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il blog di Pierluigi Mannino

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Fatti non foste a viver come bruti

"... Non vogliate negar l’esperienza
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza
"

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 116-120)

 

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Il primo anno di Giunta Zedda - intervento in aula

Post n°830 pubblicato il 20 Settembre 2012 da unamicoincomune

Trascrizione del mio intervento in aula durante la discussione sul resoconto, presentato dal Sindaco, in merito all'operato del primo anno di governo cittadino. Seduta del 12 Settembre 2012

Il documento sul primo anno di attività della Giunta guidata da Massimo Zedda offre non pochi spunti di riflessione. I tanti fogli relativi al lavoro svolto dagli assessori sono interessanti ma, in alcuni casi, non calibrati con la realtà delle cose. Mi spingo oltre, affermando tranquillamente e con la consapevolezza di non compiere opera di falsità – anzi, la volontà è quella di dare una mano a contribuire alla crescita di Cagliari – che in alcuni punti si toccano punte esilaranti.

Molto divertente è la parte relativa ai Servizi informatici – legati all’attività della vicesindaco, Paola Piras - dove non è dato sapere cosa sia stato fatto per uniformare tra loro i sistemi e i software. Appare decisamente fumoso riempirsi la bocca con il termine “open data”, se non lo si traduce in concreto. E’ altresì piacevole leggere che sia pronta la maschera per il sito internet comunale, relativa alle segnalazioni di manutenzioni varie. Un inutile orpello e nulla più, se non viene collegata ai settori di riferimento.
Molti dubbi anche sulla parte relativa alla voce “risparmi”, in particolare la stima del risparmio sull’utilizzo dei fogli di carta. E’ plausibile vantarsene pur non presentando dato alcuno relativo alla stessa identica spesa di dodici mesi fa? O questa maggioranza si è affidata a un mago, oppure i conti non tornano. Delle due l’una, visto che non sono stati presentati dati e fatture d’acquisto del 2011.  Il regolamento del procedimento amministrativo è a oggi una promessa da tradursi ancora in realtà, e latita dallo scorso febbraio.
Senza dimenticare la grande rivoluzione prospettata per la toponomastica, con il passaggio delle competenze alla commissione Affari Generali – un risparmio pari a zero, per intenderci – dal momento in cui quella commissione dovrebbe incrementare il numero delle proprie riunioni.
Il ringraziamento formale del Presidente della Corte d’Appello, giunto per aver liberato dalla carta i depositi del Palazzo di Giustizia, farà dormire sonni tranquilli al sottoscritto e ai cagliaritani, con questo particolare “grazie” da oggi siamo tutti più felici. Ovviamente, quest’ultima frase è da intendersi in senso ironico.
Da un momento di frivolezza, che in politica come nella vita quotidiana non deve mai mancare, seguito con un argomento più triste: il piano di sensibilizzazione al ricorso alle cremazioni. L’ho proposto più volte nel corso di questo primo anno di consiliatura, ancora nulla è stato fatto. Osservo con dispiacere che allo stato attuale non c’è neanche una bozza del progetto preliminare del regolamento cimiteri.
Maggior chiarezza serve anche in merito alle spese – meglio, ai risparmi – sbandierati dagli operatori del canile comunale. “Ogni cane costa due euro al giorno e abbiamo un risparmio di mille”, questo hanno sentenziato durante un sopralluogo effettuato dalla commissione Affari generali. Sì, ma questi “mille” sono euro? Se, come probabilmente, lo sono, quale è il rapporto tra costo totale e attività svolta nella struttura di via Po?
Spostandomi nel settore del Lavori Pubblici, noto che nell’ambito del Centro storico non si menziona minimamente la possibilità di dare una nuova veste alle vie storiche del commercio, Garibaldi e Manno. I due milioni e mezzo di euro previsti per la pavimentazione di queste due vie ci sono, la data del via ai lavori non la conosce nessuno. Cagliari è anche Pirri: dico questo in premessa perché la gioia del comparto dei Servizi tecnologici per la pulizia delle caditoie a Pirri stride con la non pulizia di quelle di tanti quartieri di Cagliari.
Sul turismo: nonostante l’opera svolta fin qui dall’assessore Barbara Argiolas, credo che molto debba essere ancora fatto, mancano ancora una visione unitaria e un coinvolgimento degli operatori commerciali, con sgravi e incentivi dedicati. La Cagliari città turistica non si ottiene solo colorando le notti estive, bensì rendendo partecipi i commercianti, concretamente, magari con un contratto di collaborazione contenente obblighi e agevolazioni per chi lo sottoscrive. E se il Piano delle aree è in grave ritardo, rimane un eccesso di discrezionalità sull’utilizzo del suolo pubblico. Il futuro può essere un “pacchetto-impresa” ben definito, è anzi l’unico tentativo serio e concreto di compiere qualcosa di reale. A ciò mi collego per ricordare a Gabor Pinna, assessore al Bilancio, la mia iniziativa legata alla mozione sul microcredito. Votata all’unanimità, spero entro questo autunno di vedere realizzato il bando specifico.
Per il traffico cittadino, siamo entrati nell’era del cosiddetto “traffic calming”, come ha sostenuto l’assessore Mauro Coni. Questo concetto però mal si sposa con la corsia preferenziale per le biciclette – se tale si può definire una striscia di terra delimitata da una sverniciata gialla - realizzata in via Sonnino. I parcheggi rosa, dedicati alle donne in gravidanza e alle neo-mamme sono stati tracciati grazie all’input di una parte dell’opposizione.
L’ultimo punto che tocco è quello legato all’Urbanistica, con il caos regnante negli uffici di via Nazario Sauro. Va subito fatto un plauso all’Assessore per la sintesi fatta, appena una pagina e mezzo di relazione. Ma, in effetti, non c’era molto da dire. Semplici cittadini e imprenditori conoscono la data di entrata della loro pratica nella Babele urbanistica, ma non sanno quando ne uscirà evasa e timbrata. Non si è agito al meglio sull’organizzazione degli uffici, non garantendo così un buon servizio.
L’assessore competente, Paolo Frau, va fiero della sua iniziativa “Mettete dei fiori nei vostri balconi”. Mi permetto di fargli notare, seppur con la dovuta dose di ironia, che se le priorità continueranno a essere queste, ben presto i cittadini lasceranno sì i fiori nei davanzali delle loro case, ma lanceranno i vasi all’indirizzo di qualche componente dell’attuale maggioranza.

 
 
 

Parafrasando Brecht, l'agonia!

Post n°829 pubblicato il 11 Settembre 2012 da unamicoincomune
 

Prima di tutto chiusero le fabbriche di Ottana 
e non mi dispiacque, perché inquinavano l'ambiente.
 
Poi chiusero le miniere
e non dissi nulla, perché i minatori erano sporchi.
 
Poi chiusero le fabbriche del polo chimico
e fui sollevato, perchè i loro miasmi erano fastidiosi. 
 
Poi chiusero l'Alcoa
e non me ne curai, perché non ero  operaio.
 
Poi chiuse la bottega sotto casa
e pensai che in fondo non era un male, perchè dicono che i commercianti siano evasori
 
Un giorno chiusero il mio ufficio 
e non potei fare più nulla, perchè non c'era più nessuno a protestare. 
 
 
Forse è arrivato il momento di riflettere ma non solo. 

 
 
 

Dibattito sul Problema Rom: Inclusione o convivenza? Traccia del mio intervento di Mercoledì 11 Luglio 2012

Post n°828 pubblicato il 12 Luglio 2012 da unamicoincomune
 

Se trovate il giusto equilibrio fra due culture diverse, a volte potete ottenere il meglio da entrambe. Randy Pausch

Ottenere il meglio da entrambe dovrebbe essere l'obiettivo e il giusto equilibrio non significa, necessariamente, inclusione dell'una nell'altra ma semplicemente tolleranza reciproca e rispetto. Rispetto degli uni verso gli altri e rispetto per i beni avuti in consegna. Già, ricordate il campo messo a disposizione dei nomadi dall’amministrazione cittadina? Un campo attrezzato, pulito e in ordine. Ciò che resta di quel campo è a tutti noto. Una cosa è certa, non sono di certo stato io a farne una bomba ecologica!

Ma torniamo al mito dell’inclusione sociale. Questa chimera dell'inclusione sociale non é altro che l'ennesima trovata dei burocrati europei, gli stessi che studiano le misure di banane e pomodori, che dall'alto della loro presunzione intendono codificare e burocratizzare tutti gli aspetti dell'umana realtà. La loro incapacità di comprendere le diversità li porta a elaborare teorie sociali che prescindono dalla realtà. Chi ha la cultura del Clan non accetta un’impostazione di vita diversa e le lamentele degli stessi Rom lo confermano. E’ possibile che alcuni componenti di una comunità decidano di abbracciare la cultura della comunità ospitante e quindi decidano di ricercare l’integrazione con la stessa. Questi individui lavoreranno per sentirsi parte di questa nuova comunità ed abbandoneranno usi e costumi di quella di provenienza. Pretendere che il processo di inclusione riguardi un’intera comunità è una mera follia, come la storia insegna, un disegno figlio della presunzione.

Questo atteggiamento presuntuoso e spocchioso trova facile sponda in quella parte politica che, forse per sentirsi meglio con la propria coscienza, ritiene doveroso occuparsi degli ultimi purché siano, ovviamente, stranieri o d'importazione. Ma qui mi fermo per non offrire il fianco ai benpensanti sempre facili e propensi ad individuare, in chi non la pensa allo stesso modo, il nemico razzista e xenofobo. Vi assicuro che lungi da me l’idea xenofoba e razzista. A questi e a tutti noi faccio solo un invito alla  riflessione, una riflessione fondamentale per ricercare equilibrio tra le due culture e tolleranza tra le stesse. Una riflessione che deve necessariamente partire da una domanda. Una domanda facile, facile alla quale è necessario dare una risposta per comprendere e garantire a tutti parità di trattamento. La domanda è: come si mantengono i rom? Come si procurano da vivere? Da dove traggono il loro sostentamento? E, soprattutto, qual è la loro Cultura, i loro usi e costumi, la loro peculiarità da tutelare e difendere? Ci vogliamo limitare ai formalismi provenienti dall’Europa (raccomandazioni, risoluzioni…) o vogliamo partire dall’esame concreto della realtà? Buona riflessione!

Ancora, credo che sia buona regola per l'ospite rispettare usi, costumi e norme della comunità ospitante e non viceversa. Questo atteggiamento dovrebbe essere il principio cardine della tolleranza tra culture diverse, il resto è solo imporre tolleranza alla comunità ospitante verso l’ospite. Non mi sembra che sia rispettato il principio della reciprocità. Come negli affari, l’affare si fa in due e quando lo fa uno solo non è più un affare.

Poi sarebbe il caso di definire e quindi capire se le popolazioni in questione debbano ancora definirsi nomadi o meno. Non credo visto che ormai li contraddistingue la stanzialità  e visti gli intendimenti dell’Unione Europea (Raccomandazione del 2002 n.1557 sulla situazione giuridica dei rom in Europa Raccomandazione n. 563 (1969), relativa alla “situazione degli Zingari e altri nomadi in tutta Europa”, che invita a fornire non solo terreni attrezzati per i nomadi, con fabbricati comunitari per l’istruzione, ma anche insediamenti stabili per chi li richiedesse). Quindi, per concludere, è certamente bene affrontare il problema Zingari ma va fatto con un’ottica diversa e con un esame a 360 gradi, senza pregiudizi verso gli stessi e verso coloro che non la pensano allo stesso modo. Tenendo ben presente, ovviamente, il principio della legalità che deve valere per tutti al di là di colori, etnie e origini!

 
 
 

Comunicato stampa

Post n°827 pubblicato il 30 Aprile 2012 da unamicoincomune
 

COMUNICATO STAMPA  I SINDACI DEL MOVIMENTO REFERENDARIO SI RIBELLANO:PRIMA  DI  METTERE LE MANI IN TASCA AI CITTADINI PER L’IMU, BISOGNA TAGLIARE TUTTI GLI SPRECHI DELLA POLITICA SARDA CAGLIARI 30/04/2012. "I Sindaci referendari di tutta la Sardegna si mettono alla testa della ribellione contro l’idea di fare da esattori dell’IMU, una nuova, odiosa tassa sulle famiglie, mentre la politica sarda fa orecchie da mercante sui referendum del 6 maggio, sperando che il silenzio e la nebbia avvolgano tutti i propri sprechi". Lo sottolinea il Movimnto referendario."I 120 sindaci sardi che aderiscono al Movimento Referendario rivolgono un appello ai partiti, ma anche e soprattutto a tutti i cittadini sardi perché vadano in massa a votare i referendum del 6 maggio, che tagliano gli enti inutili, i privilegi e gli stipendi eccessivi della politica e dei mille centri di sottopotere tentacolare che dalla politica si dipartono. Non si può pensare di mettere le mani in tasca alla gente normale sino a quando non saranno stati tagliati tutti gli sprechi della politica sarda".

 
 
 

Da Sardegna Quotidiano 08/04/2012 " Una politica che riparta dal cittadino"

Post n°826 pubblicato il 08 Aprile 2012 da unamicoincomune
 

Oggi è Pasqua e Gesù risorge. Gli italiani, di contro, non sono ancora morti ma non se la passano bene. Mario Monti dice che la crisi non morde più e si può guardare con ottimismo al futuro. I sacrifici fatti sono stati necessari per evitare di seguire le orme della Grecia, oltre alla richiesta-diktat di Europa e Mercati. Qui si giunge al punto cardine della mia riflessione. L’insipienza politica e la vessazione dei cittadini trovano riparo in richieste superiori alle quali bisogna follemente rispondere “sì”. L’accondiscendenza massima alle richieste della finzione Europea, con mercati sempre più avidi, ci stanno portando alla rovina. Per i governanti e i loro spalleggiatori, questa è la sola percorribile. Poco importa se le persone arrivano a suicidarsi per problemi economici. Importante è saziare la bulimia di pochi avidi banchieri e burocrati europei. Il presidente nazionale dell’Anci, Graziano Del Rio, ha detto che la sola scelta da fare, davanti al dilemma del rispetto del patto di stabilità e la vita degli imprenditori costretti a subire tale patto, è quella di salvaguardare la vita umana. Sono d’accordo con lui. Anzi, sarebbe bene iniziare a dire no alle folli imposizioni in nome degli equilibri di Europa e Mercati. Il coraggio di riportare al centro dell’azione politica il cittadino è garanzia di futuro. Così come bisogna ritrovare la forza di rovesciare le prospettive, oltrepassando le simboliche colonne d’Ercole denominate “tassazione e pareggio di bilancio”. Una Politica che parta dall’Uomo e che ricrei quelle condizioni di equilibrio, utili per la nascita e la salvaguardia dello Stato. Difendendo i più deboli dai soprusi, garantendo i diritti di imprese e lavoratori. Una Politica che ricrei il rapporto fiduciario tra Cittadino e Stato, che sia esempio per chi crede nelle Istituzioni Statali. Infine, una Politica che non sia parassita, prendendo più di quel che riesce a dare, che non cada dalle nuvole se viene trovata con le mani nella marmellata. I cittadini rigettano questa pseudo-politica. In questi anni abbiamo visto politica mischiata a gossip, urla e netta contrapposizione. Tante rappresentazioni, false. La vera Politica è credibile e costruttiva. Tutto ciò potrebbe sembrare semplicistico, populistico. Se credere in una Politica che metta al centro dell’azione l’uomo con i suoi bisogni è demagogia, sono fiero di essere un demagogo. Ogni cosa è illuminata: buona Pasqua.

 
 
 

MA A COLPI DI TASSE NON SI FA SVILUPPO

Post n°825 pubblicato il 22 Marzo 2012 da unamicoincomune
 

Come diceva Leibniz, “la ricchezza è in primo luogo la capacità di una nazione di produrre beni, il principale prodotto di una società sono le persone, e la ricchezza consiste nella disponibilità di un capitale umano di conoscenza e di un’industria manifatturiera in grado di garantire un futuro alla crescita economica”. Garantire il futuro alla crescita economica: ovvero l’esatto contrario di quanto sta accadendo nell’economia attuale. Questo mi porta ad esplicitare, ulteriormente, la mia critica al Patto di stabilità e alla “smania vessatoria” di una certa visione politica. Un campo visivo comune agli schieramenti, regole applicate sempre con lo stesso schema. Fase uno, certa: tasse e imposte; fase due, sempre improbabile, sviluppo e crescita. Da decenni i governanti, prescindendo dall’area politica di riferimento, promettono questi interventi in due fasi che risultano essere perdenti, inutili e perniciosi. La situazione attuale lo conferma. Evidentemente, c’è qualcosa che non va in questo modo di governare la Società degli uomini. Ecco il vero problema da risolvere: “tassare per sviluppare” è un’assurda metodologia di azione. Ritengo sia giunto il momento di agire diversamente, per fasi, certo, ma contestuali. Sviluppo e risanamento dei conti pubblici devono procedere di pari passo. Dirò di più, il primo è condizione essenziale per raggiungere l’obiettivo risanamento. Non c’è risanamento senza crescita economica, il volerlo raggiungere con una sommatoria di nuovi e vecchi balzelli è pura follia. È pur vero che il Comune deve sottostare alle imposizioni calate dall’alto, ma è altrettanto vero che proprio nei momenti di crisi occorre aguzzare l’ingegno, per chi ne è dotato, cercando nuove strade da percorrere. La crisi è la cartina tornasole che ci mostra gli errori fatti a causa di schemi mentali superati e sconfitti dal tempo, maestro di vita. Cercare nuovi percorsi significa trovare nuove formule per gli investimenti: ad esempio il leasing in costruendo che consente di sfuggire al patto di stabilità, per la riduzione dei costi, con un maggior utilizzo delle sponsorizzazioni. Per la gestione della macchina amministrativa, responsabilizzazione e premialità legate ai risultati. Solo con scelte coraggiose e distanti dagli schemi del passato “coloro a cui ora tocca” potranno mantenere la promessa che segue, fatta da loro in campagna elettorale: “Nei prossimi cinque anni ogni giorno almeno un occupato in più; ogni giorno almeno la stabilizzazione per un precario; ogni giorno almeno un’a ltra donna che conquista il lavoro; ogni giorno almeno un giovane che inizi a lavorare”. Sono passati quasi dieci mesi, circa 300 giorni. Non mi sembra che a Cagliari ci siano 300 occupati in più, 300 precari in meno, 300 nuove donne lavoratrici e 300 giovani con una nuova occupazione. Scontato dire che sarebbe stato impossibile conseguire simili risultati radendo al suolo il Poetto, chiudendo i tanti cantieri cittadini e limitandosi ad ascoltare, ascoltare, ascoltare. Un mantra ripetuto dalla maggioranza consiliare fin dal primo giorno di insediamento, che provoca oramai in tanti concittadini un neanche troppo celato senso di nausea misto a vuotezza oggettiva. Qui mi fermo per non tediare il lettore, oltre a permettere al mio critico di incamerare qualche nozione in più. Mi dispiacerebbe e mi preoccuperebbe se dovesse davvero continuare a confondere il buon senso con la demagogia.

Pierluigi Mannino

Consigliere comunale Patto per Cagliari 

da Sardegna Quotidiano del 22/03/2012

 
 
 

IL “PATTO ” SCELLERATO E LE NUBI IMU E TARES

Post n°824 pubblicato il 15 Marzo 2012 da unamicoincomune
 
Foto di unamicoincomune

I nodi, con il passare del tempo, stanno sempre più venendo al pettine. Nodi scorsoi, cappi stretti al collo degli amministratori comunali e dei cittadini. Lacci e lacciuoli strettamente collegati tra loro: un solo movimento avventato è sufficiente per far soffocare tutti. A quali nodi mi sto riferendo? Al patto di stabilità e all’equilibrio di bilancio. Il primo, imposto dai burocrati europei nei confronti di una politica non più credibile e affidabile, corre il rischio di diventare il carnefice degli ultimi scampoli di sovranità e autonomia. Facendo un parallelismo quanto mai necessario, invito a ricordare il racconto di quel contadino che voleva far abituare il suo cavallo da tiro a non mangiare. A causa di ristrettezze economiche iniziò a diminuire le razioni di biada. Vedendo che l’animale continuava a compiere il suo dovere pensò che non sarebbe stato grave privarlo totalmente di cibo e acqua. Nonostante il digiuno, il cavallo continuava a compiere il suo dovere. Il contadino era felice e contento del risultato. Tuttavia, dopo qualche giorno il cavallo morì. Il contadino, sorpreso, esclamo: “Guarda un po’, adesso che si era abituato a non mangiare, è morto”. Ecco cos’è il patto di stabilità: un vincolo scellerato che impedisce di spendere i denari che, a voler essere ottimisti, un cittadino o un’amministrazione locale hanno nelle loro tasche. Non importa se l’economia della tua città e del tuo Stato cerchi istanti vitali d’aria come una persona in apnea da tanto tempo. Quei soldi non devi spenderli: un diktat che rasenta (o supera?) la follia. Attenzione, il problema è ben più grave. Chi rischia di morire, nel nostro caso, non è un cavallo. Sono i cittadini e l’economia, sotto tutte le sue innumerevoli sfaccettature. Stiamo andando incontro a un simile scenario, inutile nasconderlo. Il nostro Comune dovrà garantire equilibrio di bilancio e rispetto del patto di stabilità: per farlo ha ben pochi strumenti sui quali poter fare affidamento, visto il drastico taglio dei trasferimenti. Nel futuro dei cittadini si stagliano scure nubi quali Imu e Tares. La prima è l’imposta che sostituisce l’Ici, resuscitata per la prima casa. La seconda andrà a sostituire la Tarsu. L’Imu, ovvero l’imposta unica municipale, altro non è che la precedente Ici, adeguatamente rimpinguata da moltiplicatori esagerati che porteranno ad esborsi, da parte dei cittadini, pari al doppio o anche al triplo rispetto al passato. Ancora non si è deliberato in merito alle aliquote da applicare; tutto lascia pensare che si intenda applicare non meno dell’aliquota ordinaria nonostante la mozione, da me presentata, per caldeggiare l’introduzione dell’aliquota agevolata dello 0,2% sulle prime case, un bene che non si dovrebbe mai toccare, neanche di striscio. A breve presenterò la mozione per premiare con un’aliquota agevolata anche gli operatori economici che operano in locali e uffici di loro proprietà. In attesa della Tares, abbiamo avviato l’esame del regolamento Tarsu. Anche qui, memori delle promesse elettorali dell’attuale maggioranza, “Abbiamo in mente una Grande Cagliari, dove non si pagano le tasse comunali più elevate d’Italia e dove l’amministrazione è efficiente e trasparente ”, cercheremo di suggerire equità. A nove mesi esatti dall’insediamento, queste parole, seppur foriere delle migliori intenzioni, potrebbero venire prontamente riposte in un’astratta soffitta polverosa. Anche se sono sicuro che molti elettori non le dimenticheranno facilmente, soprattutto quando sarà il momento di tornare dentro la cabina elettorale per decidere le sorti di Cagliari.

da Sardegna Quotidiano del 15/03/2012

 
 
 

La Crisi. L'europa dei Popoli e l'Europa dell'Eternit!

Post n°823 pubblicato il 24 Febbraio 2012 da unamicoincomune
 

Dopo poco più di 100 giorni dall’insediamento nel nuovo governo Monti, i risultati non sembrano positivi. Dal Pil in caduta libera alla crescita della disoccupazione, tra gli italiani serpeggia sempre più la disperazione. Il governo che doveva porre rimedio ai danni derivati da un trentennio di malgoverno, dando valide rassicurazioni all’Unione Europea,appare ben lontano dal poter dire conclusa tale missione. Mario Monti ha imposto cure da cavallo a una cavalla, l’Italia, denutrita e dopata,obbligandola a una dieta sempre più rigida che non porterà alla sua guarigione.La cura suggerita dall’UE ha come unico obbiettivo soddisfare le richieste del binomio franco–tedesco e delle istituzioni finanziarie. Al netto della situazione, a queste nazioni poco importa chi è sulla tolda di comando di una nave in balia di onde sempre più alte e minacciose. Il malessere aumenta, le prime avvisaglie si sono viste nella Patria di Omero, dove il Popolo affamato inizia a sollevare la testa, contestando i sacrifici richiesti. Richieste eccessive, incentrate solo sulla rigidità dei numeri imposti da banchieri e governanti. I Popoli non sono altro che la sommatoria di numeri e ciò che conta sono i dati economici e i risultati di gestione, nient’altro. In questa concezione è racchiuso il futuro fallimento dell’idea europea. I Popoli iniziano a vedere l’Europa con estrema diffidenza, guardando quasi con odio le sue Istituzioni. Il vecchio continente è visto come un nemico, un fatto normale vista la volontà di costruire non un’Europa dei Popoli ma delle Banche e della Finanza, di squali pronti a sbranare chiunque possa ostacolare il sogno della sovranità finanziaria. Siamo di fronte al fallimento della Politica, oggi di basso profilo, che non ha saputo porsi come giudice ed arbitro sovrano dei mercati, succube dei potentati economici e che si piega a tutti i loro voleri.E’ questo che vogliamo? E’ questo il compito assegnato ai Monti, ai Papademos,alle Merkel e ai Sarkozy di turno? Tornando all’italico suolo e al triste periodo che attraversano i suoi abitanti, in bilico tra Celentano e le sortite-spettacolo di Befera e soci, non resta molto da dire se non rivolgere un pietoso invito a correggere la rotta. Forse siamo ancora in tempo. Si può uscire da questo stato di crisi riportando equilibrio in un sistema troppo instabile, tornando all'economia reale e lasciando inascoltati i richiami delle sirene finanziarie e bancarie. Le banche hanno un ruolo centrale per superare questo pessimo periodo, lo stesso Governatore della Banca d'Italia ha rivolto loro l'invito a riversare nel tessuto economico quel fiume di denaro a basso costo prestato loro dalla Bce. Capitali necessari per sostenere le imprese, in forte crisi di liquidità, oltre a far ripartire l'economia puntando alla crescita del Pil, unico via per creare lavoro e garantire maggiori entrate allo Stato, scongiurando così conseguenze nefaste. Restando in recessione, il leviatano italico sentirà sempre piu' i morsi della fame: accecato da essa potrebbe compiere passi falsi, fare scelte deleterie e insulse causando ancor di piu' malcontento e rabbia. Scelte che, ovviamente, verrebbero giustificate con il solito richiamo all'Europa e alla necessita di doverle fornire delle risposte. Già, l'Europa: un coperchio buono per ogni pentola che assomiglia sempre piu' all'eternit, elemento pericoloso che arricchisce pochi, uccidendo i piu' lentamente e in maniera subdola. Prima o poi i nodi vengono al pettine esi viene chiamati a rispondere delle scelte fatte e del male causato. Così, tra20 anni, forse, l’Europa tutta potrebbe essere chiamata a rispondere dei danni causati dai suoi intransigenti europeisti, in complicità con i loro sodali.Chissà se lo scorrere del tempo, almeno in questo caso, sarà galantuomo.

da Sardegna Quotidiano del 24 Febbraio 2012

 
 
 

Satira: La purga al tempo dei tecnici!

Post n°822 pubblicato il 02 Febbraio 2012 da unamicoincomune
 

monti k

 
 
 

Satira: Vi presento i Suoi.

Post n°821 pubblicato il 21 Gennaio 2012 da unamicoincomune
 

vi presento i suoi

Non stiamo mica giocando a tresette col morto, sorbole!!!

 
 
 

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AL VERO GABBIANO JONATHAN

immagineLa maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.Ma a sue spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli altri uccelli.

 

SE

 

"Se" Se saprai conservare la testa, quando intorno a te tutti perderanno la loro, e te ne incolperanno; Se crederai in te stesso, quando tutti dubiteranno, ma saprai intendere il loro dubbio; Se saprai aspettare, senza stancarti dell'attesa, ed essere calunniato senza calunniare o essere odiato senza dar sfogo all'odio e, non apparire troppo bello, ne parlare troppo saggio; Se saprai sognare, e non rendere i sogni tuoi padroni; se saprai pensare, e non fare dei pensieri il tuo fine; se saprai incontrare il Trionfo e il Disastro, e trattare questi due impostori nello stesso modo; Se saprai sopportare di sentire quello che hai detto di giusto falsato dai ribaldi per farne trappola ai creduli o vedere le cose per cui hai dato la vita, spezzate e curvarti e ricostruirle con utensili logorati; Se saprai fare un mucchio di tutte le vicende e rischiarlo in un giro di testa e croce; E perdere e ricominciare da capo e non fiatar verbo sulle tue perdite; Se saprai forzare il tuo cuore e i nervi e i tendini per aiutare il tuo volere, anche quando essi sono consumati; e così resistere quando non c'è più nulla in te tranne che la volontà che dice loro: "reggete!" Se saprai parlare con le folle e mantenere le tue virtù e passeggiare con i Re e non perdere la semplicità; Se ne nemici, ne prediletti amici avranno il potere di offenderti, se tutti gli uomini conteranno ma nessuno conterà troppo; se saprai riempire il minuto che non perdona, coprendo una distanza che valga i sessanta secondi; Tuo sarà il mondo e tutto ciò che contiene e, ciò che conta, sarai un uomo,figlio! Rudyard Kipling

 

EINAUDI

"Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi." - Luigi Einaudi

 

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