dovrebbe bastare alla produzione di una realtà armonica, ma così non è.. allora cosa produce questa realtà di cose? un'idea, una sensazione, di consapevolezza o inconsapevolezza?

Ecco appunto.. quindi allo stato delle cose, a quasi 40 anni dall'arrivo del terzo millennio e dall'alto della sua esperienza di vita quasi secolare, a proposito, complimenti per la sua veneranda età, che mondo ci aspetta?

Il mondo o quello che definiamo come tale è un sistema, un sistema strutturato meccanicamente, in base a delle leggi precise, leggi che riguardano la meccanica celeste, l'universo, e l'uomo è parte di questo sistema,  con un suo funzionamento ed un suo meccanismo, un meccanismo complesso per la posizione che occupa in quest'universo, ma con la stessa struttura dello stesso.      
La conoscenza del meccanismo è legata a stretto filo con la consapevolezza, e l'applicazione corretta di quella consapevolezza può determinare la conoscenza della sua macchina, lo studio della macchina umana e lo studio dell'universo può produrre lo stesso risultato, quantunque a volte può risultare più semplice ricavarlo dall'uno o dall'altro, ma le due proposizioni sono strettamente collegate, probabilmente, al di fuori di questo, potremmo avere nei prossimi anni un' accentuazione di visioni
legate ad una certa espansione di un linguaggio spirituale e di una certa pratica, questo determinerà un'attenzione nuova, che prenderà le distanze dal mondo razionalista legato ad una visione materialista dell'esistenza, e forse anche una distanza con un certo mondo legato alle  religioni antiche, ma questo resterà comunque in parte irrilevante per una trasformazione interiore, in quanto questa non ha altra possibilità di prodursi che non passi dalla consapevolezza di sè, che non è un'idea, ma una pratica effettiva, un passaggio obbligato.


Ci sta  di fatto dicendo, che la coscienza non sia in fase di espansione come molti dicono e prevedono?

La coscienza e la consapevolezza non sono la stessa cosa, anche se spesso questi due termini vengono usati come analoghi o sinonimi, lo sviluppo della coscienza riguarda l'essere, l'essenza di un uomo, la sua posizione nel mondo relativa alla capacità di essere in grado di fare o non fare, la consapevolezza è lo stato di attenzione che l'uomo può avere in base alla sua essenza, detta così sembra la stessa cosa, se non fosse che mantenere lo stato di attenzione richiede uno sforzo ed un lavoro continuo su di sè.
La coscienza è lo stato effettivo dell'essere, e quello è soggetto anche ad altre influenze esterne, ma resta, che senza una consapevolezza , la coscienza dipenda da influenze esterne a noi, e la consapevolezza è l'unica arma perchè l'uomo non sia influenzato dall'esterno, quindi che sia artefice delle sue possibilità di influire in un possibile sviluppo di sè e del mondo che lo contiene, perchè se c'è un senso in tutto questo, e questo senso è una possibilità della nostra esistenza, nessuno accetterebbe mai di dipendere da influenze esterne a lui, che tutto sia meccanico, che ogni piccola manifestazione agita o subita dipenda dallo stato delle cose, quindi dalla propria inconsapevolezza, tanto è vero che a chiunque si dica questo, riterrà di considerarla pazzo, tanto quanto impazzirebbe chiunque, se potesse vedere che sia proprio così. Ogni manifestazione umana, di qualunque natura e pregio essa sia è compiuta in stato di inconsapevolezza e prodotta da influenze esterne, tutto accade, è sufficiente osservare il tempo che è necessario per cambiare quelle cose che sembrano non funzionare bene, quelle cose che ci fanno del male, quelle cose che reputiamo ingiuste, le guerre, la povertà e tutte le ingiustizie del nostro mondo, anche quelle dei nostri microcosmi personali, la mancanza di amore, insomma tutto quanto rappresentiamo e mettiamo in scena da millenni, senza che sia mutato niente nella sostanza, se non la forma esteriore delle cose, solo la consapevolezza può cambiare tutto ciò, e restando tutto come è e come era è ovvio che la consapevolezza non sia mutata, giusto quel tanto di coscienza per intravedere qualcosa della nostra storia, per parlarne tra noi, con abiti più sobri, tenendo presente che l'arco della nostra esistenza ha avuto inizio con l'ispirare dell'universo e quell'universo ora sta concludendo la sua espirazione, lo stesso tempo che noi inspirando ed espirando naturalmente compiamo in circa tre secondi, l'universo lo fa consapevolmente nei nostri migliaia e migliaia di anni di varie civiltà e trasformazioni, con risultati ancora da vedere e comprendere, ah le parole... i pensieri..


La ringrazio.. molto crudo.. davvero.. ma certo non ci aspettavamo qualcosa di diverso dalle sue parole.. grazie di averci concesso ospitalità.. e complimenti di nuovo per come riesce a gestire i suoi noventasei anni.. da solo..
 

 
 
 
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