Blog
Un blog creato da cile54 il 09/01/2007

RACCONTI & OPINIONI

Pagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti

 
 

www.lavoroesalute.org

Chi è interessato a scrivere e distribuire la rivìsta nel suo posto di lavoro, o pubblicare una propria edizione territoriale di Lavoro e Salute, sriva a info@lavoroesalute.org

Distribuito gratuitamente da 37 anni. A cura di operatori e operatrici della sanità. Finanziato dai promotori con il contributo dei lettori.

Tutti i numeri in pdf

www.lavoroesalute.org

 

LA RIVISTA NAZIONALE

www.medicinademocratica.org

MEDICINA DEMOCRATICA

movimento di lotta per la salute

 TUTTO IL CONGRESSO SU

www.medicinademocratica.org

 

AREA PERSONALE

 
Citazioni nei Blog Amici: 180
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

MAPPA LETTORI

 

ULTIME VISITE AL BLOG

cardiavincenzocassetta2nomadi50cile54m12ps12maremontyAlfe0Sassar0liiltuocognatino2BiSa62NonnoRenzo0mvgallinemexirupigottobre5
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

« 22 aprile 2011, 3 detenu...La presidente di Confind... »

Migranti morti di sete nel mediterraneo sotto lo sguardo passivo dei soldati della NATO. Resteranno impuniti!

Post n°4621 pubblicato il 24 Aprile 2011 da cile54

Una volta l'Italia ripudiava la guerra, oggi invece aerei carichi di bombe sorvolano la nostra terra con il benestare di tutta l'opposizione parlamentare del centro sinistra che su questo punto a volte sembra addirittura peggio del Governo Berlusconi. Fa davvero vergognare di essere italiani, europei, occidentali leggere la denuncia di Don Mussie riportata oggi da Erica Balduzzi in un suo articolo dove racconta che un gommone carico di vite umane in difficoltà è stato incrociato da mezzi da guerra.  Nessuno però ha soccorso i profughi e nessuno ha mandato aiuto provocando così  la morte di sete di 60 persone tra cui donne e bambini.

UCCISI DA CHI NON LI HA SOCCORSI: UN'ALTRA STRAGE NEL CANALE DI SICILIA

Vittime del mare e della disperazione, quella che spinge a partire e a rischiare il tutto per tutto, anche se davanti al gommone sovraffollato c’è solo acqua per miglia intere. Forse perché ciò che c’è dietro – la guerra, le persecuzioni, i militari di Gheddafi – è ancora peggio. E allora via, nel Mediterraneo, alla ricerca di una rotta per la salvezza. Erano in 72 sul gommone partito da Tripoli il 25 marzo. Ne sono sopravvissuti 11. Il bilancio dell’ennesima tragedia in mare è tragico, ma di questa strage – silenziosa perché avvenuta fuori dalle acque italiane – nessuno parla. Forse perché bisognerebbe aggiungere altro: che quel gommone qualcuno l’aveva visto, qualcuno l’aveva incrociato. Navi militari, pescherecci ed anche un elicottero che aveva fornito da bere alle persone a bordo e poi era sparito. Ma nessuno l’aveva soccorso.

La denuncia arriva da don Mussie Zerai, sacerdote direttore dell’ong Habeshia che da mesi segue le vicende dei profughi in fuga dai paesi del Corno d’Africa e stranded, arenati in Libia a seguito dei respingimenti attuati dall’Italia, oppure presi in ostaggio nel deserto del Sinai dopo aver cercato nuove vie per raggiungere Israele o l’Europa. Allo scoppiare delle rivolte in Libia, la situazione dei profughi africani del paese si è fatta particolarmente difficile e Zerai è sceso in campo con appelli e denunce per sollecitare un intervento della comunità internazionale o delle Nazioni Unite a favore di queste persone. Anche ora, che fuggono in massa dal paese dilaniato. «Il diritto internazionale marittimo obbliga di salvare chi si trova in pericolo di vita, - spiega Zerai – ma questo diritto è stato violato da chi ha visto il gommone carico di profughi in fuga dalla guerra in Libia e non è intervenuto».

Sul gommone partito da Tripoli il 25 marzo c’erano 72 persone, tra cui 2 bambini: venivano dalla Nigeria, dal Ghana, dal Sudan, dall’Eritrea e dall’Etiopia. Nel tardo pomeriggio del 26 marzo si sono perse le tracce dell’imbarcazione: è stata localizzata per l’ultima volta a 60 miglia circa da Tripoli, poi più nulla. Habeshia più di una volta ha segnalato la scomparsa del gommone, ma è solo il 19 aprile che si scopre qualcosa di nuovo: Zerai viene contattato da alcuni sopravvissuti alla tragedia, che raccontano il drammatico evolversi della vicenda. Il gommone è rimasto in mare due settimane, fermo perché senza carburante, fino a quando le correnti non l’hanno sospinto di nuovo in Libia, a Zelatien. Di 72 persone ne erano rimaste 11: le altre erano morte di stenti, fame e sete. A Zelatien i superstiti sarebbero stati arrestati dai soldati del Colonnello Gheddafi e messi in carcere, dove altre due persone – un ragazzo e una ragazza – sarebbero morti per mancanza di cure adeguate. Dei 9 rimasti, 7 sarebbero poi stati trasferiti nel carcere di Tuweshia a Tripoli e 2 portati in ospedale a Zelatien. «I sopravvissuti con cui ho parlato – spiega Zerai – hanno raccontato di essere stati incrociati da alcune navi militari e pescherecci, ma nessuno li ha soccorsi. Un elicottero ha addirittura dato da bere alle persone a bordo, ma poi non ha mandato alcun rinforzo. Un uomo mi ha raccontato di aver perso la moglie su quella barca, morta di sete davanti a lui. Quali erano quelle navi militari, chi guidava l’elicottero? Lasciare quelle persone in balia del mare è stato un atto disumano, una deliberata omissione di soccorso». Sempre secondo le ricostruzioni, a guidare il gommone era un ragazzo del Ghana, che aveva chiesto aiuto tramite il telefono satellitare e parlato anche con la guardia costiera italiana, senza riuscire a farsi capire.

«Chiediamo –aggiunge Zerai - che la NATO faccia piena luce su questa vicenda. Perché le istituzioni europee tacciono di fronte ad un atto così grave e crudele? 63 persone sono morte perché qualcuno ha deciso di non soccorrerle: per loro, che hanno perso la loro vita a causa della negligenza di altri, e per le loro famiglie chiediamo giustizia».

Scritto da Erica Balduzzi

www.dirittodicritica.com

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

www.controlacrisi.org

notizie, conflitti, lotte......in tempo reale

--------------------------

www.osservatoriorepressione.info

 

 

G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

Più di 240 pagine e 250 vignette e illustrazioni/storie per raccontare (dal 2005 al 2012) com’è che siamo finiti così.

> andate in fondo alla pagina linkata e acquistatelo on line.

 

Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963