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Cavalieri nella notte nera

Post n°330 pubblicato il 15 Settembre 2015 da cielostellepianeti
Foto di cielostellepianeti

Credo che molte generazioni di bambini abbiano uditi racconti "dell'uomo nero". E credo anche che, gli incubi notturni fossero loro assicurati!

Ho letto una serie di racconti sul tema dei "cavalieri neri nella notte" che affonda le sue radici nelle credenze attinte dal patrimonio orale dei celti, approdati poi in forma narrativa nella letteratura greca e latina. Descrivono apparizioni di un esercito di cavalieri al galoppo nella notte, vestiti di nero con le facce bianche, provenienti dall'Aldilà. Con denominazione di "caccia infernale" ne racconta Erodoto nelle "Storie", legando le trame a richiami di schiere di guerrieri vivi che si travestono da morti, tutti vestiti di nero con i volti imbiancati.
Un altro riferito a un esercito di morti si trova in un passo della "Germania" di Tacito nel quale racconta della tribù degli Arii descrivendone l'aspetto feroce: " hanno scudi neri e il corpo tinto di scuro; per combattere scelgono notti tenebrose, la raccapricciante visione di un esercito di fantasmi".
Nell'immaginario medioevale la "caccia infernale" è spesso evocata nella letteratura e nell'arte, attribuita a funzione morale, sociale o religiosa.
A questo proposito scrive Sant'Agostino nella "Città di Dio": "Al limite si sa che essi mostrarono di azzuffarsi fra di loro in una vasta pianura della Campania, dove tempo dopo si scontrarono gli eserciti in una infame guerra civile. Si udì, infatti, in quel luogo un grande strepito di armi e si affermò di aver visto per alcuni giorni schiere che si combattevano. Quando questa battaglia cessò, trovarono orme di cavalli e di uomini, quali potevano essere in una battaglia come quella. Se veramente le divinità si sono azzuffate, sono scusate allora anche le guerre civili degli uomini".
L'apparizione di un esercito di defunti a cavallo, viene descritto nelle "Storie"dal cronista francese Rodolfo il Glabro, redatte intorno all'anno Mille, in quel caso testimone dell'avanzare di schiere di cavalieri fu un prete che li vide dalla finestra di casa sua. Erano di numero infinito dirette, come andando in battaglia, verso occidente. Dopo averle a lungo osservate volle chiamare qualcuno dei suoi per mostrar loro il grande prodigio, ma non appena alzata la voce le truppe si dissolsero sparendo dalla sua vista.

 

 
 
 
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