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A Marzo il berlusconiano Don Verzč ha comunicato a tutti i dipendenti che l'ospedale sarą trasformato in una societą per azioni

Post n°4847 pubblicato il 19 Giugno 2011 da cile54

San Raffaele, il privato che si privatizza

Lo scorso 23 marzo, Don Verzé ha comunicato a tutti i "Raffaelliani" (e nel suo immaginario tutti i dipendenti lo sono), con la missiva che trovate nel riquadro nella pagina seguente, che avrebbe trasformato l'Ospedale in una S.p.A.: ricordate lo slogan "la salute non è una merce"?

 

Ebbene, una società per azioni, finalizzata a creare un dividendo per i soci, la cui mission diventa fare profitto sulla salute, per definizione.

Infatti, i primi segnali si leggono nelle bozze di piano industriale che si sprecano in questo periodo: l'Amministrazione ha consegnato al sindacato un documento che preannuncia "una maggior focalizzazione su aree terapeutiche a più alto valore aggiunto, con il raggiungimento dell'eccellenza nell'Oncologia e conseguente crescita del fatturato non vincolato (business solventi, fuori regione e fuori tetto)".

Dunque, si porterà alle conseguenze estreme quel meccanismo per cui se ci si ammala di una patologia in cui i rimborsi della Regione garantiscono un buon margine di guadagno per l'ospedale si avranno tempi di attesa ridotti; tipicamente ricadono in questa casistica le patologie che hanno recentemente colpito presidenti del consiglio e ministri, la cui ricerca viene ampiamente finanziata con leggi ad personam (è accaduto, ad esempio, per il diabete, il tumore alla prostata, l'ictus…).

Viene, dunque, il fatturato "non vincolato", cioè per il quale non valgono i "tetti" imposti dalla Regione per contenere la spesa sanitaria, che dopo la "liberalizzazione" del mercato formigoniana era esplosa, determinando un enorme deficit nel bilancio lombardo: ecco introdotto il limite numerico per ciascuna prestazione, motivo per il quale, se si ha bisogno di un intervento chirurgico (non oncologico) in autunno, bisogna aspettare l'anno nuovo, affinché si az-zeri il conteggio.

Sistemati i conti, si sono quindi allungate le liste di attesa. Ovviamente questo non vale per chi può permettersi di pagare, garantendo il business solventi.

Poi, ci sono i fuori regione: il San Raffaele da anni ha un poliambulatorio aTaranto e un’agenzia di viaggio, pubblicizzata sul sito, per facilitare i "viaggi della speranza" verso Milano. Infine, i "fuori tetto" cioè le patologie oncologiche: precedenza, dunque, ai pazienti oncologici, come alla Santa Rita? Cosa vuol dire focalizzarsi sui fuori tetto, con conseguente crescita del fatturato?

 

L'assemblea dei lavoratori del San Raffaele ha votato all'unanimità una mozione che respinge questi principi, così come denuncia e respinge "il recupero dell'efficienza gestionale attraverso la realizzazione di interventi mirati sulle principali voci di costo" tra cui compare anche "manutenzioni": il nostro management evidentemente non conosce la sentenza della Thyssen.

 

Un'altra ipotesi preoccupa lavoratrici e lavoratori: quella che porterebbe alla chiusura di Ville Turro, trasferendo le attività in sede: innanzitutto per le ricadute negative che potrebbe avere sui livelli occupazionali; ma soprattutto perché a Turro ci sono le Psichiatrie, compreso il Day Hospital, e ben si può immaginare quale possa essere il rischio di trasferire in strutture più lontane, scomode e complesse dal punto di vista logistico i pazienti con disturbi cognitivi e psichiatrici.Per questo, la mozione dell'assemblea chiede che il San Raffaele Turro non venga venduto.

 

In un documento della Borghesi & Colombo associati, la società di consulenza che sta analizzando la situazione economico-finanziaria della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, si legge "Incidenza dei costi operativi elevata (in particolare dei costi per consumi e del personale che rappresentano oltre il 70 % del fatturato) e non in linea con la best practice di settore"; da questo deriverebbe il suggerimento per il nuovo piano industriale: "Ulteriore contenimento dei costi operativi, con particolare riferimento a: Personale, …"

 

Quello che risulta, invece, analizzando i bilanci degli ultimi anni, è un incidenza del costo del lavoro del 10% inferiore a quella del settore.

L'ulteriore contenimento del costo del lavoro comporterebbe, perciò, solamente un collasso della qualità delle prestazioni sanitarie.

 

Altra ricetta degli advisor finanziari è quella della suddivisione tra core business e asset non strategici, per una dismissione di questi ultimi.

Ma la Fondazione, oltre al San Raffaele, alla Ricerca sanitaria, all'Università, si è avventurata negli ultimi anni in business molto vari, tra cui un albergo in Sardegna (il Costa Dorata), una piantagione di manghi in Brasile, la gestione del jet privato. Spesso accumulando grandi perdite. Ora, i creditori e le banche hanno intimato un aut aut al top management del San Raffaele: risanare i conti e pagare i debiti. Il dubbio che rimane ai lavoratori è: fino a dove si estende il core business?

 

Quando si parla di preservare sanità e ricerca, sono inclusi gli amministrativi, i tecnici, i precari? Qualcuno pensa di approfittarne per esternalizzare, per fare quelle cessioni di ramo d'azienda non riuscite negli anni passati, anche grazie alle mobilitazioni dei dipendenti?

Ricordiamo alla fine del 2005 la mancata cessione di ramo di azienda dei sistemi informativi, annunciata e ritirata dopo mesi di lotta sindacale.

I lavoratori e le lavoratrici del San Raffaele conoscono bene il valore del proprio operato e sono pronti a mobilitarsi nuovamente per contrastare qualsiasi ricaduta negativa sui livelli occupazionali, salariali e dei diritti, ma anche sulla qualità dell'assistenza.

Le prossime settimane saranno determinanti. L'ospedale non chiude d'estate e i delegati sindacali, insieme ai lavoratori, sono pronti a sostenere un'estate che potrebbe essere molto calda al San Raffaele di Milano.

 

Sabina Mancino, Margherita Napoletano, Daniela Rottoli, Michele Bonafede,  Tindaro Di Luca,  Vincenzo Galatioto

Delegate e delegati sindacali USB  Ospedale San Raffaele

 
 
 
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Roma, 12 maggio 1977

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