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E' definitivamente tramontato il mito della indispensabilità della Tav per i collegamenti tra Milano e Parigi

Post n°4544 pubblicato il 03 Aprile 2011 da cile54

NoTav come Butterfly Hill contro la militarizzazione

 

Il minestrone impazzito che si chiama Tav riserverà amare sorprese in futuro. E' di pochi giorni fa la notizia che la zona dove dovrebbe aprire il cantiere del tunnel di base a Chiomonte potrebbe essere dichiarata zona militare. Come risposta il movimento Notav ha occupato l'area interessata dai lavori permanentemente, ed ha perfino costruito una baita su un albero dove alloggiano emuli di Julia Butterfly Hill, l'ecologista americana che visse un paio d'anni in cima ad una sequoia.

Non è in sé una novità, dato che è il riproporsi dello schema sperimentato nel 2005 a Venaus quando poi si giunse a gravi moti di piazza che smantellarono il cantiere appena posizionato. Uno dei massimi sostenitori della Tav è l'onorevole del Pd Stefano Esposito, che ha commentato: «Da una parte dei No Tav non c'è volontà di confronto: a fronte di annunci di opposizione e sabotaggio contro l'avvio dei cantieri, è chiaro che lo Stato deve ristabilire la legalità e il metodo migliore è la gestione militare». Sel, che vanta nelle sue file Antonio Ferrentino (ex capopolo Notav), è ampiamente alleata con questi personaggi che invocano la gestione militare. Commenta Juri Bossuto, candidato sindaco a Torino per la Fds: «Si tratta dell'ennesima provocazione di qualche deputato che siede a Roma e si dimentica da dove arriva e dove è stato eletto. Militarizzare la Valle è assolutamente folle, significa voler schiacciare la popolazione e tentare inutilmente di criminalizzare il dissenso. Provare a trasformare la Val Susa nella Libia porterà all'ennesima sconfitta delle lobby pro-Tav. Torino dovrà essere nei prossimi anni una città aperta e così il territorio circostante. Potrà esserlo solo se sceglierà di investire nella mobilità locale a breve e medio raggio. Se passerà una grande opera come la Tav saremo un città chiusa, poco attraente, per nulla moderna e vivibile. Il tunnel del Frejus lo volle Cavour oltre un secolo fa, c'è quindi chi ragiona ancora come cento anni fa. Chi potrebbe essere trapiantato direttamente in quell'Italia e starci bene. E' paradossale che l'idea di un buco dentro una montagna possa essere vista oggi ancora come moderna».

La posizione della Fds è da tempo chiara sulla questione Tav in Val Susa. Opera inutile, i fondi, se ci sono, devono essere investiti sul trasporto locale: piccole "grandi opere" utili a tutti e non a pochi eletti che hanno voglia di correre su una linea totalmente inutile e a prezzi carissimi. Meno Tav uguale più comfort per chi deve spostarsi lungo linee oggi sgangherate e affollate: non solo quelle torinesi. Notav significa sì ad una maggiore qualità della vita per tutti coloro che non possono permettersi le cifre astronomiche dell'alta velocità. Un esempio: è necessaria una integrazione in tempi brevi dei trasporti ferroviari e metropolitani per collegare in modo efficace e razionale le città ai comuni della prima e seconda cintura, con grandi e funzionali parcheggi d'interscambio a tariffa zero o agevolata, in modo da rendere veramente competitivo l'uso dei mezzi pubblici. Ma il partito trasversale del tondino vuole il megabuco nella montagna, magari anche dispiegando l'esercito nei centri abitati, oppure per i boschi. In questo senso se la posizione del Pd e di tutto il centro destra torinese è chiara da anni quella del partito di Vendola si sta delineando in questi giorni attraverso l'alleanza solidissima fatta con un vero ultras della Tav, il probabile prossimo sindaco di Torino Piero Fassino. Un voto a Sel nelle prossime comunali torinesi sarà un voto a favore della Tav e a favore della militarizzazione della val Susa.

Ma ecco le ultime novità dal fronte politico-tecnico. E' definitivamente tramontato il mito della indispensabilità della Tav per i collegamenti tra Milano e Parigi (i famosi manager che devono muoversi tra le due capitali finanziarie): le ferrovie italiane e francesi si preparano al divorzio e la tratta non passerà più dalla val Susa ma dal Sempione, al confine con la Svizzera. Mauro Moretti, amministratore delegato di Rfi, ha dichiarato che per lui il problema maggiore in questo momento è il nodo di Milano e non la Tav in Val Susa. Salvo poi tornare a ribadire, a seguito di pressioni politiche, che anche la Tav è un problema importante. Intanto Francia e Italia litigano su chi deve mettere i soldi. L'Italia si era impegnata a pagare il 63% della tratta comune. In essa è compreso il tunnel di base di oltre cinquanta chilometri. Peccato che il percorso in territorio italiano sia solo un terzo del totale. Ora il governo italiano vorrebbe ridiscutere tale patto: stiamo tentando di strappare una condivisione della spese totale in parti uguali. L'Italia inoltre vorrebbe addossare alle casse francesi il 50% dei 15 km del tratto tra Bruzolo e Chiusa, per un importo di 1,8 miliardi di euro. Secondo gli accordi precedenti erano a carico esclusivo degli italiani. Queste sono solo alcune delle surreali condizioni nella quali una lobby politico-economica sta tentando di forzare la situazione ed aprire i cantieri in val Susa. Le date continuano ad essere spostate ma ora la dead line è posta alla fine di maggio.

Maurizio Pagliassotti

02/04/2011

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